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Staffetta - Originali [il Cielo]

Ultimo Aggiornamento: 26/03/2010 13:31
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Post: 117
Sesso: Femminile
22/03/2010 23:33

Ok Eccomi... Non chiedetemi da dove sia uscita questa cosa XD

STREGA!


Condannata a morte per stregoneria, questo è il verdetto!
Possa il fuoco purificare la tua anima empia, corrotta dal peccato e possa Dio perdonare la nostra cecità di fronte a tale abominio, poiché tu, con la tua degenerata avvenenza, hai ingannato le nostre coscienze ed i nostri cuori puri.


La voce del Vescovo rimbomba chiara e limpida nelle mie orecchie, mentre i miei amati concittadini accatastano la legna e la paglia sotto i miei piedi nudi.
Non sento il freddo, nonostante l’aria gelida ed i miei vestiti strappati, non sento il dolore provocato dalle ossa rotte, dalle bruciature dei ferri arroventati che hanno usato per lacerarmi ogni brandello di pelle e carne, per estorcermi la confessione.
Ho confessato, mi sono dichiarata colpevole, ho ammesso di aver compiuto atti impuri nel bosco, di aver giaciuto con Satana nel folto della foresta in una notte senza luna, di avergli donato la mia verginità, di averlo compiaciuto con ogni mio respiro.
Ho confessato sputando il sangue, parlando a fatica con la lingua che batteva contro la carne molle delle mie gengive o contro ciò che di esse rimaneva, dopo che ad uno ad uno mi avevano strappato via tutti i denti.
Ed ho confessato di aver accecato i miei amati concittadini, affinché fosse incolpata dei miei crimini solo la mia migliore amica, bruciata su questa stessa piazza la settimana scorsa.
L’ho insultata in quel giorno, l’ho odiata per aver tradito la fiducia di tutti noi.
Era una strega, un’adoratrice del Demonio, un’impura che mi aveva mentito, che tanto a lungo aveva ingannato tutti.
Ne ero più che convinta fino a sette giorni fa.
Aveva confessato.
Davanti a Dio aveva ammesso le sue colpe. Non poteva essere innocente.

Menzogne.
Erano tutte menzogne dettate dalla disperazione e solo ora lo capisco.
Anche io avrei detto qualunque cosa per convincere i miei amati concittadini ad uccidermi, a far finire tutto questo, a donarmi finalmente la pace.
Ed ho confessato.

Jenna era arrivata a questo punto ma una settimana fa ero accecata dall’odio che la mia stessa cultura mi ha inculcato fin da piccola.
Eppure dovevo aver capito ormai, sapere chi era la persona che amavo e che a sua volta mi amava sinceramente.
Invece credetti a coloro che non mi avevano mai dato nulla se non la povertà ed il disprezzo, odiai la mia amica ed incitai il massacro.
Poi accadde tutto.
Mentre l’eco delle sue urla strazianti ancora riempiva l’aria , un vento gelido prese ad alzarsi e sollevare polvere e cenere. Il cielo, già grigio quella mattina, cominciò poco alla volta a scurirsi eppure non una nuvola ne solcava l’azzurro.
Alzai il viso, proprio come tutti i miei concittadini e lo vidi.
Il sole era lì, una pallida palla di fuoco che parve spegnersi, sferzato da un soffio diabolico; un’ombra scura si faceva largo tra le sue fiamme e si allargava velocemente su di esso, indebolendone la luce.
Un improvviso urlo terrorizzato si levò dal fondo della piazza e presto il panico dilagò come la peste tra i miei concittadini.
Alcuni scapparono a rifugiarsi nelle proprie case, altri si accalcarono davanti alle porte della Chiesa, il Vescovo stesso fu il primo ad andare a gettarsi ai piedi dell’Altare a supplicare la Pietà del suo Signore, ignorando completamente i fedeli che dietro di lui si buttavano a terra con lo stesso scopo.
Solo io rimasi nella piazza, davanti alla pira ed ai miseri resti ormai privi di vita o forma umana che erano stati la mia più cara amica d’infanzia.
Ero troppo terrorizzata per muovere un passo, atterrita da quel sole ormai coperto quasi completamente dall’orribile ombra.

Era Jenna. Era la mia amica.
La strega che avevo amato come una sorella e alla quale avevo voltato le spalle con insensata ed impietosa cattiveria, mi stava punendo, stava punendo tutti noi per quello che le avevamo fatto.
Attraverso di lei il Demonio stava calando sul nostro mondo e non potevamo fermarlo, nessuno poteva farlo.
Caddi in ginocchio, schiacciata dalla paura e tentai di mormorare qualche preghiera per invocare il mio Signore, per supplicarlo di proteggermi ed Egli mi ascoltò.
In qualche modo rispose alle mie suppliche, ma in un modo che non mi sarei mai aspettata.
Non mi protesse dalla vendetta della strega ma solo dalla mia cecità, dal mio odio, era dentro di me che dimorava il Demonio, era dentro tutti noi.
Con tocco gentile, mi indicò il cammino ed illuminò il mio cuore, mentre il mondo diventava scuro; mi svegliò e mi mostrò la verità attraverso i miei stessi ricordi .
Dietro le mie palpebre socchiuse si formarono delle immagini chiare e dolci, immagini della mia infanzia.
Il ricordo di me bambina, in lacrime e solitaria, seduta sui gradini della Chiesa; ignorata da tutti per giorni, finché un’altra bambina non venne a sedermisi accanto, senza dire una parola, solo a farmi compagnia ed a guardare con me il cielo azzurro. Lassù dove secondo le parole di tutti si trovavano i miei genitori.
Non riuscii mai a vederli fino a che Jenna, rompendo il silenzio, non mi indicò delle nuvole dalle forme strane.
“Quella laggiù sembra una grossa mela!”
“La mamma adora le mele!” borbottai, in tutta la mia ingenuità.
“Allora deve essere lei che ti manda un segno. Ti dice che ti guarda, che veglia su di te.”
Era così semplice, così pura ed io le avevo creduto, avevo inseguito quella scintilla di speranza che mi aveva ridato il sorriso.
Così era nata la nostra amicizia ed era diventata sempre più stretta negli anni.
Insieme avevamo superato le avversità, entrambe orfane ci eravamo aggrappate l’un l’altra, dandoci forza e consolazione.
L’avevo amata e mai mi aveva dato motivo di sfiducia. Era tutto quello che avevo e per ringraziarla, avevo appena riso ed esultato davanti alle sue urla ed al suo corpo di adolescente straziato dalle fiamme.
Il ricordo del suo sorriso mi dilaniò il cuore.
Io ti ho tradita, Jenna, io ti ho voltato le spalle.
“Perdonami, ti prego”
Aprii gli occhi e le lacrime scesero a bagnarmi le guance: il mondo era ormai immerso nella più totale oscurità.
Non so quanto tempo fosse passato ma, di ciò che era il sole, rimaneva solo un minuscolo spiraglio, come il fuoco di una candela, giunta all’ultimo moccolo.
Piansi con tutto il cuore ma non per paura, non mi importava più cosa sarebbe accaduto al mondo, ai miei concittadini, a me; piansi di disperazione, piansi la mia amica, la mia unica amica.
Così, mentre tra le lacrime guardavo quella palla scura nel cielo, nel silenzio innaturale che circondava ogni essere vivente, la luce parve improvvisamente esplodere davanti ai miei occhi.
Ai margini dell’ombra bruciarono fiamme dapprima pallide, poi via via più calde che fecero scivolare via l’oscurità.
Ben presto il cielo tornò azzurro, il vento cessò e gli uccelli ripresero a cantare ed allora sorrisi, con gli occhi gonfi ed il cuore colmo di tristezza, sorrisi perché compresi che quello, così come la nuvola a forma di mela, era un segno.
Era Jenna che mi diceva che mi guardava da lassù e che, ora che finalmente avevo capito, mi aveva perdonata.

Mi hanno arrestata il giorno successivo.

Qualcuno mi ha vista inginocchiata in mezzo alla piazza, mi ha vista guardare il sole buio e compiere movimenti strani, mi ha vista sorridere nel momento più terribile e mi ha accusata di aver oscurato il Creato.
Mi hanno torturata, mi hanno estorto La confessione e mi hanno condannata a morte.
Morirò quest’oggi, come la mia amica.
Morirò senza colpe ma non importa, sono già morta e lo siete anche tutti voi, miei cari concittadini, perché quando aprirete gli occhi, sarà la vostra fine.
Vi guardo senza davvero vedervi, mentre mi lanciate verdura marcia addosso, mentre mi insultate e portate i vostri pargoli ad ammirare lo spettacolo del mio corpo scempiato ma non importa.
Il fumo mi offusca la vista, il fuoco lambisce i miei piedi.
Il dolore è lancinante ma sono rassegnata.
Aumenta.
Aumenta ancora.
Sento il mio sangue ribollire sotto la pelle annerita e raggrinzita.
Non ho più fiato per urlare.
Non voglio più farlo.
Sono stanca ormai.
Ti prego, Dio, fallo smettere.

Mi ascolta di nuovo, il dolore cessa all’improvviso, sento ancora le mie urla ma è come se provenissero da un luogo lontano, come se non fossi più io ad emetterle.
Tra poco tutto sarà finito, nulla ha più importanza.
Guardo il cielo un’ultima volta e la vedo: lì, sopra di me, più grande e candida che mai, la nuvola a forma di mela.
Sorrido, per quanto mi riesce.
“Mamma…”
Poi il buio.

(FINE)
[Modificato da daeran 22/03/2010 23:42]
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