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Terza sfida: finito lo spettacolo ecco il vincitore!

Ultimo Aggiornamento: 07/03/2009 18:07
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Post: 368
Sesso: Femminile
03/03/2009 19:19

Ecco anche le recensioni di Mividam!

Clair de Lune
E' una storia molto bella, dolce e delicata, di cui mi sono subito innamorata.
Chi l'ha scritta è stato capace di parlare di argomenti molto pesanti (come l'abuso su minori, l'emarginazione,...) con estrema sensibilità e ha avuto il grandissimo pregio di far vedere e sentire a chi legge un mondo completamente diverso dal nostro, su cui i riflettori non si sono mai puntati.
La forza e la dolcezza di Clair mi hanno subito catturato, e così ho subito desiderato che fosse felice, senza rendermi conto del fatto che, forse, lo era già. Lo dice lei stessa: "Erano il suo mondo, il cane, la gatta, il cavallo e il carretto". Ecco perchè, anche se alla fine perde l'amore, questo tipo di perdita non riesce ad intristire il lettore, perchè lei non perde nulla di tutto ciò che fa parte del suo mondo e che l'ha resa ciò che è.
In poche righe sono tanti gli sconvoglimenti di credenze e le domande che sorgono nel lettore, e quando una storia fa pensare così tanto o riesce a farti provare qualcosa di così intenso è sempre ben riuscita.
Peccato per il finale, che è arrivato così velocemente ed imprevedibilmente da non riuscire a strappare altro che delle amare considerazioni (anzichè un piccolo applauso, che pure sarebbe stato appropriato), ma in fondo forse era quello che l'autore voleva.
E' sottile, ma in un certo senso in questa storia sono tutti a perdere, e non solo Jules a causa della sua stupidità. Anche il lettore, che così spesso ha fatto la sciocchezza di Jules, ovvero ha voltato le spalle a chi era diverso da lui, si rende conto che spesso giudicare dalle apparenze è un errore. La differenza è che c'è chi sa imparare dagli errori e chi rimane imprigionato nello sbaglio e nell'incapacità di chiedere scusa. Ecco, qualcuno come Jules, che, incapace di reagire, passerà i successivi anni a guardare il mondo che cambia ed a piangersi addosso.

Circus
Allora, con questa storia ho avuto un rapporto di amore/odio sin dal principio.
All'inizio ho pensato che fosse molto bella l'idea di dividere la trama, anzichè in capitoli, in tante esibizioni diverse, e così anche quella di dare la parola a più personaggi diversi. Devo ammettere che mi ha fatto sorridere "sentire" i pensieri degli elefanti ed i discorsi sulle loro "metrolopi", ma se stiamo parlando di un omicidio passare dal pathos di una morte ad una battuta di spirito non mi è parso proprio adeguato.
Nonostante i cambi di tono e punti di vista non ho trovato difficile seguire la trama. Tutto gira tutta intorno alla morte di Julia, per poi spegnersi -ahimè- nel giro di qualche riga. Il colpevole viene svelato troppo in fretta rispetto alla parte che tratta il seguito della morte di Julia e quindi la narrazione mi è parsa quasi sbilanciata. C'è poco tempo per capire chi è il colpevole e perchè l'ha fatto, e poi, dopo tutto questo, il "Lasciarla, dite? Mmh, non ci avevo pensato" minimizza definitivamente tutto quello che si è costruito fino a quel momento.
Se dovessi dare un'aggettivo per questa storia direi: "strana", non a caso "circense".

Il testamento di un pagliaccio
In tutta sincerità, il voto complessivo che avrei dato a questa storia è più alto della media di quelli che ho scritto nello schema di valutazione.
Io non amo Twilight, ma mi è piaciuto il modo in cui l'autore ha approfondito insieme il pensiero di Edward e quello di Carlisle. A parer mio il punto di forza di questa storia è proprio il fatto che riesce a far entrare il lettore in sintonia con il protagonista. Si soffre insieme ad Edward e si ammira Carlisle come un esempio, ma si sa bene che non si riuscirà mai ad essere così perfetti. Edward è dipinto come un personaggio molto più umano di quello che crede, e questo stride con i suoi pensieri ed affascina il lettore.
Non so come il loro rapporto sia trattato nel libro, ma in questo breve scritto è intenso, molto più di quello che, per un istante, lega il pagliaccio ed Edward, e questo è anche il peggior difetto della storia.
Edward e Carlisle sono personaggi magnetici, misteriosi. Si capisce subito che sono di un'altra categoria e che con loro presenti tutto il resto scompare. Il pagliaccio non è più un mostro, anche se ha ucciso, ma il vero mostro è colui che l'uccide. Il pagliaccio non ispira pena quando si lamenta della maschera che tutti gli vedono addosso, ma è il mezzo che fa pensare a quale sia la maschera di Edward. Il pagliaccio scompare, e così il lettore alla fine non ricorda quasi più che ci sia stato, se non per il naso rosso che cade dalle dita di Carlisle, e che lui avrebbe potuto prendere da qualsiasi parte.
Mi verrebbe da dire che la metafora della maschera (non necessariamente quella del pagliaccio, ma più genericamente intesa) colpisca molto più dell'analogia sottile tra il segreto del pagliaccio e quello di Edward. E così, alla fine della storia, ciò che più conta sono l'inzio ed il finale. Il centro rimane nell'oblio.
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