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Terza sfida: finito lo spettacolo ecco il vincitore!

Ultimo Aggiornamento: 07/03/2009 18:07
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Post: 368
Sesso: Femminile
02/03/2009 22:20

La classifica della giuria tecnica (composta da me, ReaderNotViewer, Cielo Amaranto e Mividam) ricalca fedelmente quella della giuria popolare.

Per stilare tale classifica ogni giurato ha dato un voto da 1 a 10 a: trama, aderenza al bando, originalità e correttezza. In base a questi voti (somma con massimo voto 40/40) è stata fatta una graduatoria individuale. Per arrivare a quella collettiva ho agito così: 3 punti alla prima classificata, 2 alla seconda e 1 alla terza. Sommato i punteggi et voilà!

1_ Clair de Lune con 9 punti
2_ Circus con 8 punti
3_ Il testamento di un pagliaccio con 5 punti.

Ed ecco anche le recensioni (mancano quelle di Mividam perché non ci eravamo comprese sui termini delle date!):

Clair de Lune

BlackVirgo
Bellissima: impeccabile dal punto di vista formale, scorre fino alla fine come le lacrime di un Pierrot. Sicuramente la più aderente al bando, forse la trama non è particolarmente originale – leggendola non ho potuto fare a meno di pensare a “Senza famiglia” e “La piccola fiammiferaia” – ma è narrata benissimo, con dolcezza e malinconia. Personaggi, anche quelli appena accennati, appaiono come “macchiette” ma assumono spessore in poche righe, filtrati dal ricordo e dai sentimenti di Clair. La nostra artista poi è meravigliosa: un personaggio fiabesco che vaga per i paesini della Provenza, sospesa in un tempo passato, ma non lontano. E poi c’è lo scontro con la grande città, con la realtà: perché nella fiaba Clair e Jules possono anche vivere la loro romantica storia d’amore, ma nella realtà rimangono solo le lacrime e le stelle che erano negli occhi tornano a brillare solo in cielo. E io non posso che apprezzare la saggezza diversa delle due vecchie, la generosa Benoit e la cinica Cici: entrambe hanno dimostrato di avere ragione, a loro modo. Le stelle e l’amore, gli artisti e i normali. Mondi inconciliabili che alla fine si sintetizzano in Ètoile che appare artista come la madre e “normale”, in quanto si esibisce in un teatro e non per strada. Anche se ho trovato nel finale l’unica pecca: è molto d’effetto, ma mi sarebbe piaciuto vedere un confronto diretto tra Jules e Clair, anche silenzioso, ma che spiegasse a chi siano dedicate le lacrime di Jules: sicuramente a Clair de Lune, ma per la musica di Debussy o per la donna che aveva amato e che gli ha regalato una Stella? A livello stilistico ho apprezzato tutto: la delicatezza della narrazione, questo modo di sfiorare e dare lo stesso peso alle esperienze belle e brutte… in particolare mi sono piaciute le domande che preludono a un cambio di argomento, staccando con il precedente e unendolo allo stesso tempo nel flusso di coscienza di Clair.

Cielo Amaranto
Clair de Lune mi ha fatto un po' l'effetto opposto (rispetto Circus). La trama è banalotta, un po' da melodramma (Lei scappa perchè il padrone è cattivo, fa la vagabonda, trova l'amore, rimane incinta, lui la molla, la figlia è un talento) ma lo stile è scorrevole, le immagini evocate sono vivide e ben costruite, la narrazione è ottima e il testo riesce a donare al lettore un sentimento di dolce malinconia. I personaggi sono un po' stereotipati (la zingarella bella e sola, il giovane gentile, la vecchina generosa, la trapezista disperata, la vecchietta zabetta, il padrone cattivo...), come lo è il conflitto della ragazza di strada che si innamora dello "straniero" (ma se tanto è sola, non ha una compagnia alle spalle, che le impediva concretamente di mollar tutto e stare con lui, se lo amava tanto? La filosofia di gente schifosa come il padrone o la zabetta?). Anche l'espediente della gravidanza l'ho trovato poco originale. Nonostante ciò, è una storia narrata talmente bene e con una tale proprietà di linguaggio da risultare comunque godibile.

ReaderNotViewer
Storia delicata e romantica, seppure non particolarmente originale, questa commovente biografia di una piccola artista di strada francese ha innanzitutto il grande merito di soddisfare magnificamente i termini del bando della sfida. L’ambientazione, curatissima e al tempo stesso lieve (m’è rimasta una gran curiosità riguardo alla leggenda di Tarasca, a proposito!), rende il girovagare della protagonista quasi fiabesco, sospeso in un tempo non ben precisato, già moderno ma certamente non contemporaneo. I fatti salienti della vita solitaria e rassegnata di Clair, dal giorno in cui, ancora bambina, lascia il circo e un padrone molestatore a quello in cui sarà rinnegata dal suo menzognero amante piccolo-borghese, ci vengono narrati con una scrittura dolce e quasi affettuosa, ma allo stesso attenta a non indulgere troppo nel patetico, e era una tentazione fin troppo facile in una storia come questa. Le poche presenze gentili nella vita della piccola acrobata – i suoi animali, la vecchia Benoit e gli innominati ristoratori – sembrano quasi illuminare il suo difficile cammino, mentre le sventure e i tradimenti sono visti con il tipico fatalismo di chi, non avendo mai avuto niente, niente si aspetta. A parte qualche piccolissimo errore, la forma è quasi perfetta. Unica vera pecca, il finale mi è parso un po’ troppo affrettato e anche alquanto sibillino: sicuramente la storia si avvantaggerebbe da un epilogo più completo, che raccordi meglio gli eventi che conosciamo al nuovo personaggio che compare sulla scena.


Circus

BlackVirgo
L’ho trovata la più originale delle tre storie. Peccato per alcuni errori grammaticali che fanno storcere il naso in più punti, ma la narrazione rimane fluida e piacevole. La citazione iniziale è veramente azzeccata e si sposa felicemente con i titoli dei vari paragrafi che ci regalano un interessante cambiamento dei punti di vista: sposta l’obiettivo della telecamera, aggiungendo informazioni e suspence. È anche un ottimo espediente per dare una buona caratterizzazione a personaggi che avrebbero altrimenti corso il rischio di rimanere solo delle macchiette. Solo, ho trovato che il registro stilistico non cambi molto da persona a persona (o da animale ad animale) anche se riesce lo stesso a sortire l’effetto voluto. M è piaciuto molto anche che il ruolo che i personaggi assumono all’interno del circo sia in funzione del loro carattere e che, nello stesso lo tempri: l’angelica Julia che danza sospesa, la tagliente Anita e Giorgio, l’egoista, che uccide invece che lasciare (quello che è mio nessuno lo deve toccare!), che forse usa l’espediente dell’omicidio in scena per supplire al fallimento dei precedenti spettacoli. Veramente un personaggio di un cinismo terrificante. Il block notes finale è veramente geniale e chiude perfettamente il cerchio: il dubbio dell’indovina che teme di aver sbagliato la previsione e l’omicidio volontario che, forse, è solo la mano del destino.

Cielo Amaranto
Circus è una storia che si basa su un presupposto piuttosto ingengoso. L'idea della veggente che riesce a tenere al sicuro i suoi compagni con le previsioni interessante e ben sviluppata, e riesce a dare un senso particolare a qualcosa che rischiava di diventare l'ennesima cronaca di delitto passionale tra teatranti.
Difatti, il punto di forza di questa storia sono appunto la trama e l'intreccio, che accendono la curiosità del lettore e la tengono alta fino alla fine, compensando una grammatica non sempre ineccepibile. I personaggi sono ben caratterizzati, evitando persino di ricadere nello stereotipo (il domatore, l'acrobata, la veggente eccetera): hanno un loro ruolo come artisti, ma anche come persone. Il cambio di prospettiva è una scelta coraggiosa, che ha messo in risalto appunto la personalità dei personaggi (i titoli dei paragrafi sono un piccolo tocco di classe).
Ma non sempre è riuscito il tentativo di differenziare lo stile del narrato. Per esempio, la scelta di utilizzare il punto di vista di ben due animali tende ad appesantire il tutto, e se il leone era legato all'intreccio, gli elegfanti sono forse un po' superflui, tanto più che lo stile del narrato nelle due parti non si differenzia in modo spiccato. Il finale scritto sul blocco dimenticato l'ho trovato un tocco di geniale ironia.
La grammatica, soprattutto per quel che riguarda la punteggiatura, è un po' zoppicante e dà al testo un ritmo singhiozzante, ci sono delle frasi costruite in modo impreciso e queste sbavature mi hanno impedito di godere al massimo di tutte le belle trovate della storia

ReaderNotViewer
L’esposizione è eccellente, anche se per la verità ho trovato un po’ forzato dare voce all’ultimo “testimone”, il blocco di carta. La storia tuttavia lascia una piacevole sensazione di completezza, come di un cerchio che si chiude perfettamente, ed è questo il suo principale pregio. Tra distrazioni, punteggiatura imprecisa e terminologia inesatta, ci ho trovato otto – piccoli – errori, nella maggior parte evitabili se solo l’autore avesse riletto un’ultima volta. Costruita come un’inchiesta gialla, mischia elementi soprannaturali, peraltro espressi con sovrana e gradevolissima indifferenza, con un divertente “gioco delle parti” tra protagonisti e testimoni. L’ambientazione circense, se proprio non del tutto riconducibile nel claim “artisti di strada”, consente di dare anche a leoni ed elefanti la possibilità di prestare le loro “testimonianze” in modo che pur essendo genuinamente divertente allo stesso tempo giustifica pienamente la citazione posta all’inizio.
Il punto di forza di questa storia è proprio l’unione di elementi apparentemente eterogenei (la sconcertante banalità del movente del delitto, che ci riporta a noti eventi di cronaca nera; la rappresentazione un po’ “situazionista” della società dello spettacolo; l’irruzione della parapsicologia come elemento rilevante e al tempo stesso ordinario; la visione quasi animistica della realtà) in una narrazione originale e compatta, che dà luogo a un racconto originale ed estremamente piacevole.


Il testamento di un pagliaccio

BlackVirgo
Devo dire che, nonostante i vari pregiudizi che circolano su Twilight, questa storia che mi è piaciuta molto. Stilisticamente è perfetta, forse un po' lenta in alcuni punti, ma molto godibile. Il clown che si nasconde dietro la maschera è uno stereotipo più che usato, così come la maschera che nasconde i pensieri oltre al volto. Personalmente ho trovato originale ribaltare questo stereotipo sul vampiro stesso, con l’immortalità che non riesce a concepire il cambiamento, ciò che non si è compreso prima di diventare immortali. Mi piace come i pensieri del clown morto diventino il fulcro per la comprensione di Edward del suo stato, per la creazione della sua personalità da vampiro. Bellissimo inoltre il rapporto tra Carlisle e Edward, un affetto reciproco profondo che non riesce a cancellare però i sensi di colpa e le aspettative dati dalla loro natura di vampiri. È una storia molto introspettiva che, dalle informazioni che mi sono procurata per il web (non ho letto i libri) , copre un momento precedente ai libri: la crescita di Edward non come uomo, ma come immortale, dando inoltre una profondità a un personaggio che mi pare deturpato (nella serie originale) del fascino che si meriterebbe. Mi piacerebbe leggere il seguito!

Cielo Amaranto
Il testamento di un pagliaccio aderisce al tema in modo molto marginale: anche se l'idea di mettere il personaggio inquietante del clown (la creatura più horror esistente ^^') nel contesto di Twilight mi è piaciuta, il punto di vista del vampiro non riesce a far calare la storia nell'atmosfera voluta dal bando. La trama è piuttosto semplice, ma alla fine questo è un racconto praticamente introspettivo, gli eventi sono appena accennati nella marea di pensieri di Edward e del pagliaccio... mi è piaciuto il flashback dovuto all'ingestione dell'altrui vita, un espediente classico che fa sempre il suo effetto, tanto più che i sentimenti del clown sono descritti in modo molto efficace (la parte migliore della storia, a mio parere). Forse, se il clown fosse stato il protagonista e Edward fosse rimasto sullo sfondo come figura incombente la storia sarebbe stata più in tema. Lo stile è buono, ma risulta pesante. Le continue ripetizioni di pensieri "classici" per un vampiro (sono bello, sono forte, chi osa fermarmi? sento pensieri, odori, sangue, eccetera) dopo un po' stancano. Va bene che una storia su Twilight è legata a certi clichè un po' triti, e che il personaggio di Edward non piò prescindere da una certa lamentosità conflittuale di fondo, ma la storia sarebbe risultata più godibile senza la loro continua...

ReaderNotViewer
Questa fan fiction su Twilight ci parla di un periodo che nella saga è soltanto accennato, cioè quello in cui il neo-vampiro Edward lasciò per qualche tempo Carlisle per seguire liberamente – o quasi - la sua natura vampirica. Per la precisione, il racconto ricostruisce intelligentemente un possibile scenario in cui questa decisione potrebbe essere maturata. Durante uno spettacolo di prestidigitazione dai risvolti drammatici, Edward fa i conti con la mostruosità – propria e altrui – prima di prendere una decisione che a chi legge – debolezza da whedondipendente - fatalmente ricorda il vagare per vicoli di Angel in cerca di delinquenti e feccia varia, dei quali nutrirsi senza appesantire troppo la propria coscienza. Molta parte della storia, in effetti, è dedicata alle sensazioni e alle riflessioni di Edward, il che la rende un pezzo prevalentemente introspettivo, poiché trama e interazione con altri personaggi, sebbene presenti, rimangono sempre sullo sfondo. Per questa ragione, se il racconto piacerà senz’altro molto agli amanti dei vampiri della Meyer, rischia di non riuscire a coinvolgere coloro che viceversa o non li conoscono o non li apprezzano.
[Modificato da Blackvirgo 02/03/2009 22:23]
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