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Yughy
00sabato 21 maggio 2005 21:09
I racconti del Saggio Giordaloco...[SM=x663082]
Yughy
00sabato 21 maggio 2005 21:11
Thailandia
20/05/2005 18.29


giordaloco

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Registrato il: 09/02/2005


Voglio inaugurare questa nuova impostazione con uno dei miei soliti reportage; questa volta non è di Cuba ma è sempre di pesca , almeno nell'intenzione iniziale; è un poco lunghetto e la seconda parte non l'ho ancora scritta vediamo come va.

-------------------------
Mi avevano operato di discacco di retina da ormai nove mesi e fra quattro
avrebbero dovuto operarmi nuovamente di cataratta ad ambedue gli occhi; per via
della prima operazione il primario di macelleria aveva qualche riserva e aveva
buttatato lì con disinvoltura qualche possibile problema e qualche rischio, bravo lui
gli occhi sono i miei.

Vedevo tutto annebiato , non potevo più guidare, dovevo prendere la decisione e ,la
presi : operazione fra quattro mesi; la preoccupazione intanto aumentava, leggi
paura, il pensiero che tutto sarebbe potuto diventare nero , che non avrei più potuto
viaggiare, vedere posti e cose, pescare, leggere mi dava il buongiorno ogni mattina e
la buona, si fa per dire, notte alla sera.

Mi avevano parlato bene della pesca in Thailandia : un lago a una cinquantina di
chilometri da Bangkok , pesci combattivi e da capogiro e dei posti da favola in mare
a Phuket e isole vicine; era tempo che ci facevo un pensierino e ora correvo il
rischio di non poterlo più fare; al diavolo la visione ridotta , scanso equivoci dovevo
farlo prima dell’operazione !!!

Prenoto al volo quattro giorni a Bankok con tre di pesca al lodge e sei giorni a Puket
con tre di pesca al mare; cinque giorni per preparare tutto , fortuna che le
organizzazioni pesca fornivano tutta l’attrezzatura e mi risparmiavano l’onere del
peso e ingombro aggiuntivo.

Solita prevaricazione sul figlio perchè mi accompagni all’aereoporto, faccio il chek
e salutato il figlio mi avvio alle partenze; la prima scala mobile supportata dalla
visione offuscata mi frega : lungo stirato con un ginocchio che fa la conoscenza dei
dentini di suddetta scala, risultato : buco nei pantaloni e pure nel ginocchio, faccio
l’eroe insensibile e zoppicando arranco sino all’uscita riportata sul biglietto.

Seduto in attesa mi calmo e faccio inventario danni : un male cane e i pantaloni si
stanno inzuppando di sangue ; ad un punto ristoro scrocco cerotti e disinfettante, mi
chiudo in bagno e inizio l’operazione di alta chirurgia; i malefici dentini della scala
hanno fatto due bei buchini da uno dei quali si vede il bianco dell’osso, ingollo due
aspirine e un aulin, disinfetto e trasformo il ginocchio nel fratello minore di
Tutamkamen.

Sull’aereo perdo un pò il senso del tempo e la sosta con cambio in Germania viene
effettuata come in un limbo, non mi ricordo niente; mi riprendo abbastanza sul volo
definitivo, ingurgito qualcosa offerto dalla casa e, dato il male cane, butto giù un
altro aulin e mi assopisco.

Lo sbarco è un suplizio, la gamba non mi regge e il ginocchio è il doppio del
normale; in qualche modo sbrigo le formalità e vengo accolto dal pulmino
dell’hotel; dal tragitto ricordo solo un’aria inquinata da far paura e caos; l’albergo è
composto da due torri e porta lo stesso nome ; l’Undici Settembre , da non molto
accaduto, mi sembra un monito e un avvertimento; al banco della ricezione smetto
di fare l’eroe e col mio inglese di buona memoria scolastica cerco di far capire il
problema , o sono dei gegni o sono avvezzi alle catasrofi; in due secondi arriva una
carrozzella e mi trasbordano nei seminterrati; mi passa nella mente che vogliano
sepellirmi e chiudere il problema ma invece entriamo un un locale tutto lindo e
cromature, meglio attrezzato di un ospedale, una dottoressa o almeno penso che lo
sia stata si prende cura di me : febbre quasi 39, mi anestetizza il ginocchio e
incomincia a lavorare scavando a fondo, impacchetta il tutto e dopo due iniezioni da
cavallo mi consegna qualche pastiglia, mi raccomanda di dormire, non muovermi e
di farmi vedere la sera dopo.

Sono trasportato in camera e ,pensando di riposare un poco, mi sdraio sul letto; un
insistente telefono mi sveglia ; sono le nove del giorno dopo, ho perso una notte , sa
il diavolo cosa mi ha infilato in corpo la cerusica locale e da basso mi sta aspettando
la guida di pesca per prendere accordi , assicuro una veloce presenza e incomincio
la lotta.

IL ginocchio ulula e non regge; la cameriera mi ha lasciato la sedia a rotelle e bontà
sua una stampella , scarto la sedia e mi dirigo alle abluzioni, gamba con colori vari
fuori dalla vasca e doccia veloce, arranco alla ricezione con la stampella e mi sento
come un reduce del Vietnam ; la guida molto gentile mi accompagna al tavolo della
colazione e mentre io mi abboffo per riprendere energie mi spiega il programma ma
si permette di dubitare della mia possibilità di partecipare; gli spiego gentilmente
che ho fatto migliaia di chilometri per pescare e che è meglio che trovi una
soluzione al mio momentaneo problema fisico o potrebbe conoscere la marca della
mia stampella.

Accordi presi : domani all’alba passerà con un pulmino, caricherà me e la mia
sedia; al lago avrò a disposizione una barca con guida e poi saranno cacchi miei; mi
propone anche una gita in barca per il pomeriggio con visita al mercato sull’acqua e
mi consiglia un massaggio per rimettermi in sesto, accetto in blocco.

Partito l’italo/thay seguo le indicazioni e vado in cerca delle impastatrici; a un
banco mi comunicano che per più o meno il correspettivo di 80.000 delle nostre
lirette ho diritto a un’ora di massaggio comprensivo di oli vari; sto per assaggiare
una parte del paradiso thay.

Un angelo, travestito da flessuosa e molto graziosa femmina , mi aiuta a spogliarmi
e mi adagia su un convortevole lettino ricoprendomi con un lenzuolo, mentre io
addocchio i suoi pantaloncini e una blusa generosamente aperta lei lancia squittii
vari alla vista della mia menomata gamba; mi cosparge di oli profumati e mi passa
in rassegna dito per dito e muscolo per muscolo, sono in estasi, dolcemente assopito
e in pace con Dio e col mondo; un certo ravanare in zone che normalmente non
sono interessate a un massaggio mi strappa dall’estasi , sotto il mio sguardo
meravigliato/interrogativo spiega che per una ventina di dollari potrebbe portare il
mio rilassamento a livello totale e con la sua boccuccia inizia un’anteprima, e chi
sono io per avere la forza di fermarla, Rambo?

Rientro in camera zoppicando e più stanco di prima, chiamo i servizi per farmi
svegliare per il pranzo e apprendo che la guida li ha avvertiti della gita e che il
pranzo sarà servito a bordo per cui ho ben tre ore per dormire, cosa mai c’era nelle
iniezioni e nelle pastigle non lo so , ma dopo l’aggiunta del massaggio ultra
rilassante crollo di sonno.

Sorvoliamo le difficoltà a raggiungere l’imbarco e la salita a bordo, mi sistemo a
prua e tra il velo della cataratta e lo smog contemplo grattacieli che si mescolano a
palazzi coi tetti all’insù , il fiume è una fogna , ci passa di tutto ed è solcato da
centinaia di imbarcazioni , vicino ad un tempio buttano del pane e subito arrivano
pesci a frotte: sembrano dei pesci gatto ma mi assicurano che sono molto
combattivi, voraci e di pessimo carattere, da come si azzuffano per il cibo non
fatico a crederlo, un esemplare sui 4-5 chili azzanna un consanguineo e senza
mollarlo si innabissa; gli altri turisti scendono al tempio ma io , causa gamba,
rimango ad osservare la guerra ittica.

Il pranzo per lo meno mi ripaga del disagio : gamberoni di fiume, insalata di pesce,
verdure sconosciute saltate, impanate, fritte ; dolcetti di vari tipo , frutta stranissima
sbucciata, tagliata a dimensione bocca, affettata, con ogni forma e colore, bibite e
succhi a gogò; purtroppo causa vista e gamba non posso godermi il tour come
meriterebbe per cui quando finisce è un mezzo sollievo.

Rientrato ceno e devo ammettre che la cucina di Bangkok mi sorprende
piacevolmente, mentre mi rinfocillo penso alla serata ma l’accumularsi dei postumi
: botta ,febbre, aulin, iniezioni, pastiglie , fuso orario, massaggio mi sconsiglia
un’uscita , da persona responsabile opto per la camera e mi brucio la seconda serata
in terra Thay.

All’alba , ragionevolmente rinfrancato, anche se il ginocchio sembra un melone e
protesta, salgo sul pulmino e via verso il paradiso di pesca : il lago è tutto un
susseguirsi di lagune e canali di buona taglia, sponde quasi inesistenti perchè la
vegetazione si spinge sino all’acqua , palme e altissime svettano su un groviglio
impenetrabile tipo giungla; la barca è seminuova e spaziosa , la guida un ragazzetto
spigliato fa il paio col mio inglese scolatico, l’attrezzatura è ottima e varia : canne
da spinning, da traina , da fondo , per le esche c’è da sbizzarrirsi passando da
artificiali di ultima generazione al vivo sino a cose innominabili e semoventi.

Si incomincia a spinning e i risultati non si fanno attendere : le prede sono quei tipi
di pesce gatto imbastadati con i lucci, combattono bene, la botta iniziale è forte e
decisa e i colori fantastici; la guida mi confida che sono le prede preferite da tutti gli
stranieri, non fatico a crederci , sono anche le uniche prede a spinning Dopo una
mattinata passata a lottare con esemplari non più grandi di 5 chili sono stufo e
chiedo di cambiare con qualcosa di più grosso ; mi assicura che dopo pranzo, con
quei bacherozzi immondi e fuori misura che si agitano in un secchio , insidieremo
degli esemplari che posso arrivare anche a 80 chili, staremo a vedere.

Apre la borsa frigo e, miracolo !!! gamberoni , verdura impanata e l’immancabile
riso, la cosa sta diventando monotona, mi consolo con la frutta , eccezionale e varia.

Sotto una cappa di sole e umido siamo in pesca : tre canne a fondo , due col
bacherozzo e una col vivo; la prima a partire è quella col vivo: solito ibrido e la
scena si ripete un paio di volte; se i bacherozzi fanno schifo ai pesci come lo fanno
a me siamo a posto.

L’effetto autan si sta affievolendo e qualche elicottero da combattimento riesce a
passare le difese; mi spalmo ben bene le parti esposte e, sudato come un cavallo
aspetto; L’abboccata è dolce e delicata, si porta via il filo lentamente, senza strappi,
aspetto qualche secondo poi ferro, alla faccia della delicatezza, è un mulo, tira verso
il largo e solo perchè siamo ancorati non ci porta con sè, non è molto vivace ma tira
e strattona con decisione , dopo una ventina di minuti il sudore corre a fiumi, la
gamba si fa sentire e l’animale non molla , certo non è pimpante come all’inizio ma
non vuole saperne di staccarsi dal fondo e di farsi vedere, a poco a poco riesco a
avvicinarlo e finalmente lo vedo, o per meglio dire vedo una schiena a punta , una
coda che sbatte l’acqua e si innabissa nuovamente, però è una sfuriata breve ed è in
superfice muovendo l’elemento liquido con lente pinnate; afferratolo con un cappio
sulla coda la guida si inarca tutto e lo issa a bordo : è una cosa strana , la forma
generale è quella di un triangolo appiattito, la stazza di una carpa, la coda di un
salmone, la bocca di un barbo con baffetti e tutto , in più due baffoni che sembrano
antenne; prima di ributtarlo in acqua lo pesa : 78 libre , quasi 37-38 chili.

Nelle altre due tre ore allamiamo cinque o sei esemplari di ambedue i tipi ma niente
da record , è stata una giornata divertente e ne è valsa la pena ; a terra saluto il
direttore , un francese sposato con una thay e dò l’arrivederci per l’indomani.

In vasca da bagno con il gambone fuori programmo la serata , questa volta niente
nanna , la notte mi aspetta , le informazioni in mio possesso indicano che la vita si
svolge a Patpong e Soy Cowboy, senza dimenticare una delle sale massaggio dove
praticano il Body Massage, il linea generale sò già di cosa si tratta , ma tra il saperlo
e il provarlo c’è di mezzo il mare.

Un paio d’ore di sonno , una cena leggera evitando i gamberoni, e sono in pista; mi
hanno consigliato un taxi ma io voglio provare un tuktuk, una specie di ape con
belvedere per il passeggero, contratto il prezzo e si inizia il viaggio : i suoi nonni
sicuramente erano kamikaze, si infila dappertutto, zizzaga fra le auto e pianta certe
frenate da ribaltarmi; l’aria è un insieme di odori strani : fritture, incensi , gomme e
caburanti bruciati, quasi irrespirabile, l’idea del taxi con aria condizionata mi alletta
sempre di più.

Se Dio vuole arriviamo a destinazione, sono subito attaccato da personaggi vari che
si offrono come guida ai piaceri di Patpong, declino gli inviti e inizio il
pellegrinaggio, la strada non è nemmeno molto affollata, sui lati ammiccano le
insegne di moltissimi locali , davanti ad alcuni stazionano campionari della merce ,
devo ben entrare da qualche parte per farmi un’idea e pertanto varco la soglia di
quello che mi sembra esporre il campionario migliore; la fauna entra con me e devo
dire che la qualità mi sembra ottima, nel gruppo scelgo al volo una che borbotta
qualche parola di francese avvolta in un indecifrabile italiano e ci sediamo ad un
tavolo; il locale , a parte un paio di alemanni è vuoto, musica in sordina ; arriva una
inserviente attillata e ordiniamo un paio di drink , sul palcoscenico entrano quattro o
cinque bambinette o almeno a me sembra così e iniziano un balletto squallido con
caduta delle pelli artificiali, pochi minuti e tutto è finito; la mia accompagnatrice
vuole già concludere ed espone i prezzi e le prestazioni : il corrispettivo di 15 dollari
per una cosetta sottobanco e intende proprio sotto il tavolo, 30 in una camera lì
vicino ( Cuba , dove sei mia Cuba ? Perchè ti ho tradito ?); declino gentilmente
l’offerta e mi dirigo all’uscita seguito da quelli che penso siano insulti.

Se tutto è così, inutile continuare, mi resta solo il Boy Massage, un tuktuk al volo e
mi faccio portare alla casa più vicina : luci sfavillanti, vetrate enormi e cartelloni
pubblicitari, verrò poi a sapere che è quasi un circuito nazionale tipo la COOP.

Mi riceve un marcantonio sui due metri, sicuramente una via di mezzo fra
buttafuori e caposala; strano una stazza simile in un paese di mingherlini; mi guida
in un confortevole salotto bar , prende l’ordinazione e mi lascia a contemplare una
ventina di ragazze sedute su una specie di gradinata tipo campetto giovanile, intente
a parlottare fra loro; sono addobbate in tutti gli stili : dal più tradizionale thay al
discinto europeo, ce n’è di tutte le stazze e di tutte le altezze; qualcuna agita la
manina , un altra mi strizza l’occhio, una over 80, di peso intendo , si abbraccia
stretta la latteria enorme come a farmi capire quello che mi aspetta se scelgo lei.

Non sono mai stato in una casa chiusa della nostra vecchia Italia in quanto la
Signora Merlin ha pensato bene di farle chiudere uno o due anni prima che io avessi
l’età per frequentarle ma penso che l’atmosfera di falso erotismo confinante con lo
squallore sia stata la stessa.

Sorseggiando il drink valuto la situazione : non sono molto convinto ma nello stesso
tempo sono curioso, non ho mai provato questo tipo di massaggio/contatto/fisico e
ormai sono lì; incrocio due occhi enormi in un visetto allegro che mi guarda
interrogativo, ho scelto,annuisco con la testa e mi dirigo verso la cassa; non che
sapessi come fare , l’avevo visto fare da altri, tra cui una coppia di figli di albione
con lei titubante e lui pimpante : la notte brava in Thailandia.

Saldo la futura prestazione e vengo accompagnato lungo un disadorno corridoio da
una taciturna inserviente; mi apre la porta di una camera e mi fà cenno di entrare :
sembra una stanza appartenente a due mondi e tagliata a metà : in fondo tutto
piastrelle e cromo fa mostra di se una gigantesca vasca di idromassaggio , uno
scomparto doccia , un bagno e una specie di piscinetta con dentro un materassino di
gomma variopinto; l’altra parte è composta da una specchiera pacchiana, un letto a
tre piazze, moquette, qualche sedia e un tavolino, tutto tipo Ikea.

Si riapre la porta e entra la officiante : un metro e sessanta scarso , non più di
quarantacinque chili , accidenti alla mia scarsa vista , quì altro che massaggio
corporeo si va a finire con un concerto di ossa, però gli occhi sono bellissimi e il
sorriso disarmante, unisce le mani e abbassando il capo mi saluta.

Comincia a spogliarmi e alla vista del voluminoso ginocchio impachettato non batte
ciglio, apre un cassetto e toglie dei sacchetti di plastica e del nastro, mi avvolge
l’arto come se fosse una cosa di tutti i giorni; mi fa accomodare nella vasca, apre
l’acqua e intanto si spoglia; si immerge nelle bolle come venere che torna al mare e
incomincia una minuziosa pulizia di tutto il mio essere con un primo massaggio di
stiramento di tutte le dita, seguito a ruota da uno podalico e uno craniale , ormai
sono in estasi e del tutto rilassato.

Finito il massaggio/abluzione mi fa adagiare sul variopinto materassino e cosparge
sia lei che me di oli e sapone iniziando a strusciare , scivolare , abbrancare,
contorcere, stirare il suo corpo contro il mio; strano , non ho la reazione che
pensavo sarebbe stata la logica conseguenza ; continua con applicazione il suo
lavoro e poi mi rilava , risciacqua, asciuga e profuma .

Mi fa cenno al letto e dopo essersi a sua volta asciugata mi raggiunge; la mancata
reazione di prima non tarda a presentarsi e la faccenda si conclude; dopo
un’ennesimo bagno , mai fatti tanti in così poco tempo, lascio una generosa mancia
e mi esclisso.

Gli altri due giorni sono la ripetizione del primo ad esclusione del giro a Patpong e
del Boy Massage, ormai l’esperienza l’avevo fatta ; vengono sostituiti con regolari e
giornalieri massaggi tahy senza supplemento; unica novità mi intruppo con dei
turisti giapponesi per uno spettacolo folcrositico notturno.

Finita la parentesi cittadina faccio le valige e via all’aereporto per gli altri sei giorni
al mare, altre avvneture, altre esperienze , altri pesci; il ginocchio sta riprendendo
una sembianza umana e posso appoggiamici sopra , mi aspettano cose folli, ci
sentiamo.





RISPONDE FURETTA


21/05/2005 14.37


Furetta!!

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Sei un mito Giorda hihihihihihi con un ginocchio conciato propio male direi da come lo hai descritto(haiaaaaaaaaaa) certo che le avventure non ti sono mancate lo stesso!!
Attendo con ansia di leggere ancora i tuoi racconti scrivi benissimo sembra sempre di essere li con te mentre leggo bellissimo bravoooooooooooooo!!!!

A proposito ma i bagarozzi.....insomma intendi propio i bagarozzi veri?se si ma che schifooooooooooooo!!!















21/05/2005 16.26
Censura IP: Nascosto

giordaloco

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Bacherozzi

Grazie Furetta, sempre esageratamente gentile , i bacherozzi che intendo sono delle cose grandi un pollice, neri a segmenti e lunghi una decina di centimetri, non so cosa fossero: se larve di qualche insetto o prodotto definitivo, il fatto è che sembravano molto apprezzati dai pesci.

Quando pioverà o mi tornerà l'estro continuerò il tacconto.

Ciao

21/05/2005 16.41
Censura IP: Nascosto

Furetta!!

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Grazie Giorda non vedo l'ora allora che piova ecco che bello siiiiiii spero di leggere presto il continuo del racconto....a proposito a pensare hai bacharozzi o quello che sono.. mi sono dimenticata di dirti se poi è andato tutto a posto con gli occhi visto che hai detto che dovevi essere operato ma penso di si che scemaaaaaaa se nò come faresti a scrivere?Emm.... non ci fare caso è?
Comunque nel racconto a parte che mi spiace che ti sia fatto male però sono scoppiata a riddere quando hai raccontato di come sai caduto e che hai fatto l'indifferente uahaauahuaahauahua e poi quando hai detto che credevi ti volessero direttamente sepellire hihihihihihihihhihi c'è molto umorismo per sdrammatizzare l'accaduto e mi hai fatto morire hihihihihihihihihihhi


RISPONDE GIORDALOCO

21/05/2005 17.05


giordaloco



Grazie per l'interessamento ma non preoccuparti per gli occhi, ormai sono passati più o meno quattro anni e vado alla grande o quasi : uno vede un pò a clessidra ma da 16 diotrie che avevo prima dll'operazione ora sono solo 3, un bel vantaggio; al posto del cristallino mi hanno messo delle lenti e in fondo ci ho guadagnato.

Ciao

[Modificato da Yughy 21/05/2005 21.14]

Yughy
00sabato 21 maggio 2005 21:14
io credo che se le cercassi....le troveresti anche qui certe avventure....
[SM=x662934]
giordaloco
00domenica 22 maggio 2005 07:52
Forse Yughi, ma i pesci e l'atmosfera sicuramente no.[SM=x662911]

Ciao[SM=x662909]
Furetta!!
00lunedì 23 maggio 2005 10:41
La recorrida del pargo.
16/05/2005 18.16

giordaloco

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Piove e allora ecco il nuovo racconto ; quando scrivo rivivo le situazioni e la c'era il sole.

--------------------

Finalmente ero riuscito a ritagliarmi un mese o poco più a cavallo di aprile/maggio
per non perdermi un’altra volta la corrida del pargo ; a migliaia di tutte le
dimensioni si avvicinano a riva per la riproduzione e come tutti i cubani (per onestà
anche gli yuma), quando si tratta di sesso, non capiscono più niente e cadono in
qualsiasi trampa gli si ponga davanti.

L’aereo era già fermo sulla pista di Ciego e ondate di profuni e calore entravano dal
portello; speravo che Delmo e la novia fossero ad aspettarmi all’uscita ma visto
l’andazzo noleggio/ trasporti non ci facevo molto affidamento.
Controllo passaporti; sembrano sempre in cerca del controrivoluzionario di turno :
dove va? , quanto sta? , prima volta? timbro e via; per fortuna che la fatidica
domanda :”Perchè viene a Cuba” e “Perchè vuole fermarsi tanto e a far cosa ?” si
riservano di farmela al rinnovo del visto ; non so mai cosa rispondere e quando
azzardo : “Per pescare” o “Mi piace il posto e la gente” ricavo solo uno sguardo di
malcelata diffidenza e incredulità.

Raccatto il tubo delle canne che sembra un Bazuka e la valiga; con un sorriso “Io
sono in regola e amo tutti” mi dirigo verso l’uscita ; non è che sia tranquillo : ho la
valigia piena di ropa varia ordinatami dalla sanguisuga, da mettere su un negozio di
intimo e calzoleria; infatti mi stoppano e gentilmente mi dirottano al bancone.

Sballaggio; come mai prima ci sta tutto e poi, dopo il controllo la maleta non si
chiude e sborda ogni dove ? Mistero del viaggiatore; Il divisato , duro e rigido come
uno stoccafisso inizia a mettre le manacce tra le mie cose ; forse me la cavo: si
ferma incantato a rimirare ami, artificiali e vermoni di gomma, alleluia è un
pescatore, tutto sorridente gli consiglio di provare questo e quell’articolo, rapido
insacca tutto nel borsiglio, chiude la valigia e tac !! Segno col gesso, e si va.

Fuori San lazzaro ha fatto la grazia e Delmo mi sta aspettando, ma la novia falta, in
cambio una stangona bianca e una cosina fine fine molto abbronzata mi baciano e
abbracciano ; lo sguardo interrogativo che lancio mi arriccia anche la barba; rapido
mi mette la corrente che la novia non si è fatta viva , sicuramente problemi di
trasporto; la pobrecita lavora al Cajo ed è facile che la Guagua abbia avuto
problemi , per questo ha portato la novia del momento e un’amica, non sia mai che
mi senta solo.

Il descarado ha tanta buona volontà , ma se mi becca la chica mi fa il contropelo
senza sapone, mentre carico le valige metto in chiaro la situazione : come
incontriamo il Servi pizza, bebida poi le scarichi a casa prima di portarmi
all’alquiler; la ciquita è molto carina , fa l’infermiera e sembra molto disponibile a
dolci massaggi per farmi sciogliere i muscoli dopo il lungo viaggio aereo; il mio
amor proprio sale alle stelle e già mi si aprono orizzonti di gloria ma il dovere
innanzi tutto (quasi piango).

Mai scelta fu più azzeccata : la novia è li davati casa ad aspettarmi ; baci, abbracci :
cosa c’è nella valigia ?. Si entra in camera e inizia il rito di apertura ; tutto finisce
sul letto tra sorrisi, gridolini e giubilo; ringraziamenti ? Forse.

La duena , che fin’ora si è mantenuta signorilmente lontana , bussa alla porta con
acqua, caffe e frutta affettata reclamando la sua parte di attenzioni e mi mette a
parte delle ultime novità mentre la chica si bea delle ultime conquiste
consumistiche.

Doccia, ginnastica da camera, aridoccia e sono pronto per le prime visite : agli
amici pescatori che diamine, devono subito dirmi dove, come e quando posso
scatenare la mia offensiva piscatoria.

Dopo molti giri, molti caffè, molto rum ritorno a casa per il meritato riposo,
veleggiando e ondeggiando a metro da terra con l’anima in pace e il cerebro pieno
di informazioni logistiche, già mi vedo a sterminare plotoni di pacifici parghi
cubani; lo spirito è forte ma il fisico dopo più di 24 ore senza dormire reclama la
sua parte .

La mattina al risveglio realizzo che la novia è sparita , non me ne sono nemmeno
accorto, nella nebulosità cerebrale si fa strada l’informazione che alle quattro
doveva partire per il lavoro e che mi aveva chiesto di passarla a prendere al termine
risparmiandole 80 chilometri di guagua , ne approfitterò per controllare le zone di
pesca.

Mentre aspetto l’ora del ricongiungimento faccio le solite cose del primo giorno :
tiendas , acqua minerale, TuCola, olio di oliva , accidenti non si trova sparito dagli
scaffali , forse la settimana prossima; regolarizzare l ‘alquiler del carro, recuperare il
solito fornitore di gasoline e avvertire gli altri venditori che sono in zona e
potrebbero servirmi generi di conforto per la nonna/suegra della novia.

Pranzo veloce e sonnellino, la duena è meglio di un cane da guardia, mentre dormo
nessuno mi può disturbare ; quando me levanto c’è la fila ad aspettarmi : il tam tam
ha già svolto il suo compito e tutti gli interessati sanno che sono sbarcato ; giorno di
Natale in anticipo o in ritardo : lettere, regalini, aiuti internazionali, documenti
arrivano ai destinatari, tutto rigorosamente in giardino , visto che la jefa, a scanso di
equivoci, non vuole nessuno in casa , gli unici col permesso sono vecchi amici ,
amiche nemmeno a parlarne per lo meno quando c’è la novia , vengono
vigorosamente scacciate anche dal marciapiede davanti casa.

Arriva Delmo col carro, lo tiene a casa sua , lo cura come se fosse suo e lo lava due
volte al giorno, non lo capirò mai, se fosse per me l’unica pulizia che riceverebbe
sarebbe quella che farebbero dopo la riconsegna, ma lui insiste che non si può girare
col carro sucio e che io sono un cochino; come sa che vado al Cajo mette il muso
largo : lui non può passare e vede sparire la possibilità di una scampagnata; lo
accompagno alla panaderia , saluto la sua tanto tollerante jefa e parto.

Finalmente Mare a destra e a sinistra , me ne riempio gli occhi e le narici ; inizia il
controllo ponti : il pesce c’è, passano branchi di pargo avanti e indietro, qualche
picua fa da cane da pastore e gli aguon fanno da pranzo ; è tutto un ribollire e una
cacciata; peccato che non ho portato le canne, la novia sarebbe diventata vecchia ad
aspettarmi, pazienza domani all’alba sarò in caccia.

Sono le 18 e io , puntuale come un reloj suizo, sono al punto di incontro, azzarola
mi ero dimenticato il costume locale, non so se lo fanno per buon cuore o per far
vedere che possono, ma al luogo della sita sono in cinque ad aspettarmi : la novia,
due palestrati e due hermosette , e adesso dove li metto ? Per fortuna il carrettino è
un fuoristrada decapotabile, si intrecciano in quattro sul sedile posteriore con parti
anatomiche che spuntano da ogni lato; se non stanno attenti qualcuno fra qualche
mese farà la conoscenza di un ginecologo.

Finalmente siamo a Moron, distribuisco il carico a domicilio e sono libero, dopo la
cena declino un invito alla disco e con Delmo attacco la preparazione delle
attrezzature, sembra la mostra di una tienda di pesca, manca solo il commesso; si
assembrano canne, si legano finali, si scelgono gli artificiali, si ingolla ron, mi sento
un nino in un negozio di dolciumi; finalmente il rito si conclude e vado in branda.

Alle quattro la novia mi sbatte dal letto, lei deve prepararsi per prendere servizio e
visto che anch’io vado al Cajo faremo la colazione assieme e poi come mio dovere
devo portarla al lavoro; inutile spiegare che sono trenta chilometri in più , che sono
tre mesi che aspetto questo momento, che devo fare una trampa per l’entrata di
Delmo , visto che al pedaje non lo fanno passare; è irremovibile , deve avere sangre
de El Comandante nelle vene, devo soccombere.

Lo sbrigare tutte le incombenze comporta un ritardo di oltre un’ora sulla tabella di
marcia ma ormai sono in pesca e nulla può più toccarmi; Delmo speranzoso ha
caricato in macchina una borsa frigo enorme e tre sacchi, il pensiero del pargo
asado gli fa luccicare gli occhi .

Incominciano gli attacchi, niente di di enorme , tutto tra l’uno e i tre chili ma le
mangiate sono numerose e i pesci salpati pure, ogni tanto una picua dimezza
un’allamato e ogni tanto ci rimane giusto per cambiare.

A mezzogiorno pausa pappa e Delmo ne approfitta per pulire il pesce e stivarlo
nella Ghiacciaia; dove butta gli scarti è tutta una mangianza di minutaglia e non, mi
godo lo spettacolo inquinando l’aria con una sigaretta.

Riprendo la pescata, ogni tanto si ferma qualche macchina e cubano o yuma la
domanda è sempre la stessa : “Pican” , guardano le prede e se ne vanno con lo
sguardo sognante o per lo meno così sembra a me.

A un certo punto attacco qualcosa che punta al largo e si prende filo, è in corrente e
non si ferma , è grosso e non ho la minima idea cosa possa essere, Delmo smette di
pescare e si prepara a darmi aiuto, la bestia intanto si è fermata ma non riesco ad
avvicinarla a riva; l’identità è sempre sconosciuta e la metodologia di attacco non
mi permette di classificarla, devo solo combattere e aspettare.

Finalmente incomincia a cedere , il sudore mi corre a rivoli , fa ancora qualche
sfuriata ma ormai e quasi a terra, adesso lo riconosco : è un robalo , ecco spiegato la
forza, ha una coda enorme e un corpo massiccio, dopo la pesata risulterà di quasi 12
chili; non mi aspettavo niente di così grosso per cui l’attrezzatura era media e ho
dovuto gestire tutto con la massima prudenza, quasi mezz’ora di lotta.

Sono soddisfatto, per oggi basta, Delmo sfiletta a tutto spiano ; risultato : una
nevera e un sacco pieno; gli esempalri migliori sono tre parghi sui 5-6 chili e il
robalo; stasera festa grande a Moron , la distribuzione dei pani e dei pesci farà felice
molta gente.

Sono nei guai , non mi sono accorto del tempo che trascorreva e l’appuntamento
con la novia è passato da un pezzo ; me la immagino : al lato della strada battendo il
piedino e a predisporrele rappresaglie a cui sottopormi, ma non me ne frega un
tubo, sono felice, soddisfatto e giubilante, dopo tre mesi e non so quanti anni che mi
riproponevo di farlo, mi sono tolto lo sfizio.

Raccattato una novia sbraitante e furiosa mi sorbisco sorridendo tutto quel
turpiloquio che solo i cubani sanno fare e mi dirigo a casa; la sera saprò farmi
perdonare : uscita in disco e un orologino che tenevo da parte proprio per casi del
genere; sono o non sono un poco Hijo de puta ?








[Modificato da Furetta!! 23/05/2005 12.13]

Furetta!!
00lunedì 23 maggio 2005 10:49
Caibarien Pescado y Chicas.
11/05/2005 16.12


giordaloco

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Mi avevano raccontato di un nuovo posto di pesca eccezionale, a un centinaio di
chilometri da Moron, stavano finendo la costruzione di un terraplen con carreteras y
puentes che aveva congiunto Caibarien con Cajo Santa Maria e in futuro si sarebbe
prolungato sino a Cajo Coco; per il momento stavano ultimando gli alberghi e non
avevano ancora messo ne pedaje ne barriera ; una manna : territorio vergine per la
pesca e possibilità per i cubani di andarci, non come a cajo Coco dove gli autoctoni
potevano passare solo con certificato di matrimonio yumesco.

Il mio amico Delmo spingeva per l’esplorazione; tre o quattro giorni a mie spese
con la possibilità di pucciare la canna a mare e il biscotto altrove lo eccitavano da
matti; io sono fondamentalmente un pigro, ma il pensiero di territori di pesca
vergini e intoccati mi allettava, per cui dopo aver tassativamente proibito il trasporto
di esemplari femminili accettai.

La faccia di Delmo me la diceva lunga : il fatto di non poter portare chicas l’aveva
spiazzato; magnifica un paio di dee a cui aveva già prenotato, promesso e
pontificato il viaggio; era così sicuro di riuscire a convincermi all’avventura che si
era già fatto bello e aveva pianificato tutto, compagnia compresa : Rimango
irremovibile; insiste che perde la faccia , che non può imbarcarle e che due così non
si trovano ad ogni cruce; ma io non mi sposto di un millimetro : sobbarcarmi le
spese di mantenimento e ancora di più l’invadenza di due jovencitas che mi
piazzeranno la radio al massimo volume non rientra nei miei programmi.

Mugugnando, ma con gli occhi brillanti per la vacanza pagata, s’invola a dare la
mala novella alle sue complici e a preparare la maleta.

Alla mattina alle sette lui è lì, allegro e pimpante, mi fa una rabbia condita con
invidia; io sono ancora alle prese col caffè e col problema di svegliarmi abbastanza
per connettere e decidere cosa portare; il vederlo mi fa venire alla mente le parole
di una canzone “Avere vent’anni” e mentre l’invidia e i rimpianti crescono stipiamo
la macchina.

Orario di punta : bicicleteros, careton, choche e l’immancabile nino loco che tenta
di farsi ammazzare con una inversione non segnalata e non prevista : frenata,
sterzata e giù dentro il fossetto; come inizio non c’è male; bestemmie, insulti e un
paio di buonanime ci aiutano a rimettere il carro sulla strada; a poco a poco la strada
si svuota e finalmente si viaggia tranquilli.

Dopo un’oretta di viaggio, due passaggi, e tre omini amarillos veniamo fermati da
una coppia di chicas vestite di bianco : una dottora e una infermiera che hanno
ricevuto una chiamata per un parto nel paese vicino ,( pronto soccorso alla cubana :
a piedi ) le carichiamo e le scarichiamo pochi chilometri avanti subissati dai
ringraziamenti.

All’ingresso di Caibarien ci da il benvenuto un monumento di un granchio enorme
come a ricordarci che quello è un paese di mare ; con un paio di domande arriviamo
alla piazza centrale e incomincia la ricerca della casa particular; questo non è un
posto per turisti stranieri, non ancora, solo un luogo di villeggiatura per cubani e
sembra che case per turisti non ce ne siano; disperato mi rivolgo a un policia che
gentilissimo si offre di accompagnarci lui stesso.

Poco dopo il porto c’è un agglometraro di case d’appartamento quasi totalmente
dedicate all’alquiler vacanziero cubano; ci mette in contatto con una signora che ci
mostra un appartamento con due stanze, una con aria condizionata , cucina , salotto
e bagno con calientador; magnifica el video, il fogon a gas e il frigo, tre pentole, due
coltelli, sei forchette , sei piatti , tre tazzine , quattro bicchieri e dulcis in fondo la
macchinetta del caffè ; sorridendo ci offre il tutto per 20 dollari sotto gli occhi
compiacenti del polizia ; affare concluso.

Prima puntata al porto per vedere se con qualche biglietto verde è possibile
convincere il caronte di turno a levarmi per il mare azzurro; niente da fare : i
controlli sulle barche sono stretti e nemmeno con tutta la buona volontà
riuscirebbero a farmi passare per un cubano; però qualche informazione me la
danno : un paladar decente e un paio di ponti su cui è possibile fare carniere; lungo
la strada mi offrono enormi parghi e cubere nonchè gamberi e aragoste , contratto
per dei gamberi che mi serviranno come esca e ne metto in macchina un paio di
chili per un dollaro; fra solo tre anni i prezzi saranno quintuplicati.

E’ già mezzogiorno per cui decidiamo di fare esperienza paladar ; durante il tragitto
salta agli occhi che non è un posto battuto da turisti : ci seguono con gli occhi,
qualcuno saluta ma le ragazze sono schive, quasi timorose, chiaro che ti squadrano,
ma non con interesse , solo con curiosità; il paladar è decente , piccolo , lindo e
servizio rapido : gamberi, pollo fritto, papa frita, riso e polenta fritta; sembra che in
zona , oltre l’immancabile banana, di frutta non ce ne sia; ci aggiungiamo un paio
di birre e i caffe; l’unica cosa che non mi aspettavo era la mazzata : 25 dollari in
due; dovevano avermi preso per Onassis II ; a Moron lo stesso mi sarebbe costato
non più di 12; per fortuna più tardi avremmo scoperto un Rumbo eccezionale dove
con un dollaro e mezzo ti davano un bistek de res con riso, duro come una suola ma
abbondante; avrebbe risolto i nostri problemi alimentari per il resto della
permanenza.

Finalmente pesca : imbrocchiamo la sopraelevata di nuova costruzione e il mare ci
accoglie ; ho già il ditino da lancio che freme ma poco più avanti una pensilina con
sotto due aitanti policias mi raffredda i bollori ; vuoi vedere che anche qui bloccano
i cubani ? Il pensiero del tempo che perderò a riportare in città il mio amico mi alza
la temperatura di 50 gradi e sono pronto alla lucha; rallento e paro, gentilissimi mi
fanno segno di andare, sorpreso fermo la macchia e offrendo due sigarette attacco
bottone : nessun problema sono lì a controllare che i camion coi materiali entrino
carichi e tornino vuoti ; sembra che troppa gente si stia rifacendo casa a spese dello
stato; saluti e baci riparto con qualche informazione in più su dove pescare.

Arrivo a quello che dovrà essere la gioia e il dolore della mia permanenza : un ponte
lunghissimo dove sei o sette autoctoni sono già in azione : uno lancia la Tarraia e
fornisce gli altri di esca fresca; due o tre sacchi pieni stanno a dimostrare la bontà
del luogo.

Mentre monto un artificiale di una dozzina di centimetri curo i concorrenti che ,tira
y saca, sembrano decisi a spopolare la zona : niente di grandissimo ma pesciotti da
uno a due chili Vengono su come patate intercalati da qualche esmplare di buona
taglia.

Ai primi lanci solo qualche colpo ma non ferro nulla , Delmo si sta dando da fare
coi gamberi e i risultati non mancano ; inizia già a sfottere lo yuma incapace;
fingendo indiffernza che non provo cambio l’artificiale e incanno qualcosa che tira
e strattona come un pazzo, si impunta e poi riparte prendendomi metri e metri di
filo ; i locali rallentano la pesca e stanno alla finestra commentando; sudando come
un cavallo mi porto a una estremità del ponte e tento di domare il rimorchiatore
sconosciuto; quasi mi ammazzo fra i sassi per avvicinarmi al mare, a poco a poco
cede e si avvicina , Delmo è già pronto col raffio, affiora per la prima volta : è una
cubera immensa o per lo meno sembra a me, da una scodata e si riimmerge
ripartendo, ormai però è sfinita e adagio adagio riaffiora e strattonando viene a riva
; Delmo una volta tanto fa il suo dovere e l’arpiona trascinadola sul terrapieno : una
bella bestia dentacci e tutto, non è meno di 13- 14 chili; sarà il clou del pomeriggio :
fra barracuda, parghi e cubere non supererò più i tre quattro chili.

Ora del rientro, faccio il generoso e regalo tutto il bottino ai locali ricevendo in
cambio la ghiotta informazione che di notte i Tarpon se la fanno da padroni in tutta
la zona in quanto loro non li insidiano perchè di notte gira il guardia pesca a caccia
di irregolari che vanno per aragoste e gamberi e il descarado non va molto per il
sottile : in caso di dubbio sanziona tutti, inutile rischiare per un pesciaccio pieno di
spine ; non so se abbracciarli per l’informazione o scannarli per aver offeso il mio
pesce preferito, soprassiedo.

Durante il ritorno fantastico sulla nottata che mi spetta , tarpon grandi come tir
popolano le mie fantasie che vengono bruscamente interrotte dal sempre arrapato
compagno di pesca : blocca il carro a fianco di due pulzelle, una rubia ? e una
mulatica , spiegano che devono andare a una settantina di chilometri a trovare i
parenti della mulatica e non ci sono più mezzi; facciamo la stessa strada ?

Noooo, non ci penso nemmeno, nunca mas, stanotte c’è “OK CORRAL” dei tarpon
, la resa dei conti , non posso perderla; Delmo mi parla piano , mi sfotte : domanda
se mi sono dimenticato come si fa, se per caso non sono un cura travestito e un
poco mariconcito e propone una soluzione : le invitamo a cena , le ospitiamo e
domani, dopo avermi accompagnato a pesca le trasporterà a destinazione;
speranzoso che non accettino gli lascio proporre l’invento; mai speranza fu tanto
delusa, sorriso a sessantaquattro denti (32x2) e sguardo carico di promesse
sugellano il patto.

Durante la cena al Rumbo , fra un bistek, una birra e un gelato si approfondisce la
conoscenza; studiano all’università, la rubia è di Santa Clara e la mulatica una
guaira poco lejo, sono in permesso per via della madre della scuretta che ha
problemi di salute ; non è che ho questo o quel farmaco ?; niente da fare il mio
cuore è buono e medicine cardiopatiche non ne ho.

Guardo con ostentazione l’orologio ma nessuno sembra accorgersene; Delmo porta
avanti la sua conquista con l’abbronzata naturale e la blanca si scopre sempre più
esperta nei rapporti con stranieri; forse a Santa Clara non frequenta solo
l’università.

Dopo il caffè si è passati al rum mentre l’onnipresente musica fa da complice allo
svilupparsi della situazione ; sono già passate le undici e io da tempo reclamo a gran
voce la partenza per la pesca, niente da fare, moine, carezze e ammiccamenti sono
le uniche risposte ; a mezzanotte devo fare buon viso a cattivo gioco e mi adeguo, in
fin dei conti non sono di ferro; solo impongo : alla una tutti alla cama , domani mi
dispierto a la madrugada e butto tutti fuori casa.

Prima del rientro giretto al servi per recuperare la colazione : fanno incetta di
bibite, caffè, cioccolato, galleta, palitroque, leche e certe cose di grano soffiato al
sapore di cipolla che fanno vomitare solo a quardarle ; sembra che non abbiano
appena mangiato.

Delmo come entra si infila in camera con la compagna e mi molla con la rubia ; ad
ogni modo se sono quelli i programmi che insegnano all’università penso che mi
troverò una casetta nei pressi prima di invecchiare troppo.

La mattina mi sveglia un paradisiaco odore : la novia (per lui sono tutte novie) di
Delmo è mattinera e ha preparato il caffe, la mia ronfa beata, la butto dal letto e
velocizzo la situazione; in meno di un’ora (per Cuba un record) siamo fuori casa
diretti alla zona pesca .

Siamo arrivati e mentre scarico le attrezzature capisco che che le due stanno
stortando il mio compagno per prolungare la permanenza ; ma la madre non stava
male ?; sono inflessibile , rifilo una cinquantina di dollari a Delmo per la benzina e
qualche regalino di despedida e minaccinadoli con la canna li saluto.

Finalmente solo col mio mare !!! Per gli altri due giorni non mi farò irretire dalle
proposte del super macho e dalle tentazioni del Rumbo, pesca, pesca e solo pesca.

Oggi Caibarien si avvia ad essere una nuova zona turistica con tutto quello che
comporta , sulla carretera mare ci sono la barrera y el pedaje, le case particular
viaggiano ai soliti 20- 25 pezzi a stanza , le aragoste e i gamberi hanno seguito il
nuovo andazzo e las chicas hanno trovato un nuovo (o antico) modo di arrotondare.

Per fortuna che adesso ci vado con la novia e non devo passare il tempo a
respingere le tentazioni (sig...)











[Modificato da Furetta!! 23/05/2005 12.16]

Furetta!!
00lunedì 23 maggio 2005 10:55
Incidente all'ultimo dell'anno.
09/05/2005 7.42

giordaloco

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Ecco un nuovo spaccato di vita cubana; come al solito se qualche parola non è chiara domandate .

-------------------------------

Eravamo di ritorno da una razzia nelle tiendas allo scopo di reperire tutto il
necessario per la festa dell’ultimo : la macchina era piena di casse di birra, rum,
piatti e bicchieri di carta, pane , mantequilla, torte y pastelas, turon; la mia mente
vagava pensando al cerdo accoppiato a un carnero che già da ore stavano asando in
un forno improvvisato costituito da un bidone di petrolio tagliato a metà con il
fuoco e la brace che lo avvolgevano.

Non mancavano 50 metri alla casa quando da una laterale con tanto di stop sbuca
un bicicletero cantando a squarciagola e con una bottiglia in mano; il mio amico
cubano che guidava blocca, sterza, fa di tutto ma l’urto è inevitabile e il borracio,
dopo aver urtato con la cazebeza il finetrino proprio davanti alla mia faccia vola
dall’altra parte della strada centrando un cespuglio.

Sono sicuro che sia morto, scendiamo e corriamo verso di lui; la gente intanto come
al solito incomincia a fare ressa, mi rendo conto che respira e, anche se ha la faccia
coperta di sangue , sbraita che qualcuno si prenda cura della sua bicicletta; nella
mano stringe ancora il collo della bottiglia rotta.

Dopo tutto non è morto anche se così a prima vista sembra molto malconcio; il mio
amico è disperato, per lui potrebbero essere problemi, anche se è registrato come
secondo autista nel contratto dell’auto; la decisone è presto presa : guidavo io, per
un turista la situazione dovrebbe essere meno drammatica.

Spintonando e allontanando i curiosi carichiamo il sanguinante sul carro e via verso
l’ospedale; l’amico intanto ha mandato ad avvertire il padre, che abbastanza
ammanicato col potere, ci raggiungerà quanto prima per vedere di risolvere o
mitigare il problema .

All’ingresso del pronto soccorso ci viene incontro il solito policìa, inservienti,
portantini o medici nada; passeranno sette o otto minuti prima che il malcapitato sia
scaricato dal carro e inoltrato al suo destino; intanto spieghiamo il fatto all’agente :
uscito da uno stop, senza fermarsi, bottiglia in mano, cantando, la dinamica
dell’urto ecc.

Lui è serafico, non si scompone , chiede chi guidava, si fa dare i documenti miei e
dell’auto e sparisce nell’edificio facendoci segno di sederci lì fuori; dove ? Sui
gradini naturalmente.

Arriva il padre del mio amico e sparisce anche lui nel palazzo, quando riesce non ha
la cara molto rilassata e ci comunica che il borracio è in coma; incomincio a pensare
che essermi sacrificato per il mio amico non sia stata una buona idea.

Dopo un’oretta senza vedere nessuno arriva una signora con codazzo di parenti,
sembrano bravi di brutto, sbraitando entrano nell’ospedale; parlavano molto veloce
e il mio povero spagnolo non era all’altezza ; gli amici mi assicurano che non
stavano parlando di me o contro di me; mica tanto convinto vedo nubi sempre più
nere all’orizzonte.

Li fuori intanto per passare il tempo si parla dell’ospedale : già sapevo che era in
pessime condizioni anche se lo avevano ristrutturato due anni prima in occasione di
una visita di Fidel ; avevano persino fornito una decina di stanze di televisore e aria
condizionata, oggetti regolarmente spariti un paio di mesi dopo; una mia amica,
primario di anestesia mi aveva illustrato i problemi del reparto chirurgia : l’aria
condizionata erano tre mesi che non funzionava perchè i filtri erano partiti e
nessuno o per mancanza di voglia o di denaro li faceva sostituire; i medici erano
costretti ad operare con delle bandane in testa per assorbire il sudore, ma ogni tanto
qualche goccia cadeva sul paziente; le siringhe erano del tipo di vetro strerilizzabili
perchè quelle usa e getta arrivavano di rado .

C’erano dei generatori in caso di mancanza di corrente, fatto che succedeva spesso,
ma erano senza gasoline o non funzionavano; mi ricordo che , dopo aver
accompagnato un amico medico al lavoro durante un apagon gli ho regalato una
lampada ricaricabile perchè era costretto a lavorare alla luce di una candela ; la
gente poi andava e veniva come voleva perchè l’assistenza era manchevole e la
comida immangiabile ; si vedevano costretti a portare cibo e a dare una mano.

Mentre aspettavamo cercavo di risollevarmi lo spirito quardando las chicas che
uscivano dal “criadero” lì di fronte; l’avevo soprannominato io così , in effetti era la
scuola di infermeria : palazzoni enormi , cintati, dove si erudivano moltitudini di
ragazze; il vederle uscire bardate a festa per l’ultimo dell’anno mi risollevava il
morale.

Ormai erano già le nove di sera, tre ore abbondanti che aspettavamo lì; il padre era
già entrato un paio di volte in cerca di notizie ma il policìa stava aspettando il
responso dei medici per decidere il da farsi : aspettare e sperare.

Sono quasi le undici quando arriva la processione : davanti il poliziotto con in mano
le mie carte, dietro la moglie e i parenti dell’infortunato; il tutore dell’ordine mi
assicura che il paziente non ha niente di rotto, una decina di punti e niente più, è in
coma ma i medici assicurano che è un coma etilico e che si riprenderà; mi ritorna
los papelos, sorride e comunicandomi che posso andare rientra .

Non posso credere di essermela cavata così, senza firmare niente, senza
interrogatorio, senza essere portato in sede, non combina con quello che conosco
della burocrazia cubana, è inspiegabile.

Mi avvicino alla moglie del disgraziato e lì la prima sorpresa: alle mie scuse
assicura che tutto è a posto, io non ho responsabilità, il marito era ubriaco dalla
mattina e l’unico suo rimpianto era che non ci fosse rimasto secco; tutti i parenti
concordi : botalo !!!, descarado, borraceros, matalo, insomma un mucchio di
gentilezze.

Mi sento sollevato e , anche se non convinto, veleggio verso la grande festa che
sicuramente sarà incominciata senza di me; seconda sorpresa, mi hanno aspettato, il
dubbio però è sempre lì : hanno aspettato me o i generi di conforto che erano sulla
macchina ? Sono veramente maligno.

Qualche giorno dopo, tutto bendato si presenta il bicicletero a reclamare il suo
mezzo : il mio amico l’aveva ritirata e riparata ; era rimasto in coma etilico per tre
giorni e non ricordava quasi nulla ; tenta la strada del ricatto per farmi sborsare
qualche dollaro, minaccia rappresaglie poliziesche e violenze fisiche; non mi lascio
scalfire più di tanto : ero gia stato dalla polizia in cerca di informazioni e mi
avevano assicurato che tutto era a posto e che la responsabilità era del borracio, non
solo , gli avevano appioppato una multa per essere passato dallo stop senza parare.

I miei ospiti cubani fremono e incominciano a scaldarsi, il mio amico ha gia messo
mano al machete, il padre raccoglie un bastone, la moglie urla, fra insulti e
controinsulti la cosa sta degenerando; approfitto di un momento di calma e
rifilandogli 10 dollari gli consiglio di andarsene e non farsi più rivedere se non
vuole che finisca il lavoro incominciato en la calle; non so se per la mia sicurezza
(che non provavo) la mia calma (sudavo freddo) la mia decisione (non sapevo che
fare, volevo solo che tutto finisse) oppure per l’esercito armato che mi stava alle
spalle ma il tipo desiste, inforca la sua bici e sparisce per sempre.








[Modificato da Furetta!! 23/05/2005 12.18]

Furetta!!
00lunedì 23 maggio 2005 11:03
Bass in vasca da bagno.
03/05/2005 15.46

giordaloco

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Si torna a Cuba ma in acqua dolce.

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Stavo aspettando che la novia riuscisse a preparare un caffe, smanettando con un
fogon a petrolio sempre lì lì per esplodere, e intanto prendevo accordi con
Mighelito, un tenente del DTI, (più o meno la polizia politica) per la prossima uscita
a truce; l’avevo conosciuto durante una ennesima litigata con la polizia stradale,
aveva fatto da pacere e intanto avevamo scoperto la stessa passione per la pesca,
non avevo perso l’occasione e con qualche artificiale, un poco di fili ,ami e piombi
mi ero fatto un amico per la vita.

Non era il tipo da tirarti bidoni, se diceva che il pesce c’èra potevi andare sul
tranquillo; Adesso mi stava magnificando una presa (invaso ricavato
artificialmente) situata fra Moron e Ciego de Avila, poco frequentata e pertanto non
sfuttata.

Fra sibili e scoppiettii arriva sia il caffè che la decisione di provare; bene domani
mattina alle 5 si parte, si sugella il tutto con un bicchierino di rum e a nanna.

Ben satollato dalla duegna della casa carico un altro mio amico pescatore e passo a
prenderlo ; siamo in marcia, strade deserte, il posto è poco frequentato, qualche
camion , qualche carretto e due o tre immancabili bicicleteros; più avanti il nulla e
nessuno, strada dritta a non finire.

Quasi salto per aria : Para, Para: blocco e i due si frecciano verso un sacco sul lato
della strada che sta perdendo qualcosa, da come si comportano sembra che abbiano
trovato un tesoro, guardandosi in giro lo sbattono nel portabagagli e mi intimano
via, via; mica voglio rogne , devono spiegarsi : un camion di raccolta deve aver
perduto un sacco di Yucca e secondo la logica cubana “quello che trovo è mio” si
sono assicurati il contorno per una decina di giorni; niente da eccepire.

Finalmente lasciamo la principale e ci infiliamo nell’immancabile sentiero spinoso
che ci porta a un paio di casupole col tetto di guano (non quello che intendiamo noi:
è un tipo di foglie di palma) dove ci da il benvenuto un tizio che sta pulendo pesce e
un paio di cani non molto cattolici.

Immancabile caffè di benvenuto e intanto si accorge che spio il suo pescato, si, mi
assicura, non sto vedendo doppio e nemmeno il suo caffè contiene allucinogeni
sono tilapie. Orco!!! Viaggiano tra uno e due chili, mai visto niente di simile, le più
grosse che ho incontrato non hanno mai superato il mezzo chilo; intenerito dal mio
mento che quasi tocca l’ombelico spiega che secondo lui è l’unico posto a Cuba
dove arrivano a queste dimensioni perchè o per come non lo sa; purtroppo non
mangiano e si possono prendere solo con le reti.

Però se le tilapie lì sono così chissà i Bass, non sto più nella pelle.

Scendiamo verso l’acqua e, dopo aver convinto un torello che io sono più pericoloso
di lui, mi presenta il suo natante : una lastra di alluminio martellata per alzarle i
bordi di circa due metri per uno e mezzo, sembra una vasca da bagno; due sedili di
legno fissati con cuoio uno a tre quarti (per il rematore) uno in fondo per il
pescatore; i remi o quello che sono pendono da due anelli ricavati da una catena che
potrebbe aver ormeggiato la Tirpiz..

Mentre aspetto di salire a bordo un paio di “hormigas Bravas” hanno pasteggiato
col mio piede , “hormiga Brava, tradotto letteralmente significa formica incazzata e
queste lo erano per davvero : due ponfi che sembravano l’Everest e un male cane.

Finalmente sono a bordo , si fa per dire, l’acqua la tiene e questo è l’importante; gli
altri due amici cubani pescheranno da terra battendo le sponde, le solite battute
internazionali e.......buena suerte .......mortacci loro , adesso chi prenderà più niente?

Il luogo è un incanto, una musica per gli occhi : piante secche e marce spuntano
numerose dal fondo, grovigli di rami formano isolotti da tutte le parti, le rive sono
inerbate e la vegetazione scende fino in acqua; un paradiso, per noi pescatori
intendo.

Mentre monto un bel vermone da 9 pollici mi raccomando ai santi locali come
scaramanzia al buon augurio inviatomi dai colleghi che stanno già salpando
qualcosa che da lontano sembra interessante.

E’ il sogno segreto di ogni pescatore: botte, toccate, salpate, niente di exstra , tutte
prede da mezzo a due chili ma qui da noi chi se li sogna?

Il barca/canoista mi consiglia di provare vicino agli erbai, dice che data l’ora è
facile incoccare in qualche bella bestia, avvicinandomi alla sponda vedo che i locali
hanno salpato un paio di bestie sui tre quattro chili, l’invidia mi rode.

Monto, lancio, cambio manporro di tutti i tipi e colori , artificiali tecnologici ma i
risultati non cambiano : misure medie; solo una sui tre chili che si avvolge in un
ramo sul fondo e facendomi marameo se ne va .

Di colpo smettono di mangiare , nada mas, finito, torniamo a riva e il nostro ospite
si offre di cucinarci un paio di tilapie (per assagiare) e un paio di bass; ricambiamo
con birra, rum, panini e sigarette.

Mentre sbrano un filettino di tilapia , sforzandomi di non notare dove e come è stata
cucinata, facciamo un consuntivo: una ventina di pezzi in tre, da mezzo al chilo e
mezzo più due pesciotti sui tre chili non certo presi da me.

Urge una investigazione: con che li hanno presi ? Mi mostrano una cosa nera lunga
sui 30-35 centimetri quasi senza forma , solo una codina finale piatta, e duri come
un sasso; li fanno in casa a Ciego ricavandoli da vecchi copertoni, te ne danno 15
per un dollaro; alla faccia e io che mi sono svenato per attrezzarmi.

Basta mangiare, me ne faccio dare un quattro o cinque e spingo il gondoliere verso
il transatlantico non facendo caso alla coda di bass che gli spunta dalla bocca; devo
pescare, provare questi spaghettoni informi.

Nebbia assoluta , non si muove nulla, un paio di colpetti ma saranno tilapie o
pescetti insulsi, il barcarolo mi rassicura che più tardi usciranno e infatti verso sera
ricomincia il ballo ma sono sempre di taglia media; poi all’improvviso qualcosa
vola nell’aria : ha picchiato in 30 centimetri d’acqua, sarà oltre quattro chili; il
problema che fra me e lei ci sono dei rami affioranti e la maldida ci si ficca con
entusiasmo e si pianta; mi avvicino con la barca e la vedo ingarbugliata fra i rami,
non sta certo ad aspettare una mia decisione, solleva un polverone e quando torno a
vedere è sparita, il lancero demolisce la legnaia e recupera il tutto : sboccata.

Ricomincia e finalmente vicino a un tronco marcio ferra. Fila per un secondo poi
salta..... , bella , bellissima , superba ; si riimmerge e tira verso il tronco, la forzo:
questa volta non mi frega, a poco a poco si avvicina, come vede la barca risalta una
o due volte, poi più vicino sbattacchia disperata ma ormai oplà è in barca.

Bene, finito, sono soddifatto si torna a riva; mi tolgo la soddisfazione di
sbeffeggiare i locali dopo la pesatura : 4200 grammi, d’accordo la bilancia è tipo
stadera sicuramente abbandonata in loco da Garibaldi ma più o meno ci azzeccherà.

Hanno le cornine abbassate e anche se si prendono il merito di avermi dato le esche
giuste si vede che gli brucia.

Carichiamo l’attrezzatura, diamo una decina di bass e 10 dollari al barcaiolo ( i
bass li venderà la mattina dopo con le sue tilapie a Ciego) e partiamo.

Ciao alla prossima.








[Modificato da Furetta!! 23/05/2005 12.20]

Furetta!!
00lunedì 23 maggio 2005 11:19
La tribù dei cavedani.
30/04/2005 8.31

giordaloco

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E' ora di tornare in Italia con qualcosa di umoristico:

A Luino , da sempre, c'è un branco di cavedani stanzial/sgamati che è e sarà sempre la croce e delizia di molti pescatori di passaggio : stanno lì, ingoiano tutto quello che la gente butta e non si spostano, ma quando spunta una canna Via!!!! Spariscono sino a cessato allarme, salvo qualche veloce esploratore, toccata e fuga.
Ho visto, nel tempo, tante avventure che mi è venuta l'idea di unirle in un racconto umoristico pescatorio: eccolo per voi.

-------------------------------------

Centro di Luino,fronte lago,parcheggio (sempre pieno), la tribù dei cavedani"Qui ci sono io ,Tu gira al largo" comprendente anche una decina di esemplari oltre i due chili, sta contendendo croste di pane,lanciate da un pargolo, e altre cose innominabili uscenti dalla fogna (il depuratore funziona 1 ora si e sei mesi no), a dei concorrenti alati: cigni,gabbiani anatre, non manca qualche cormorano ma lui va per alborelle.

La pace gastronomica/fognaria viene interrotta da due pescatori sicuramente nuovi del posto e forse anche un tantino sprovveduti.

Occhiata in acqua, bocca a O , tremore eccital/piscatorio e sguardo "adesso faccio una strage".

La fretta e l'eccitazione è tale che per tutto il piazzale volano cassette,cassettini, ami,filo e una bobina dello 0,0001 vola nell'aria e ,quasi invisibile, prova a decapitare un pensionato che guarda il lago.

Finalmente dal polverone spuntano due canne e in un silenzio di morte iniziano a sporgere dal parapetto, la tensione è alle stelle, i volatili continuano a volteggiare. e...... i cavedani sono spariti!

Spariti? Beh non importa c'erano quindi ,devono tornare. I nostri tecnoeroi non demordono: mulinello Stella Fa 20000 ful optional (a-rb-fs ecc.ecc.) tipo "come giro lo stronco" ; Canna best master 120 passanti titanium gold "se tiri sei distrutto" ; galleggiantino "se mi muovo sei fatto", Finale 0,001 extra strong "only for mikrokirurghi" e infine amo affil/chimico/noKill del tipo "buco tutto io".

In fondo da una parte una gatozza "Potessi diventar libellula" e dall'altra un'alborella "mangiami che sono bella" e finalmente nel silenzioso acqua-deserto dei tartari sono in pesca.

L'impianto tecno-gatozza ha un fremito, adrenalina pura, ferrata da strappa labbra e una piotta da 100 grammi piomba sul piazzale spandendo odore di fogna, tra l'imbarazzo generale il tecno cambia esca: una bella crosta di pane galleggiante "Prima bollavano e ci davano..... Orco!!".

Il tecno-alborella è tutto teso,ha sentito un tremore , un abbocco: molto più sgamato del suo compagno ferra dolcemente e pilota verso riva una cosetta scura con le righe della famiglia "percus nano" che gentilmente slama (mani bagnate) e restituisce a nettuno. Quasi di nascondone cambia tutto e va in pesca con una due metri "lancio lungo, nessuno mi ferma", girella-moschettone 12 cuscinetti + 1 cuscino, artificiale "se mi vedono mi amano" radio/controllo/comandato da chi non so.

L'altro pescatore intanto contende la crosta di pane a un gabbiano inferocito che si è ingrippiato nella super lenza "tira che non mi spezzo" e lotta per la sua libertà gastronomica: sangue, dita martoriate e naso come un peperone ma finalmente il signore dei cieli è libero.

Nel frattanto arriva un vecchietto con una Bamboo esagonale, un Alcedo di buona memoria, il filo non so e un artificiale scrostato e senza paletta (mi sembra di riconoscere un vecchio amico ancora in commercio): al secondo lancio un bel sommergibile oltre il chilo, lo slama e lo fa scivolare via.

Altro lancio , un poco di lotta e il vicecapo della Tribù è a riva, dopo un rapido controllo per valutarne le dimensioni finisce in un vecchio cestino di vimini con coperchio a molla; artificiale fissato al manico di sughero , canna in spalla e via.

Panico; i tecno a testa bassa spalano tutte le attrezzature sul fuori strada PiK Up e partono per altri lidi.

Uno sguardo in acqua e la Tribù è ancora lì; non sto scherzando (almeno non troppo) la tribù è ancora presente e sta aspettando chi la metta alla prova; se c'è qualcuno che ha del tempo da buttare a lago sono qui per portarcelo.

PS: il vecchietto non sono io.

Ciao.










[Modificato da Furetta!! 23/05/2005 12.30]

Furetta!!
00lunedì 23 maggio 2005 12:38
Divinazione e Predizione.
27/04/2005 6.48

giordaloco

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Visto l'interesse per l'argomento ecco un'altra esperienza con il Brujo di Moron (prezzi modici e risultato quasi sicuro ?)

--------------

E’ arrivato un nuovo ospite nella casa particular, la duena si fa in quattro per farlo
sentire a suo agio e , essendo un italiano mi chiama, interrompendoni la lettura, per
presentarmelo : un ragazzo sui 27 anni, romagnolo, prima volta a Cuba e interessato
a vedere e a provare tutto.

Il poveretto è stravolto : turista fai date, gli avevano raccontato cose favolose su
Cajo Coco e era partito deciso a vederle e a viverle; aveva raccattato le solite errate
notizie e consigli quì e là, valigia pronta, volo last minute, scarso bugget e
atteraggio tre giorni prima all’Avana .

Agganciato al volo all’aereoporto !!!, carro particular, casa lo mismo,chicha,
paladar, disco, la solita trafila e drastico drenaggio dei fondi; vano il tentativo di
bloccarlo all’Avana, lui vuole Cajo Coco, per cui mossi a compassione lo caricano
su un treno destinazione Moron, e ora eccolo qui, sperduto nel nulla a desiderare il
Cajo.

Se si fosse informato meglio o avesse avuto buoni consigli con quello già speso si
sarebbe potuto fare una settimana todo incluido al suo tanto sospirato lugar.

Meglio andare giù duro ; gli illustro la situazione e i prezzi : Al Cajo non ci sono
case particular, gli hotel pagati qui costano un occhio della testa, la macchina una
cinquantina di dollari al giorno, un motorino 30 e settanta chilometri al giorno su
due ruote sono una pazzia; vedo che conteggia mentalente i suoi 15 giorni e gli
spuntano le lacrime agli occhi; l’ho sempre detto che sono un debole : lo riassicuro
offrendomi di portarcelo qualche volta , tanto ci vado per pescare; nel frattempo gli
consiglio di farsi una cultura quà in città.

Nel frattempo arriva il mio amico Delmo il cochero e, minacciandolo di
rappresaglie se tenta qualche trampa o se gli presenta una jinetera, gli affido il
pargolo per un primo giro di Moron : la città dei galli.

Me lo riporta con gli occhi fuori, una pila di domande e una fame che levati;
rispondo come posso, si mangia e la sera me accollo per la disco; ha la stessa età di
mio figlio e io mi sento tanto padre; dopo averlo sommariamente istruito lo metto in
mano a un paio di amiche non molto pericolose e, dopo averle incenerite con uno
sguardo me ne vado per i cavoli miei, va bene la bontà d’animo ma non sono ne un
santo ne una guida turistica.

Nei giorni proseguo la sua istruzione turistico/sociale, visite alla città, al Cajo, alle
varie lagune con giretto in barca tra le mangrovie (io intanto pesco), si è già inserito
nel contesto e frequentando una famiglia fa le prime conoscenze con altarini,
offerte,santi e superstizioni; questo gli aguzza l’interesse e mi subissa di domande.

Avessi saputo come sarebbe andata a finire mi sai ben guardato di dargli corda , ma
del senno del poi sono piene le tombe; gli accenno alle mie esperienze con un brujo
ed è come accendergli un fuoco sotto il sedere; vuole sapere tutto, vuole conoscerlo,
vuole fargli domande ; a malincuore acconsento di portarlo dal Padrino.

Attraversa il Vaquerito assorbendo con gli occhi e con le narici tutto quello che lo
circonda : le baracche, i cani, le chicas succintamente vestite, i mercatini di
comida, i maiali per la strada, la signora col casco di banane sulle spalle, il degrado
e l’allegria, sembra non notare gli sguardi del barrio, non acostumbado a vedere
uno yuma da quelle parti.

Arriviamo da Andrè e ci sediamo ad aspettare che si liberi, viene avvertito e dopo
poco ci riceve : baci e abbracci per me e rispettoso saluto per il nuovo; faccio da
interprete per il giovane che subissa il brujo di quesiti ; la faccia di Andrè si fa
sempre più scura e pensierosa man mano che il jovensito parla, la cosa non mi piace
anche perchè non riesco a capirne il motivo.

Di botto gli domanda se vuole che gli faccia le carte; lo so per certo che non usa le
carte per le sue divinazioni, come per tanti altri le carte , le boccie di vetro, le
candele, l’acqua sono solo punti focali su cui convergere l’attenzione e canalizzarsi.

Inizia la partita, l’ho visto in azione altre volte e spero che non mi sconvolga più di
tanto l’iniziando; lo riassicura che suo fratello sta come al solito, gli spiace che sua
madre sia morta , che lui nell’immediato non corre pericoli di sorta e che quando
rientrerà la relazione rotta tornerà a fiorire; unica cosa : vede una zona scura ma se
gli lascia un giorno di tempo sicuramente capirà il significato.

E’ pietrificato e fa su e giù con la testa confermando quanto detto dal brujo, io lo
sono un poco meno visto le passate esperienze, insiste per ulteriori informazioni ma
Andrè si chiude in se stesso e gli consiglia di tornare il giorno dopo ; come faccia a
sapere queste cose è un mistero ; anch’io delle volte ho delle premonizioni ma mai
così precise e dettagliate.

Rientrando mi conferma che è orfano di madre, che il fratello per un incidente è in
coma da anni e che è stato mollato dalla ragazza il mese prima della partenza; non
vede l’ora che venga l’indomani per ulteriori chiarimenti; la sera quasi non mangia
e va a letto presto; mi sento colpevole per avercelo portato.

La mattina dopo scalpita per ritornare dal divinatore e sono costretto a portarcelo; la
scena è la medesima, solo il brujo è più rilassato e dice al giovane che non deve
preoccuparsi, il fratello ha avuto problemi ma ora sta come sempre, la zona scura è
sparita e non ci sono guai all’orizzonte.

Gli molla la bottiglia di rum come propina e si fa portare al più vicino posto
telefonico; sono le 10 di mattina per cui in Italia le 15, una buona ora per le
telefonate; contatta il padre che gli conferma il problema cerebrale avuto dal fratello
il giorno prima, ora è tutto stabile, non serve la sua presenza e può tranquillo
continuare le vacanze.

Al poveretto sembra passata la voglia di vacanza, mi riporta sull’argomento
curandero e simili ma si guarda bene dal chiedermi di riportarlo da Andrè ; sembra
averne paura , o forse ha paura di quello che potrebbe dirgli.

Io, avendo visto il brujo in azione altre volte non mi sono meravigliato, anche se
questa volta le predizioni e le descrizioni delle situazioni erano oltremodo precise;
come faccia a canalizzarsi così bene non lo so ma è un dono come un altro, e lui,
ogni tanto, non sempre , lo esplica al meglio.

Mi spiace che il neofita sia rimasto tanto sconvolto, ma anche questo fa parte
dell’esperienza di crescita.

Arriva il giorno della partenza e a me è rimasto il tarlo della novia perduta, per cui
mi faccio dare il telefono e mi riservo di farmi vivo.

Tre mesi dopo, in Italia lo ricontatto e..........miracolo è tornato con la novia; Andrè
ha colpito ancora.

----
Furetta!!
00lunedì 23 maggio 2005 12:48
CUBA ,la prima volta.
25/04/2005 7.50

giordaloco

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Come promesso ecco quì il mio primo impatto con Cuba quando ancora le navi andavano a vela o quasi.

----------------------------

Non è facile dimenticare la prima volta a Cuba; erano circa i primi degli anni 70 e
l’Isla aveva da poco tempo riaperto i contatti turistici col mondo, le cose non erano
come adesso : il dollaro non circolava e se qualche cubano ne fosse stato trovato in
possesso avrebbe passato i guai suoi, ancora oggi c’è al gabbio qualche cubano
arrestato mentre trafficava in dollari.

L’ingerenza del potere poi era totale e coinvolgeva anche i turisti : come arrivavi,
sempre e comunque in gruppo come le pecore, ti veniva assegnato un consigliere o
controllore politico che passava con noi tutto il periodo di permanenza cercando di
limitare al minimo i contatti con i lavoratori cubani controllando quello che dicevi e
quello che pensavi.

Le ragazze poi meglio scordarsele, per il turista non esistevano, e se qualche galletto
insisteva sulla cosa e insidiava una lavoratrice dell’hotel, fuori non era possibile per
via del controllore, la poveretta rischiava l’allontanamento immediato.

Ma è meglio andare con ordine : il viaggio, per me e mia moglie, era stato
organizzato a scopo subacqueo: due settimane all’Hotel Colony sull’Isola della
Gioventù, chiamata così perchè raccoglieva un gran numero di scuole , la maggior
parte ad indirizzo agrario.

L’arrivo all’Avana mi aveva stordito, il profumo, i suoni , la lingua, il caldo , la
gente, anche se ancora non me ne ero accorto mi erano già prenetrati nella pelle e
nel cuore, segnando per sempre il mio futuro.

La tratta Avana/Isola fu effettuata con un vecchio e scassatissimo Duglas
dell’ultima guerra; gli sguardi preoccupati dei turisti avevano mosso a compassione
la hostes: un donnone con pantaloni elasticizzati e maglietta a righe bianche e rosse
che, prima della pertenza ci ha rassicurato dicendo che il motore era nuovo, appena
recuperato da un magazzino delle Filippine.

L’aria a bordo era mossa da piccoli ventilatori posti sopra i sedili; subito dopo il
decollo da vari punti della carlinga incominciò ad uscire un vapore bianco
terrorizzando i passeggeri; ci volle del bello e del buono perchè la hostes,
distribuendo caramelle, riuscisse a convincere la gente che tutto era normale e che
era solo condensa dovuta alla differenza di temperatura.

Il panorama dall’aereo era magnifico, volando basso si riusciva a vedere i fondali, le
isole, le lagune, il tutto pervaso da una luminosità insolita e da colori a cui noi non
eravamo abituati; ero già stato alle Maldive, nel Mar Rosso, in Africa, ma qui i
colori e le impressioni erano diverse.

IL tragitto areoporto hotel non fece altro che confermare la prima impressione: le
palme, il mare, l’aria tutto era nuovo e affascinante; l’unica cosa che stonava erano i
buncher con mitragliere e cannoni antiarei rivolti verso il mare e coperti con teli
mimetici; non so se per pudore verso i turisti, o per segretezza o semplicemente per
proteggerli dalla salsedine.

All’hotel primo scontro con la mentalità statal/social/politica dell’epoca : i tanto
servizievoli omini, che da noi assolvono il compito di trasporto valige quì non ci
sono, non è contemplato che i compagni facciano questo tipo di servizio schiavista,
ognuno deve provvedere per se; bene si risparmiano mance , intanto sono vietate
perchè è un’altra foma di avvilimento capitalista.

La mattina dopo il secondo scontro culturale/amministrativo : alla colazione ci
troviamo serviti dei salsicciotti unti, del pane tostato, del caffè e delle bibite (hotel
1° categoria); alle immancabili proteste : e il latte, la marmellata, la frutta la candida
risposta è : il rifornimento statale è in ritardo per cui oggi è così, scusate tanto.

Alla domanda : ma non c’è una città vicino ? non si può mandare a comprare latte e
marmellata ? la risposta è uno sguardo allibito, meravigliato e offeso seguito da un
secco : non è possible, è un compito della gestione statale, non appena possono lo
faranno.

Così per tutta la vacanza ci sarà un’alternanza di privazioni: una volta il pane “finita
la farina”, una volta il caffè, un’altra la frutta e così via.

L’hotel , secondo le assicurazioni era stato appena restaurato : la moquette faceva
onde e era un puzzle di macchie sospette, il soffitto si sfogliava, il bagno perdeva
acqua, la porta finestra non chiudeva e mancavano le tende notturne, l’aria
condizionata funzionava a singhiozzo; l’unica cosa perfettamente funzionante era la
disco, frequentata da cubani e dai pochi turisti e dai soci russi; per una birra io pagavo un dollaro e
il cubano un peso, altri tempi.

Quando c’era la materia prima, la cucina era buona, niente di elaborato o molto
variato però aragoste, tortuga e pesce non mancavano mai quello che ogni tanto
faltava era il pollo e il maiale.

Finalmente Il primo giorno in barca , una cosa in ferrocemento da 20 metri risalente
agli anni 40 (infatti tale tecnica di costruzione fu abbandonata nel 50) con un
motore diesel che la scuoteva come un frullatore ; tubi e spuntoni si ergevano
ovunque al solo scopo di riempirti di lividi a fine giornata.

Le attrezzature sub di buona qualità portavano i segni di una assoluta mancanza di
manutenzione; gli strumenti in dotazione ai quatto accompagnatori/istruttori
sarebbero bastati solo per due, nel senso che molti si erano rotti e mai sostituiti alla
faccia della sicurezza del turista; proprio il giorno seguente sarebbe scoppiato il
tubo manometro di un istruttore lasciandolo per sempre nell’impossibiltà di sapere
quanta aria avesse a disposizione durante l’immersione Mosso a compassione ,
quando sono partito gli ho lasciato il mio unitamente al profondimetro e bussola.

Il personale di bordo dal capitano all’ultimo mozzo erano gentilissimi e sempre
disponibili come sono e saranno sempre i cubani; interessati a quanto succedeva
fuori isola erano affamanti di notizie e sempre pronti alla chiacchera se non fosse
per la presenza del controllore che col solo sguardo li rendeva muti; dopo ogni
immersione trovavamo pronta frutta sbucciata e caffe; quello che ci mandava dietro
l’hotel, lo stesso che si consumava a terra, era terribile, sempre e soltanto
liofilizzato; forse pensavano che i turisti non gradissero quello sano e naturale.

Per fortuna che il capitano, dopo accesa discussione col politico, è riuscito ad avere
l’autorizzazione di prepararci il suo e proprio grazie al capitano ho potuto
assaggiare per la prima volta boniato frito.

Le immersioni d’altro canto erano spettacolari; in special modo quella su un relitto
dove ci aspettava la LOLA un barracuda di quasi due metri, conosciuto in tutto il
mondo subacqueo come attrattiva internazionale; come arrivava il barco usciva dal
relitto e si metteva in attesa a mezz’acqua; a noi sub, ci veniva dato un sacco pieno
di pesce da dare al mostro. Alzare il pesce e aspettare che che quel tritacarne te lo
levasse da mano era terrorizzante, quasi nessuno, tranne gli istrutti lo faceva, la
maggioranza, quando la picua era a un paio di metri mollava il pesce e tentava la
fuga; vedere quella bocca enorme e piena di denti che ingurgitava il pesce faceva
impressione; quando ce ne andavamo la picua aveva una barriga come se avesse
ingurgitato un’anguria.

L’unico neo era la “presenza” , condizionava tutto, i rapporti, le risate, la
spontaneità; gli accidenti e gli auguri che fluivano copiosi sia da noi che dai locali
però giunsero a buon fine; dopo poco meno di una settimana il malcapitaro fu colto
da una colica renale e ricoverato in ospedale.

Non pote immaginare la gioia : prima, per portare a bordo qualche bottiglia di rum e
qiualche pacchetto di sigarette per l’equipaggio dovevamo farlo di nascosto; il
capitano sapeva che quando indicando la tanica dove lavavamo le mute si diceva
:”agua sucia” poteva star sicuro che lì dentro avrebbe trovato il rum.

Le uscite senza il controllo furono spettacolari; il cibo portato a bordo dall’hotel era
sempre il medesimo e faceva schifo: uno spezzatino che noi avevamo
soprannominato Kit&Kat cibo per gatti; come sprarì il politico saltarono fuori fucili,
arpioni e rampini per aragoste più pentole e pentoloni; ogni giorno salivano a bordo
pesce pregiato e non meno di 30-40 aragoste mai mangiato meglio, e, pensando al
pobrecito nel suo letto di penitenza, tutto aveva un sapore migliore.

La cosa non durò per molto, solo quattro o cinque giorni, prima che arrivasse il
sostituto ma diede un sapore e un tocco tutto particolare alla vacanza : mi fece
innamorare in modo irreversibile dei cubani.

La gita a Nuova Gerona fu un fallimento: intruppati come scolaretti, ripresi ogni
qual volta ci si fermava o per vedere qualcosa o per parlare con qualcuno stavamo
per esplodere e già qualche battibecco al limite della rissa si era avuto; l’hijo de
puta, con una calma imperturbabile incassava insulti e vav..... e scriveva su un
libricino; cosa, perchè o per chi non l’ho mai saputo.

La prima impressione del paese fu di squallore, sporcizia e mancanza di
manutenzione; i negozi vuoti, qualche articolo qua e là sugli scaffali, qualche
barattolo di marmellata bulgara, due o tre pentole, qualche stringa, qualche scarpa
pochi vestiti, all’epoca andavano di moda i jins elasticizzati che facevano un
fondoschiena da balena a buona parte delle cubane allevate a patate e boniato;
suvenir nada ,sarebbe andata bene anche una tazza col piattino ma non c’era verso
di trovarle appaiate.

Era il periodo in cui i cubani incominciavano a parlare che forse si sarebbe potuto
comprare la casa dove vivevano o costruirsela: lo stato avrebbe fornito il prestito
che poi sarebbe stato rimborsato negli anni, cosa assolutamente nuova per loro. Si
parlava sempre di questo, loro non si fidavano molto, i dubbi erano tanti : e se poi
cambiano idea ? Mio padre aveva una finca e la quitaron: adesso la manutenzione la
fanno loro poi devo pensarci io : pintura, tuberia y otro, dove trovo i soldi ?; e se il
prestito non mi basta ? insomma erano in una confusione totale.

La vacanza stava giungendo al termine e si poneva il problema di come ringraziare i
gentilissimi marinai, rompipalle escluso : dollari non si potevano dare e non li
volevano; l’unica cosa erano oggetti tangibili ; svuotammo la tienda : rum, sigarette
, cappelli, saponi, profumi, orologi; svuotammo le valige : pantaloni ,magliette,
vestiti per le mogli e figlie, attrezzature da sub, tutto quello di cui si poteva fare a
meno prese il volo.

Di ritorno ci toccarono tre giorni all’Avana e lì le cose erano diverse :
l’organizzazione turistica era impeccabile per Cuba chiaro, si poteva girare soli, tutti
erano gentili , in hotel si mangiava magnificamente e non mancava nulla, solo i
negozi locali erano semivuoti, quasi come quelli di Nuova Gerona.

Per descrivere i giorni dell’Avana ci vorrebbero altre 10 pagine per cui lo rimando
alla prossima; sono tornato molte altre volte : Avana, Cajo Largo, Santiago ecc. ma
niente mi ha più colpito come la prima volta.


Furetta!!
00lunedì 23 maggio 2005 13:10
Avventura alla Patana.
23/04/2005 18.37

giordaloco

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Jardin de la Rejna : arcipelago disabitato a 40-50 chilometri dalla costa; uniche attrezzature un albergo galleggiante, ricavato da una vecchia chiatta petrolifera, due barche grosse per uscite comuni e sei o sette barche col 60 cavalli per uscite singole; ci si arriva con 5-6 ore di navigazione e c'è solo isole, canali e mangrovie. un paradiso di natura, subacquea e pesca.

GODETEVI L'AVVENTURA.Sono già tre giorni che mi sto sollazzando ai Jardin de la Rejna, pescate mattina,
pomeriggio e sera, pesci a non finire, il cuoco meraviglioso sta cercando di farmi
ingrassare con piattini tipo : spaghettate all’aragosta, pargo asado su un letto di riso,
filetti di carangide, carpaccio di cernia, cubera con maionese e molto altro.

Vedere mangiare i cubani è uno spettacolo : piazzano tutto in un piatto : riso sotto e
poi avanti !!! ci mettono sopra tutto quello che hanno a disposizione carne, pesce,
verdura, formaggio, fagioli , sughi e immancabile in ogni pranzo una banana, a
questa , al riso e ai fagioli non rinunciano.

Era da un paio di giorni che Fulvio, l’ex veterinario di Torino, lavoro e carriera
buttata alle ortiche per venire a vivere quì come guida, stava organizzando una
uscita pemeridian/notturna a bolentino.

Il giorno prima aveva preso una retata di sardine ,o qualcosa di simile, e l’aveva
scaraventata in un bidone; poi con un aggeggio di sua invenzione : un’elica fissata a
un trapano elettrico , aveva provveduto a maciucare il tutto , spruzzando pezzi,
viscere e squame di pesce per tutto il ponte rendendolo quasi inagibile.

Buena suerte che Pepe e Franco erano rimasti a Moron per quella settimana, in caso
contrario , vedendo la loro tanto amata Patana riverniciata con patè di sarda,
avrebbero usato Fulvio come esca per squali.

La puzza di ora in ora si stava facendo sempre più insopportabile e già
incominciavano i consigli su dove buttare sia il veterinario che la sua mistura; il
pensiero di dover sopportare quella schifezza sino al giorno dopo rendeva tutti un
poco eccitabili e Fulvio, allo scopo di evitare un ammutinameno fu costretto a
trasferirla immediatamente sulla barca che avremmo usato per il bolentino.

Ed ecco il giorno fatidico ; con quello che si stava caricando a bordo si sarebbe
potuto allestire un negozio di pesca : canne di tutti i tipi , casse , cassetti, cassoni di
minuterie , piombi e finali già pronti pendevano appesi ad ogni dove; eravamo in
sette con non meno di 21 canne già pronte con vari tipi di montature.

Finalmente si arriva sul punto prescelto : una ventina di metri di fondo; da quanto si
può capire dallo scandaglio è una scarpata che finisce sulla sabbia una decina di
metri più avanti; Fulvio ha già buttato un pò della sua schifezza e sta urlando le
disposizioni : tutto quello più piccolo di 30 centimetri dentro la tinozza con l’acqua,
servirà come esca viva; tutto il resto salvo parghi, cubere e cernie torna in acqua; le
dimensioni di quelli che teniamo le decido io; sembra Nelson che da le disposizioni
per la battaglia .

Poi è tutto una frenesia : si innesca , si lancia , si salpa , si bestemmia , si rompe ; le
magiate sono continue, le catture meno ; sembra che i pinnuti abbiano seguito un
corso di mangia e frega le esche; qualche ripetente che non ha seguito le lezioni ci
rimane, con gran felicità di tutti gli assatanati.

Fulvio, usando il peso della sua autorità si è appropiato della prima rubirubia
salpata, l’ha innescata con una montatura a galla e l’ha filata in corrente; c’è ancora
abbastanza luce per vedere un paio di schiene che gli ronzano attorno, ed ecco ....
un barracuda di buona taglia attacca, forma un gorgo e va.......

Fulvio immobile, lo squardo al filo, tranquillo come deve essere un grande
condottiero aspetta il momento della ferrata ; Fatta !!!! La canna si piega , la
frizione gracida cedendo filo e ..... addio.....se fuè : la stoica tranquillità va a farsi
benedire, le saracce si sprecano; affiora l’esca tranciata a metà ; un paio di dentuti
continua a seguirla , si avvicinano e via , tornano e via, sembra che il pesce
dimezzato non sia di loro gradimento.

Altri, vedendo lo spettacolo imitano e finalmente qualche barracuda sale a bordo per
poi essere rilasciato; per lo meno ,vengono rilasciati quelli che sono stati rampinati
in bocca e hanno subito pochi danni, gli altri saranno destinati come cibo/attrazione
per gli squali dei subacquei; portare a bordo un barracuda senza fargli danni è
difficile e anche pericoloso.

Le catture di tutti i tipi e di tutte le dimensioni si sprecano, le braccia sono stanche
e allora decido di tentare il colpo grosso: innesco un pargo perro di una ventina di
centimetri e lo calo raso fondo; non fa in tempo ad arrivare che qualcosa di cattivo
come l’aglio se ne impossessa e parte come se volesse emigrare a Miami; due
strapponi per ferrare e mi appresto alla lotta , ciccia, nisba, nada il forzuto se n’è
andato lasciandomi il doppio amo vergognosamente nudo.

Non sia detto che non ci riprovi : altra malcapitata esca e sono in pesca ; non passa
molto che c’è l’abboccata, aspetto , la lascio andare e poi ferro!!!!!!!!! Presa!!!! c’è
e rimane attaccata, tira verso il fondo come un rimorchiatore; Fulvio interviene :
Bloccala !, Bloccala !, fa presto a dire, chi la ferma quella ?; lo so che se si intana è
finita ma se chiudo la frizione può anche rompere; forzo un pò e riesco a sollevarla
di qualche metro, forse sono in sicurezza ; chiunque sia non molla , strattona e tira
verso casa ; da come si comporta ci sono due possibilità o una cubera o una cernia;
pendo più verso la cernia : è pesante ma non molto vivace, una cubera si sarebbe
scatenata di più .

Finalmente, dopo molto tira e molla affiora : è una guasa, stessa famiglia delle
cernie, di circa 30-40 chili , una boccaccia enorme da cui spunta a lato il mio amo,
Fulvio sentenzia che è troppo grossa per cena e senza pietà mi taglia il filo; manca
poco che gli faccia ingoiare la canna ; volevo vederla da vicino, toccarla , sentirla e
invece sto descarado mi rende orfano ; se non mi trattengono lo puccio nel bidone
della pastura ; va bè pazienza, la lotta e il divertimento avuto non me lo può
togliere nessuno; accendo una sigaretta e lo perdono.

Mentre fumo osservo i compagni di caccia, anche loro mostrano i segni della
stanchezza; uno in particolare sta lottando con qualcosa di vivace che ogni tanto
affiora sciacquando e si reimmerge tirandosi dietro il filo; il pover’uomo è alla
canna del gas, non ha più fiato, arranca ma non vuole cedere la canna ; il pesce
sembra averlo capito e raddoppia gli sforzi ; tutti gli altri ormai hanno riposto le
attrezzature , è solo lui è in lotta ; Fulvio ,che non vede l’ora di rientrare , con
gentile fermezza gli sfila la canna e inizia il recupero; poco tempo ed è fatta : un
Serra di oltre venti chili si dibatte sul ponte; la pescata è finita si leva l’ancora e si
rientra.

Sulla patana ci aspetta uno spuntino notturno , un paio di rum e a nanna; domani è
un altro giorno.

Grazie Cuba.
Furetta!!
00lunedì 23 maggio 2005 13:18
SANTERIA 1.
20/04/2005 9.38

giordaloco

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Questa è una esperienza che riguarda una pratica molto diffusa a Cuba e coinvolge magia, superstizione, credulità e qualche volta qualcosa di vero.

----------------------------------

E’ da un pò che noto che la novia porta al collo, in tasca o in qualsiasi altro posto
possa essere nascosto, un oggetto, e si premura di nasconderlo ogni qual volta se lo
leva; al mare lo imbosca nel cruscotto auto o sotto il tappetino, in camera
nell’escaparate o nella mesita de noche, cerca di non farmelo vedere; non sono
curioso più di tanto.

Una sera , stiamo cambiandoci per uscire a cena, e vedo “ l’oggetto” in bella
mostra sul comodino : è qualcosa infilato in un sacchettino di stoffa rossa alquanto
sucio (chiaro, se lo porta sempre addosso).

Lei è in bagno per cui le grido : Metto la tua “cosa” nel comodino; quanto mai !!! ,
arriva come una furia, farfuglia parole strane * reguardo, padrino, mala suerte,* mi
si getta addosso , quasi mi stacca un dito, me lo strappa di mano gridando: lo has
tocado, lo has tocado !!! e si mette a piangere.

Piange e non vuole spiegarsi; bene, adesso basta o mi spiega o la sbatto nella
porqueriza e ce la lascio fino a che non si calma; a poco a poco riacquista un certo
controllo e fra sospiri, lacrime e tremori riesco a capire che è un reguardo, fatto dal
suo padrino, che deve portarlo sempre con lei e che nessuno deve toccarlo pena la
fine del mondo , il suo si intende.

Urgono mas informacion : il padrino non è il padrazo ma la sua guida , il suo guro,
il suo consigliere ; insomma il suo brujo spillasoldi. il reguardo è una specie di
talismano fatto appositamente per lei e che nessuno deve vedere o toccare; è
disperata, chissà cosa le potrà capitare adesso, devo portarla subito da lui; e la
cena?; o stolto mortale cosa è più importane ? la cena o la fine sua, di Cuba e di tutti
i suoi abitanti ? Si va.

El Vaquerito, la zona più malfamata e disastrata di Moron, nessuno ci va volentieri,
di notte poi non ci passa nemmeno la polizia, per almeno il 90% e tutta etnia nera,
va bene che le informazioni arrivano da bianchi e possono essere alquanto di parte,
ma io non mi sento del tutto tranquillo.

La casa , pur essendo sulla principale e non nelle stradine quasi impraticabili ai lati,
sembra isolata: è completamente circondata da un’alta muraglia di piante grasse
spinose con un solo varco sbarrato da un cancello sbilenco.

Alle invocazioni disperate della chica arriva il maggiordomo/shiavo/secondo in
comando (questo lo saprò dopo); una discussione tipo : ahora come, despues debe
ablar con los spiritos ecc. ecc., e ci fa accomodare in una saletta in cui si nota che il
dueno deve passarsela bene coi suoi polli (nel senso sia letterale che metaforico) :
Televisore, videoregistratore, gravadora mega; su un tavolino ci saranno una ventina
di bicchieri colorati di tutte le forme con cannuccia e sbattitore fantasia; su delle
mensole fanno bella mostra cose nauseabonde e inclassificabili, il tutto condito
dall’immancabile musica a tutto volume.

Il vice capo è andato ad annunciarci e, guarda caso, la cena e il miting coi santi si è
già concluso e il santone ci allieta con la sua presenza (sarà forse dovuto al fatto che
il postulante sia accompagnato da uno Yuma ?)

Un ometto di statura media, nero, gli occhi furbi e un poco in fuori, capelli radi,
crespi sale e pepe, ciuffetti di barba qua e là, magro e un sorriso a 32 denti (se ce li
avesse); alla spiegazione della pobrecita si fa scuro e empeza a enumerare una lista
di probabili catastrofi bibliche da far impallidire Mosè : stringi stringi è necesario
rifare il rito e già che ci sono potrebbe farne uno anche per me ????!!!!!

Furbo il mago magò, deve aver visto l’occasione per rifarsi il guarnaroba;
cautamente tasto il terreno, niente di preoccupante un paio di bottiglie di ron (di
quello buono però, vai a sapere se i santi si arrabbiano con roba scadente) e un paio
di dollari a testa per coprire le spese della materia prima.

Per calmare la quasi infartata è niente, per cui avanti con lo spettacolo: ci fa
accomodare nel suo studio; un cubicolo di tre per tre tapezzato di immagini varie,
santi, santini, altarini, candele, tazzine di caffè, un bicchiere con dentro un uovo, un
braciere spento pieno di cartine arrotolate e ossicini vari, qualche teschio di animali
sconosciuti , una pianta da cui pendono biglietti d’anteguerra, una collezione di
bottiglie piene di intrugli, una rastrelliera piena di fili colorati (forse si da
all’uncinetto), e gli immancabili San Lazaro e la Madonna del Cobre debitamente
circondati dalle offerte votive (riso,frutta,rum,sigari ecc.); quel magazzino di
pacottiglia è talmente pieno che smetto di descrivere.

Inizia il rito: sceglie due sassi, li avvolge in alcune foglie e inizia a ricoprirli con fili
di vari colori borbottando cose strane, quando ha confezionato due ciocolattini
multicolori li sbatte in una ciotola e chiama lo schiavetto: paloma Y gallo ordina.

Mentre aspetta i sacrificandi riempie a metà la ciotola con misture varie ( mi sembra
anche miele), polveri e un pò di osso gratuggiato, mi assicura che è umano e che lo
ha personalmente prelevato dal cimitero locale in una notte senza luna, a me
sembrano delle costine di puerco, ma si sa sono incompetente; per finire aggiunge
qualche spillo, forse per pungere las almas maldidas se cercano di avvicinarsi.

Arriva il luogotenente e incomincia la parte che speravo di evitare: ciuccia ron e lo
spruzza in faccia alla colomba e al gallo condendo il tutto con fumo di sigaro
aspirato al contrario; dimenticavo prima ci ha passato i volatili su tutto il
corpo.(purificazione credo)

Tiriamo un velo pietoso sullo sgozzamento: versa il sangue nella ciotola , unisce
qualche foglia e rimescola il tutto, cioccolattini, brodaglia e schifezze.

Tutto felice ed euforico ci avverte che la pozione deve riposare una settimana e che
possiamo ritornare a prendere los reguardos per la grande festa che darà per San
Lazaro, siamo tutti invitati.

Nessuna preoccupazione per la sicurezza e la mala suerte, quello che ha fatto ci
copre sino alla consegna dell’insanguinato oggetto.

Non vedo l’ora di smammare, l’orologio indica le due, ho la pancia che reclama il
dovuto, quattro ore seduto su un seggiolino sbrecciato, a servire da antipasto alle
zanzare, hanno portato al limite la mia resistenza , se si inventa ancora qualcosa lo
sacifico io al dio cibo.

Per fortuna è tutto finito saluti e abbracci, saldo debiti e via ; il ritorno per il ritiro e
la partecipazione al sabba sono un’altra storia che leggerete un’altra volta adesso ho
FAME !!!!!!!!!!!!!!!

Furetta!!
00lunedì 23 maggio 2005 13:25
Santeria 2.
21/04/2005 7.34

giordaloco

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E ora a grande richiesta (2), forse dovrei darmi all'ippica, eccovi Santeria 2

------------------------------


E’ tutta la settimana che la chica è eccitata in previsione del prossimo ritiro del
reguardo e della prossima partecipazione alla festa di San Lazaro; rompe per essere
portata a controllare come procede il bagnetto emodialitico della schifezza.

Preso per sfinimento, una mattina decido di accontentarla , almeno vedrò il posto
alla luce del sole : l’entrata è un pò meno sinistra di giorno, ci fanno accomodare nel
giardino, un assortimento di sedie di tutte le forme e dimensioni, più o meno
rabberciate, fanno da supporto a una decina di postulanti al riparo del sole sotto una
pianta “sacra ?” (saprò poi che dai suoi frutti si ricavano le maracas); in un recinto
fatto con rami di marabù un paio di civo e un altro indefinito ungulato aspettano il
grande momento, polli e galline ci razzolano fra i piedi e un cane senza un orecchio
cerca di farsi notare leccandomi i sandali.

Prevedo una lunga attesa, ma..........miracolo Yumesco esce dalla baracca il vice
capo spingendo fuori una abuelita che stringe gelosamente al petto un rametto
farcito di festoni multicolori e ci fa segno di entrare nell’antro.

Baci, abbracci, strette di mano e lo sciamano ci piega che tutto procede bene, che
gli spiriti sono venuti, hanno fatto quello che dovevano fare ??? , però ne manca
uno ma sicuramente per il sabba sarà venuto anche lui (speriamo bene visto i
trasporti dell’isola); tutto orgoglioso ci mostra i sacchetti rossi già pronti che
pendono al collo della statuetta della Virgen de el Cobre.

Accetto il caffè ma ho fretta di tagliare la corda : ho due amici che mi spettano per
una pescata pomeridian/notturna sui ponti del Cajo e non voglio tardare; per cui
saluti e baci, arrivederci alla prossima spiritual/disco e spingendo una riluttante
novia mi involo.

Arriva la grande notte; la chica si è preparata come se dovesse andare a una prima
della Scala, tutta trucco e lustrini; il mio inseparabile amico cubano non credente,
intercalando palavras como boverias, locuras, trampa eccetera cerca di dissuadermi
ma vedendo inutili i suoi sforzi si offre di accompagnarmi col suo coche come
guardia del corpo, bello sforzo : il cavallo è suo ma il coche è un mio regalo
disinteressato , son proprio un Cama....... disinterssato una pin..... gli ho fornito il
biroccio in modo che quando sono a Moron mi scorrazzi gratis, ( piccola rivalsa di
uno straniero sfruttato).

Accetto e via; avvicinandosi al miting degli spiriti la prima cosa che colpisce è una
cocofonia assordante : sembra che un gruppo di carpentieri si sia unito a dei
batteristi fondendosi in qualcosa che solo con un grande sforzo si potrebbe definire
musica.

Dentro, c’è di tutto e di più, chicas con vestiti da sera, ninas y mujeres en blanco,
hot pants e barrighe al vento; per gli uomini lo mismo : giacche che rivestono due
improbabili ricconi pendendo da tutte le parti, petti nudi e pantaloni al ginocchio,
qualche anziano compostissimo nella sua tradizionale camicia cubana guarda con
amorevole compiacimento quell’impossibile assortimento di umanità fumandosi un
sigaro.

Non ho nemmeno il tempo di analizzare la situazione che il “luogotenente” mi
schiaffa in mano un bicchere da un quarto pieno di rum; un contatto con
quell’acqua e già le mie papille gustative hanno lanciato l’allarme per i bomberos ;
vengo salvato dalla Jefa che sostituisce l’intruglio infernale fatto in casa con un
normale ma meno pericoloso Havana .

Frattanto nel giardino, illuminato con qualsiasi cosa che possa far luce, scopro la
fonte della cacofonia: quattro o cinque energumeni picchiano allegramente su
articoli di ferramenta : chiodoni tipo crocifissione contro badili, macheti contro
latte, zappe contro zappe, e altro; mentre tre o quattro tamburini cercano di
coordinare e dare un senso ritmico al tutto.

Sembra incredibile ma il numero dei borrachos supera quello dei presenti; due o tre
megere stanno rimestando in calderoni che sicuramente ospiteranno i sacrificandi;
dal gruppo si staccano il brujo in seconda, petto nudo, fascia rossa al collo e calzoni
strappati al ginocchio, e un altro alcolizzato; incominciano a cantare in una lingua
strana che non è sicuramente spagnolo e danzano cercando di slogarsi tutte le
giunture. (mi spiegano poi che è una lingua che si tramandano da generazioni).

Un tafferuglio squote la massa che ondeggia , si divide e mette in evidenza due
buttafuori nubiani che cercano di levare dalle mani di un exagitato una matrona di
buona stazza che pur in cattive acque non smette di mettere in dubbio discendenze
passate, presenti e future nonchè improbabili incroci dell’aggressore.

Finalmente torna la calma e vengo guidato nello studio approntato per la festa : dai
muri pendono foglie di palma come una tappezzeria, per terra e su banconi fanno
bella mostra frutta, candele, mucchietti di monete e banconote, bottiglie varie (2
mie, le offerte ai santi), torte (una mia), noci di cocco, dolcetti, sigarette, sigari; tutti
doni che saranno benedetti ??? e poi consumati dalla comunità; penso che monete e
dinero prenderanno un’altra strada.

Alla chica non è stato permesso entrare, io al contrario sto riprendendo tutto, il capo
sembra molto contento di una testimonianza per i posteri.

Inizia lo spettacolo: il brujo purifica tutti i presenti (sei o sette me compreso)
passandogli addosso un gallo che darebbe non so cosa per essere in un altro posto e
le foglie di una pianta, poi spruzza rum con la bocca sopra tutte le offerte condendo
il tutto con fumo di sigaro e sangue di gallo che nel frattempo ha sgozzato mentre
fuori continua la musica a percussione (si !!! dei timpani).

A questo punto, ripulito il posto e i presenti da tutte le influenze negative fa entrare
il primo postulante : borracho; in mano, appese per le zampe tre palomas e un gallo,
consegna tutto al jefe che incomincia a strusciargli addosso tutte quelle cose
starnazzanti e lo inonda di spruzzi di rum e fumo ; mi sorge il dubbio che prima,
vedendo la mia faccia, si sia trattenuto dall’inondare anche la mia cara di schifezze .

Provvede al salasso definitivo dei volatili mettendo il sangue delle paloma in una
ciotola e quello del gallo in un’altra, aggiunge liquidi vari : penso rum e miele e poi
scrive qualcosa su un foglio bisunto, lo divide in due, gli da fuoco, lo butta nel
bracere e spruzza le due parti col sangue.

Toglie da un sacchetto rosso dei dischetti d’osso, bianchi da una parte e neri
dall’altra; li piazza in mano al malcapitato e gli ordina di gettarli in aria; ricadendo
vanno da tutte le parti e allora, come cani da tartufi, tutti si gettano alla caccia al
tesoro; recuperati , vengono riconsegnati al brujo che esegue il conteggio dei
bianchi e dei neri; lancia grida di giubilo e assicura al negrito che tutto è sistemato e
che non avrà più problemi (quali non lo so e ben mi guardo dal chiedere); generose
sorsate di rum e pacche sulle spalle congedano il gonzo di turno.

Avanti un altro; questo entra tirandosi dietro un civo e un paio di galli; sicuramente
deve essere una cosa grossa : o ha una pila di corna che arrivano al cielo o ha
attentato alla verginità di Fidel.

La scena della mattanza si ripete con la sola variante del civo che non vuole
saperne di collaborare, ci si mettono in tre per risolvere il problema; durante la
“caccia” il locale è sconvolto : frutta, torte, bottiglie sono volate da tutte le parti; un
servizio d’ordine, prettamente maschile, ripristina una parvenza di logica.

Il brujo a questo punto consegna, dopo averla debitamente cosparsa di schifezze,
una noce di cocco all’incasinato e gli ordina di spezzarla per terra; al primo lancio
niente da fare: gli scivola di mano, schizza di lato e finisce sulla rotula di un
collaboratore, risa , insulti e dileggio; mortificato ci riprova e finalmente volano
pezzi di cocco da tutte le parti; altra ricerca del santo graal e riconta del bianco e
del nero; sembra che stasera tutti abbiano buena suerte ; il miracolato urla : he
hecho, he hecho !!! e parte verso l’uscita per portare la buona novella al mondo.

Stanco e nauseato invento un problema idraulico e infilo la porta, fuori il sabba
impazza: la musica “sacra” ha lasciato il posto a qualcosa di più ballabile e tutti ci
danno dentro; delle abuelitas stanno allegramente spennando le offerte e facendo a
pezzi il civo buttando i tocchi nei calderoni mentre negli angolini bui apretan duro.

Mi riunisco alla novia che si agita al ritmo della musica e al mio amico cubano
rigorosamente astemio (quando guida bestie o carros) ; sono confuso, frastornato,
assordato e assonnato; vorrei andarmene ma la chica vuole il suo reguardo e non
sembra per niente stanca, beata gioventù.

Sono le tre del mattino e finalmente veniamo richiamati nello “studio”; intorno
intanto la festa è alla fine : mangiato bevuto e benedetti a poco a poco se ne vanno o
se ne stanno stravaccati sulle panche.

Il Jefe visibilmente alticcio sta pasticciando nel contenitore dei reguardos, li toglie,
li disinfetta con del rum e li infila nei sacchetti rossi; raccomandazioni, minacce :
dobbiamo portarlo sempre con noi, nessuno deve toccarlo, quando si fa sesso va
levato o il cielo ci cadrà in testa.

Sono le quattro e finalmente sono a bordo del coche, un freddo cane, non ci saranno
più di otto gradi, mi stringo alla novia nell’assurda speranza di scaldarmi un poco,
finalmente sono a casa.

Il reguardo dopo due giorni iniziò a puzzare nonostante un’abbondante dose di
profumo e finì in mare durante una pescata notturna al Cajo, mossa maldestra, in
quanto penso che la sua puzza fece emigrare a Miami tutto il pesce della zona, per
un paio di giorni non presi più niente.

Sono passati anni , sono ancora vivo e in buona salute, non mi è capitato niente per
cui decidete voi.
Furetta!!
00lunedì 23 maggio 2005 13:34
RACCONTI DI PESCA E NON.
15/04/2005 9.04

giordaloco

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E rieccomi con un report di pesca in mare a Cuba; alla fine allegherò, se ci riesco, una foto di tarpon e barracuda; in questo modo riuscirete anche a vedermi.

TARPON A CUBA



Sono nel mio “paradiso” da un paio di settimane e ,anche alternando mare ad acqua dolce , non
sono soddifatto; un amico locale vedendomi irrequieto mi da un consiglio “vai a Zaza, tra lago e
fiumi locali, fra tarpon, robalo e truce (boccaloni) ne hai da stancarti”.

Detto e fatto, il giorno dopo sono a Zaza, uno dei più grandi bacini artificiali di Cuba, l’hotel mi
mette in contatto con la guida/accompagnatore/lancero/estatal, unico autorizzato a condurmi per
mano nel nuovo paradiso; accordi presi : tre giorni sul lago e due sul fiume, non Rio Zaza un
altro, domani inizia.

Non sia detto che aspetti domani, c’è ancora luce e voglio vedere il lago, Mmm, mi piace poco:
sabbia scura cosparsa di lumache e carcasse di tartarughe morte, nienti canneti, niente erbe
galleggianti e niente mangrovie, sembra morto rispetto a quelli che sono abituato a frequentare;
qualche lancio di malavoglia e desisto.

La sera vengo a sapere che qualche dirigente “genio” turistico/estatal ha deciso, visto che le
guide riferiscono che i pescator/turisti perdono molte attrezzature, di risolvere il problema al
sistema cubano dragando le rive per evitare questi inconvenienti ?!!!!! Staremo a vedere domani.

Alba, freschino 20-25 gradi,si monta in barca ; qualche pescatore locale, a mollo su una gomma
di autocarro, è già in pesca (anche se è vietato “ruba dinero turistico allo stato” e se lo pescano
lo abbattono sul posto) ma sembra non alare niente.

Al centro, mezzo sommerso, un vecchio zuccherificio mezzo demolito è la nostra meta, bene, in
mezzo a quelle rovine sicuramente sta riposando il nonno dei boccaloni, niente di meno vero :
un’ora di macinamento, con vermoni e artificiali, vedo solo un paio di pesci sul mezzo chilo; la
guida mi propone allora di battere le rive, dove? niente canne ,erbe o nascondigli, provo per
un’altra oretta e ributto in acqua due o tre pescetti lunghi come l’artificiale.

La guida, vedendo la mia faccia teme per la sua pelle e mi propone “Trolling??” Boccaloni a
traina? Beh, proviamo.

Dopo due ore, due panini, due birre, una trucia da due chili e una mezza insolazione desisto, mi
avevano promesso 20-30 pesci al giorno e forse qualcuno anche sopra i 5 chili; discussione
animata, salta tutto il programma, basta lago , domani tutti al fiume.

Alba, fuoristrada russo scassatissimo, mezz’ora e ci infiliamo in un sentiereo costeggiato dalle
immancabili piante spinose, devo chiudere il finestrino, il caldo comincia a rompere ma almeno
le zanzare stanno fuori.

Arriviamo a un paio di catapecchie e due cani rognosi ci danno il benvenuto, la barca almeno è
buona e il motore pure ; scendendo il fiune arriamo a uno zuccherificio/fabbrica di rum , lì
scaricano tutto in acqua, l’odore dolciastro della canna da zucchero spremuta e fermentata è
ovunque, l’acqua è verdastra e ribolle ma i pesci non sembrano farci caso più di tanto: qualche
carpa salta vicino a riva e un boccalone va via storto ma sembra felice IO NO !!

Ombre funeste si addensano sul capo del lancero (guidatore di lance/barche) che si affretta a
rassicurarmi (più avanti è meglio) infatti è vero salvo un coccodrillo che tranquillo attraversa il
fiume in superfice, lo incontreremo tutti i giorni alla stessa ora.

Inventario della giornata: 5 robali di cui due sopra i 7 chili, buono ma speravo meglio, grandi
promesse per il giorno dopo.
Secondo giorno, dopo aver preso due o tre robali , niente di eccezionale, ci spostiamo alla foce e
, sfidando i guardiacoste ( senza autorizzazione non si può andare in mare) battiamo il rif; quasi
subito un barracuda mette alla prova sia filo che artificiale, sarà sui dieci chili, finalmente ci
siamo! ; Balle, due ore dopo sono ancora lì che faccio il bagnetto ai rapala senza risultato,
qualche pellicano ci passa sopra speranzoso e se ne va; ce ne andiamo anche noi.

Alla sera smaronato, prendevo di più dove stavo prima e senza spendere un tubo, disdico il resto
della settimana e solo dopo lunghe insistenze accetto di uscire ancora una volta.

Terzo e ultimo giorno, stessa solfa . fuoristrada, barca, zuccherificio, coccodrillo e solo due colpi
senza aver visto una coda; schifato lo faccio ancorare su una punta sotto un albero per la
colazione, dopodichè stressato per il caldo e l’inazione decido per una pennichella:

Filo un trenta metri di lenza a valle con un rapala testa rossa da 15 cm., metto un cappio alla
canna e me la assicuro alla caviglia ( ho già perso una canna dalla barca e non deve ripetersi) e
mi assopisco.

Uno strattote che quasi mi trancia il piede e mi risveglio intontito con le grida del lancero che mi
rimbombano nelle orecchie Tarpon . Tarpon . Tarpon, il tempo di mettere a fuoco ed è uno
spettacolo incredibile : il fiume ribolle, mi sembra che migliaia di tarpon delfinino o saltino da
una riva all’altra, quasi potri attraversare il fiume camminandovi sopra.

Un altro strattone quasi mi butta in acqua, recupero la canna e ferro: sparito!! Quasi subito altra
botta, sparito; rilancio ed è la stessa storia, uno stattone, due testate, un salto e via, sotto un altro
(le ancorette fanno fatica a piantarsi nella bocca ossea del tarpon).

In mezzo a tutto quel caos uno ci rimane e incomincia la lotta, sarà sui 30-40 chili, come si
accorge del guaio schizza in aria per due metri, tengo il filo teso e lo accompagno, so che dopo
due o tre salti quasi sempre si sboccano, al quarto c’è ancora e la speranza aumenta, smette di
saltare e incomincia a tirare come un mulo, è quasi sotto la barca e Sbamm!!! si sporge con la
testa e molla il rapala che mi schizza in faccia, per fortuna ho il cappello sugli occhi per il
riverbero, e si pianta sulla visiera. Ciao tarpon.

Ricomincio a lanciare ed è gioia pura, mezz’ora o poco più e tutto è finito, spariti come se non ci
fossero mai stati, inutile la ricerca lungo il fiume, nada , nisba, finito!!!!!

Spossato ma felice tiro le somme: presi e rialasciati 3, botte lo sa Dio quante, ogni tiro due o tre;
mi fanno male le braccia ma sono al settimo cielo, il lancero sorride che quasi gli vedo
l’appendice, mi assicura che non ha mai visto niente di simile, grandi branchi si ma mai così
tanti tutti riuniti in un solo punto.

Ci ho riprovato diverse volte ma non è più successo, però valeva la pena di tutte quelle delusioni
e arrabbiature per una esperienza simile.

Ciao



Ps:La foto che hai allegato Giorda non si vede sigh![SM=x662931]
Furetta!!
00lunedì 23 maggio 2005 13:43
Anno 2040 il risultato Raccontino fantascientifico di sociopolitica.
12/04/2005 17.27

giordaloco

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Per i non addetti spiego che la questione è un pescione che è stato immesso nelle nostre acque per caso e da qualche sconsiderato : Il SILURO ; viene dal nord e può arrivare oltre i 150 chili, molto vorace, visto la stazza si pensa possa dare dei problemi nelle nostre acque già tanto impoverite (inquinamento), può essere vero o non esserlo, non mi pronuncio, di fatto è diventato l'unico pesce di buona taglia che si può insidiare da noi.

Il problema è affrontato su due fronti : uno che vuole conservarlo, ovverosia catturarlo e rilasciarlo ; l'altro che vuole sterminarlo ; come se non bastasse ci si è messo anche lo stato con divieto di rilascio e alcune regioni hanno persino messo una taglia sulla sua testa.

In un certo senso si ricollega al fatto della fuoriuscita di gatos a Cuba e alla loro voracità.

Quello che segue è solo un mio sfogo di fronte alle continue polemiche senza uno studio serio che possa affrontare la situazione e risolverla con buonapace di ambedue gli schieramenti.

-------------------

Decisamente questa mattina mi sono svegliato male; ci sono segnali che sta
scoppiando fra i forum l’ennesima querelle sul baffone ( e non intendo Stalin):
lascialo, prendilo, liberalo, uccidilo, fesso tu, stronzo io e simili amenità.

E io sono e stanco e di malumore per i cavoli miei.

Urge un raccontino umorisitco/parabolico che non vuole dire niente o dirà qualcosa
di diverso ad ognuno; fatto importante scaricherà i miei nervi.

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Anno 2040 Il Risultato.

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Anche se pericoloso devo vedere a cosa ha portato l’intervento di un mio amico:

Sono trent’anni che non mi avvicino a un corso d’acqua, le cose sono cambiate,
almeno in questa parte di Italia; in tasca mi brucia il diario del mio amico “Cuore
tenero/devo fare qualcosa” Ormai scomparso da tempo; mi sento in dovere di
divulgare lo scottante segreto in esso contenuto: lo farò in prima persona come se
fosse lui a raccontare.

Notte fonda , ho gia preso i contatti con il “ Glanus Commander Center “ e ora mi
aspettano; arrivo a un ben noto ponte di barche e loro, i generaloni dei “ MI CI
HANNO PORTATO/MICA CI SONO VENUTO IO “ sono tutti lì ad aspettare la
mia proposta, coi baffi che vibrano e le code che si agitano; sembra un maremoto in
miniatura.

E’ presto detto : ho la soluzione finale, definitiva per l’annoso problema che li
affligge : sopravvivere o morire:

Facile . fornite tutti di un mikrocoso collegato a un po di C4 e antrace o cose simili
e taratalo in modo che esploda dopo un minuto di esposizione all’aria; così farete
tutti felici : i Prendi/uccidi perchè sarete morti e i Prendi /rilascia perchè
smetteranno di pescarvi.

Forse il mio amico “ cuore tenero” non lo era poi tanto o forse era soloconfuso; fatto
sta che i generaloni baffuti vagliano la proposta e concludono: siamo tanti e qualche
sacrificio possiamo sopportarlo (tanto più che iniziano a scarseggiare le cibarie),
avanti col piano!!!!

Forzano la produzione bellica e in poco tempo impiantano il congegno a tutto il
popolo dei baffoni; riunione di massa e al grido : Allh......pardon, Nettuno è Grande
li sguinzagliano in tutti i bacini e corsi d’acqua.

Il resto è storia : dopo qualche anno l’Italia è divisa in due per il lungo; le frontiere
sono gli Appennini, sul Po e acque confinanti girano,da una parte siluri d’assalto
Kamikaze con esplosivo/antrace in bocca e dall’altra motovedette con missili
Sottacqua/aria sempre all’erta.

Da una parte TORINO/PO ha preso il sopravvento la Siluro/armada; dall’altra
VENEZIA/PO la Homo/armada .

Il mio amico intanto, dopo una vita di conflitti interiori e sensi di colpa è sparito;
non si sa se per sua volontà o aiutato; il solito mistero che sarà risolto fra 100 anni.

Sono più di vent’anni che da questa parte Torino/Po nessuno si avvicina all’acqua,
tre chilonetri sono il limite di sicurezza; hanno posto filo spinato e cartelli col
teschio per avvertire del pericolo, ma io oggi devo andare, voglio vedere, rendermi
conto di come stanno le cose.

Bene in vista, con nulla in mano che possa essere scambiato per un’arma o una
canna da pesca mi avvicino all’argine: spettacolo Bucol/acquatico; spaparanzati in
buche simil/sdraio nella sabbia enormi baffoni sorseggiano bicchieroni di alga/gin
serviti da leggiadre lasche che sospingono ghiacciate bevande verso di loro.

Ma un momento!!, ci sono particolari che non quadrano; cosa ci fanno degli Esox
fuori taglia, con tanto di stella sulla ciabatta, che incrociano allontanando,
fermando, controllando e ogni tanto abbattendo alborelle, persici,trote, gardon e
siluri di piccola taglia; non solo, ogni tanto catturano un persico e dopo averlo
sfilettato lo portano a un Giga Baffone.

Lungo un correntone gruppi di carpe e cavedani, controllati da esox, trainano
alghe,erbe, rami : parrebbe che stiano costruendo qualcosa.

Decisamente l’intervento di “Cuore tenero” non ha sortiro una situazione allegra;
con la massima cautela mi allontano deciso di vedere come se la passano dall’altra
parte.

Venezia/Po : come mi allontano dalla frontiera le cose sembrano andare per il
meglio; enormi depuratori tengono l’acqua cristallina, la gente si bagna, ride,
scherza, sembrano felici ma ......un momento: ho percorso più di 150 chilonetri e
non ho visto un pescatore!!

Devo prestare più attenzione e magari anche informarmi: entro in un Internet Cafè e
il mistero è risolto: per vincere la guerra Siluro/kamikaze hanno dovuto avvelenare
tutte le acque, chiaro che poi hanno provveduto alla bonifica ma ormai il danno era
fatto.

Continuo il viaggio: ogni tanto si intravede in acqua un barbo, una scardola, una
tenca scortati ognuno da due sub per la sua sicurezza e salvaguardia ( calare in
acqua una lenza significa 30 anni di galera).

Quà e là ci sono dei bacini in cui Glanos prigionieri di guerra o deportati vengono
messi in mostra e nutriti con patate e scarti di pollame.

Visito un museo in cui, con arte; vengono messe in mostra e in cattiva luce canne,
arpioni, reti e altro.

Basta !! Il viaggio è durato abbastanza, ho visto abbastanza; torno a casa mia (3200
metri dall’acqua) non so starle lontano ma nemmeno troppo vicino.

Caro amico, il tuo diario e il mio viaggio sono terminati; cosa mai è stato fatto in
nome della giustizia, della pietà, della logica, del tornaconto, degli ideali, delle
convenzioni, dell’amore?

Come sempre le buone idee, i buoni ideali, le profonde convinzioni hanno dato i
loro risultati e a noi, poveri pescatori, cosa è rimasto ???

Pace.
Furetta!!
00lunedì 23 maggio 2005 13:51
Avventura al limite.
12/04/2005 7.15

giordaloco

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Eccovi il primo report su una delle mie avventure di pesca a Cuba, spero che sia di vostro gradimento e che magari invogli qualcuno a provare quel passatempo (sport ???) che si chiama pesca.

--------------------------

Ore 3 e 30, rimbombi cupi nel buio, il mio amico cubano cerca di svegliarmi sfondandomi la porta della stanza.

Hasta pronto! Caffè in piedi e si parte per la pesca che mi hanno assicurato favolosa visto che è in un posto che non ci va quasi nessuno (dopo mi sarà chiaro).

Ore 4 e incontriamo gli altri amici che ci aspettano in mezzo al nulla, sono venuti con un carrettone trainato da un cavallo e hanno dovuto alzarsi alle due per essere in orario.

Sono tutti vestiti pesantemente e con scarponi o scarpe da lavoro,ci sono 25 gradi e io, con pantaloni di cotone , camicia leggerissima più che altro contro zanzare e sandali di gomma incomincio a preoccuparmi ma vengo rassicurato, il no problem in tutti i miei viaggi è sempre stato l'avviso di catastrofi ma ormai.....

Parcheggiamo la macchina e il carrettone nel cortiletto di una scuola in mezzo ai campi (immancabile la statua a mezzo busto di Josè Martì) e incomincia la scarpinata.

Fango rossiccio finissimo e drucciolevole con pozze di anche mezzo metro sul sentiero dal quale non si può uscire perchè intorno vi sono piante con spine di 5 centimetri, aggiungiamo zanzare "corazi", sono corazzate davvero!! e dopo venti minuti sono in un bagno di sudore, fango graffi e bubboni.

"No Hay problema, ancora 30 minuti e ci siamo" Bene! il tempo per i cubani è una cosa molto aleatoria :30 minuti possono essere 10 minuti o tre ore; questa volta mi è andata bene,dopo 45 minuti la prima parte del calvario è finita.

Nel senso che è finito il sentiero e incomincia qualcosa che a definirla palude è un complimento: acqua sino ai fianchi, piante altissime da cui pendono festoni di cose irriconoscibili, fondo fangoso pieno di rami morti, radici ecc.

Sembra l'incrocio fra un film del terrore e uno di guerra in vietnam,
costeggiamo un filo spinato rugginoso che a quanto dicono ci protegge dai bufali selvatici che vengono allevati in quel posto e sono alquanto pericolosi.

Sono anche preoccupato dai caimani ma ridono, assicurandomi che purtroppo scappano sempre perchè in un incontro con un cubano è il caimano a finire in padella, vedendoli con i machete non faccio fatica a crederlo.

Dopo una ventina di minuti arriviamo a una striscia di terra relativamente asciutta e sopraelevata , non più di un paio di metri di larghezza e piena di alberi spinosi che delimita un corso d'acqua : il tanto agognato luogo di pesca.

10 secondi, lenze a mano e loro sono in pesca, usare una canna anche di due metri in quell'intrico è una lotta ma bene o male ci riesco, innesco una rana e dopo pochi secondi che ha toccato l'acqua già parte, ferro e già mi sento padrone di una "trucia" di qualche kilo, stano, non salta, non zizga, da solo qualche testata e tira come un mulo; alle mie spalle arriva un grido "gato" , mi svuoto completamente , non è un boccalone mega ma un pesce gatto africano che unitamente a migliaia di suoi fratelli era evaso da un allevamento l'anno prima durante una alluvione .

(questo tipo di pesce gatto africano , non mi ricordo il nome scientifico,è un animale che arriva a 35 Kg., molto buono da mangiare per noi intendo, i cubani non ne vogliono sapere e lo pescano per darlo ai maiali visto che quasi tutti hanno un porchito in casa.é un pesce molto vorace e in loco non ha nemici, in tre anni di latitanza ha spazzolato quasi tutto in una zona di 200/300 Km. Boccaloni, tilapie, lumache,rane e anche tartarughe, ne ho trovata una personalmente nella pancia di un gatto.)

Ma ora torniamo alla pesca, non mi avevano avvertito che andavano a rifornire la dispensa dei loro maiali,visto che conoscevano i miei gusti ho dato per scontato che mi portassero a boccaloni dato che anche a loro piacciono molto.

Dopo un'ora di mattanza, uno dietro l'altro, mi ero stancato e mi sono allontanato lungo l'argine lottando con piante e fango e, miracolo divino, uno slargo meraviglioso ; monto un vermone e al secondo lancio vola in aria una bestia con una bocca che sembra possa ingoiare la mia testa; adrenalina e lotta finalmente la mia cena è al sicuro: un boccalone di 4-5 chili cose che a Cuba non se ne vedevano da anni.

Ringalluzzito ci riprovo, ma purtroppo il fatto non si ripete, mi sposto ma senza esito, decido di provare con dei popper e gli attacchi ricominciano: in un paio di ore allamo altre 6 "truce" tutte fra il chilo e i due chili, ne trattengo una per la famiglia che mi ospita e mi dichiaro sazio.

Ritorni dai miei compagni di pesca che hanno finito la loro mattanza pro maiali non avendo altri sacchi da riempire (oltre 300 Kg: in 5)e incominciamo il ritorno.

Cose da incubo: il caldo ormai viaggiava sui 30/35 gradi, l'umido impediva di respirare ma per fortuna le zanzare erano andate a fare la siesta.

Ne valeva la pena? Sicuramente si.

Lo rifarei? sicuramente no!!!!

Giordaloco
Furetta!!
00lunedì 23 maggio 2005 15:30
Tanto per parlare.
09/05/2005 7.50

giordaloco

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Quando vado a Cuba ogni tanto mi porto dello zafferano perchè i locali vanno matti per il riso alla Milanese; ho dovuto cucinare in tutte le condizioni, ma la più strana è stata fare il risotto su un fogon a carbonella ; allego foto sia della cena che del cucinero.















Furetta!!
00lunedì 23 maggio 2005 15:39
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Furetta!!
00lunedì 23 maggio 2005 15:51
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Furetta!!
00lunedì 23 maggio 2005 16:02
Altre foto.
15/04/2005 9.45

giordaloco

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Auxilio, non so come mettere più foto nel post nello stesso tempo; ne allego un'altra.




giordaloco
00mercoledì 25 maggio 2005 09:50
La Despedida
Scusate un computer/forum/incompetente; posto il nuovo racconto come una risposta per infilarlo nella sezione, non so se è giusto o meno ; in caso di errore pensateci voi.[SM=x662902]

Questo non è il solito racconto di pesca ma uno scorcio di vita cubana : la festa per la partenza di qualcuno; normalmente non viene fatto così ricco, visto le scarse disponibilità finanziarie cubane, ma in questo caso , essendo finanziato da uno straniero le cose sono state fatte alla grande.[SM=x662911]

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Ormai non mancava più di una settimana alla mia partenza e già tutto era un
fermento; se lo aspettavano, l’avevo sempre fatto, dovevo darmi da fare per
organizzare la mia despedida.

Come al solito, la carne, il pesce e il dolce aspettavano a me, una famiglia avrebbe
portato frutta e verdura, un’altra riso e avrebbe messo giardino, forno e cucina ;
questa volta me la sarei cavata bene perchè l’articolo più importante per una festa
cubana l’avrebbe portato un amico che lavorava negli hotel del Cajo : las bebidas ;
per mezzo di conoscenze e favori mi aveva assicurato che avrebbe portato 6
bottiglie di rum e 4 casse di birra, il minimo indispensabile per una festa cubana per
una ventina di persone ; e... si..... le famiglie cubane sono numerose e poi quando
c’è da mangiare aumentano improvvisamente ; non ero convinto nè nella possiblità
di questa manna dal cielo nè che sarebbe bastata, saremmo stati a vedere.

Questa volta avevo deciso di fare le cose in grande ; mi avevano parlato di un modo
locale di cucinare il cerdo con il carnero e dato che non volevo perdermelo dovevo
procurare la materia prima ; il pesce non sarebbe stato un problema, avrei
provveduto io.

Forte delle esperienze passate sapevo che il carnero era meglio andare a sceglierselo
di mattina , prima che le bestiacce fossero portate al pascolo : dopo avrei dovuto
pagare per carne 10-20 libre di erba masticata in più, pertanto alle sette ero già per
via sacramentando a causa delle buche e degli scossoni ; mi avevano accompagnato
i soliti due sanguinari carnicieros che parevano godere della possibilità di fare a
pezzi un povero ruminante.

Mi avevano convinto ad un acquisto anticipato perchè dicevano che il carnero
doveva frollare quattro o cinque giorni mentre il puerco non necessitava dello stesso
trattamento.

Finalmente arriviamo alla Finca : un agglomerato di baracche col tetto di guano,
rottami da tutte le parti, due trattori rugginosi e parzialmente smontati fanno da
supporto a una nutrita famiglia di polli; sono un pò schivi ma gentilissimi : mi
offrono l’immancabile caffè e su un piatto dei pezzi di favo grondante miele;
accidenti !!!!!!! io il miele l’ho sempre visto nei barattoli con tanto di cucchiaino !
Sorbendo il caffè spio di sottecchi il comportamento del guajiro che si fionda in
bocca pezzi di favo e mastica golosamente cera , pezzi di api e tutto quanto c’è
attaccato ; cerco accuratamente un pezzetto ragionavolmente limpio e inizio a
succhiare sotto lo sguardo di approvazione del villico.

Finito il rituale ci spostiamo dove sono rinchiusi gli animali : una cinquantina di
cose di tutte le dimensioni si riposano stavaccate in terra; i due assassini con un solo
colpo d’occhio scelgono la vittima e la indicano al dueno ; scoppia il finimomdo :
due ragazzotti entrano nel recinto e incominciano a rincorrere il malcapitato tra urli
e strilli ; tutti i presenti ridono, scherzano , indicano, commentano, incitano come se
fossero a un rodeo ;finalmente il carnero è immobilizzato e a zampe legate viene
posto penzoloni su qualcosa che nelle intenzioni del capo dovrebbe essere una
bilancia ; sentenza : 120 libre ; io lo guardo storto ma i miei compagni sembrano
convinti per cui taccio e, su richiesta sborso 22 dollari.

I guai arrivano adesso : caricare in macchina quella belva belante, sobbalzante e
infida ; ho già un bel livido su una gamba dovuto al primo tentativo per cui
vigliaccamente rinuncio e lascio il compito ai due giannizzeri, se vogliono mangiare
si diano da fare.

Finalmente dopo saluti e abbracci si parte; viaggio da incubo, calci da tutte le parti,
belati disperati mentre un odorino che sicuramente non è Paco Raban si spande per
l’auto ; fine aria condizionata, finestrini spalancati per non morire.

Finalmente si arriva e il sottoscritto si defila con la scusa del pesce non volendo
partecipare al baccanale di morte ; sono un gigantesco ipocrita non voglio nè vedere
nè sentire ma poi lo mangio; qui non è come da noi che la bistecca non parla ,non fa
versi; qui se vuoi mangiare devi fare i conti con le tue emozioni.

Dopo una sommaria pulizia del carro, per fortuna tutte cosette compatte, la serata di
pesca risolve la spesa ittica : una cuberotta sugli otto chili e due parghi sui quattro ;
unica spesa 4 dollari ida&vuelta per il peaje del Cajo.

Ed eccoci al puerco, questo se sporca non sono cosine secche , per cui decido che è
meglio andare a prelevarlo col coche di Delmo, tanto è solo poco fuori paese.

Capisco perchè si è sistemato un poco fuori : una trentina di maiali non producono
certamente olezzo di violetta; ci si accorge molto prima di arrivare a cosa sono
destinati i corral; Cercando di respirare con la bocca ispezioniamo le bistecche che
come al solito non stanno zitte e dicono la loro.

Delmo ha preso la decisione e il jefe sbotta : “100 libre a 12 pesos, 55 dollari”,
così, senza pesarlo e senza calcolatrice per i conti; il mio amico sbotta, ricusa e
protesta; il tira su cerdos si pone bravo; ho paura che finisca in una bronca; a poco
poco si acquietano e il porco vien fatto salire su una stadera : 98 libre, il guajiro ha
occhio, però resta il prezzo : al mercato lo danno a 18 pesos gia a pezzi, si continua
la contratacìon, finalmente 42 $ cambiano mano e il futuro asado viene issato sul
coche; non sia mai detto che io mi accomodi dietro con quella sirena urlante e
sussultante; sfidando il divieto per lo yuma di stare a cassetta monto a fianco di
Delmo.

Arrivati e consegnato il quadrupede ai carnefici approfitto del fatto che domani è il
gran giorno e, con la scusa che devo prenotare la torta, mi eclisso nuovamente con
nelle orecchie le grida disperate della cena.

Con quattro dollari mi assicurano una torta che farò fatica a farla stare in macchina,
so che sono di parola e mi metto tranquillo , ormai manca solo il rifornimento
alcoolico ma non è compito mio.

Il gran finale : tavolati su cavalletti supportano il peso di piatti e stoviglie tutti
regolarmente scompagnati e di provenienze inconfessabili ; qualche hotel
sicuramente cercherà di convincere i turisti che fa molto fino cambiare meno posate
e piatti; verdure artisticamente disposte ravvivano il desco coi loro colori, un
enorme pasticcio di riso con carne, maionese e altro troneggia al centro tavolo, due
zuppiere trasbordano di carne varia in salsa, su vassoi artigiani riposano i pesci già
cucinati, qui mangiare cose calde e appena cucinate non è di moda, tutto viene
preparato molto prima.

Il cerdo e il carnero , ben appiattiti e sistemati uno sopra l’altro , stanno finendo di
rosolarsi in un forno criollo : due mezzi bidoni tagliati con sotto un bel fuoco di
“petrolio in barra” (legna); il profumo che sale da quell’invento rugginoso è
allettante.

Manca ancora più di un’ora al banchetto ma i generi di conforto , per fortuna già
arrivati, stanno scorrendo da tempo nelle gole dei presenti; l’onnipresente musica fa
da sottofondo o per meglio dire altofondo a tutta la scena.

Stamo andando a tavola e l’occhio mi scorre sulle scorte liquide : era come
immaginavo, tre bottiglie di rum e una cassa di birra mi guardano solitarie, non
basteranno certo a finire la serata; salto in macchina e con una corsa al serbi, unico
aperto a quell’ora , rimedio al problema.

Al ritorno gli addetti cucina hanno già incominciato a disossare gli animali e a porli
su vassoi di legno, l’atmosfera è alticcia, la musica assorda e qualche ninos si sta
ingozzando alla grande .

All’improvviso tutto tace, solo la musica non vuole tacere; i cubani quando iniziano
a mangiare piombano in un silenzio di tomba, si sentono solo le posate e qualche
rado “ que rico”; per loro è maleducazione parlare a tavola ; i piatti si riempiono,
tutto viene posto insieme, carne ,pesce, verdura, riso, uno sopra l’altro sino a
sbordare; io col mio piatto di cerdo y carnero, il riso e la verdura ben isolati e divisi
mi sento fuori posto e molto in vista; ma il solo pensiero di di mettere todo junto,
carne, pesce , sughi e sapori che si mescolano mi farebbe passare la fame.

Gran lavorio di mascelle e finalmente la fame ancestrale si placa e la gente
ricomincia a parlare e naturalmente a bere ; durante la cena si sono parcamente
limitati a acqua e bibite e adesso devono rifarsi.

Le donne sparecchiano e servono il caffè, si riempiono contenitori, si fanno
pacchetti , si divide tutta la comida rimasta, ognuno si porterà a casa qualcosa.

L’atmosfera è allegra e rilassata, i bambini hanno già incominciato a ballare e gli
adulti , ondeggiando visibilmente si aggregano; quattro pater familias si isolano a un
tavolino e , con gradi schiamazzi, si sfidano a dominò tracannando rum.

Io, col mio bicchere in mano , sono già lontano, già a casa in quell’Italia fredda e
asettica e medito sul prossimo ritorno; mi fanno compagnia due cani che si
ingozzano di ossa e rimasugli, ripulendo tutto come ad indicarmi che una nuova
parentesi si sta chiudendo e che devo prepararmi a partire.

Abbracciando tutto e tutti con lo sguardo sento per un istante di appartenere a
qualcosa che non è mio e che non potrà mai esserlo e ho un groppo in gola.
Furetta!!
00mercoledì 25 maggio 2005 10:25
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giordaloco
00mercoledì 25 maggio 2005 18:09
Abbattimenti
Non sarei mai capace di uccidere un animale a sangue caldo (solo pesci) a meno chè fosse per sopravvivere e non avessi altra soluzione.

Sarà ipocrita ma preferisco sia un altro (macellaio) a prepararmi la bistecca, così posso quasi illudermi che non è costata la vita a nessun animale , lo so che è una ipocrisia ed una illusione ma preferisco così.

Come siamo complicati noi esseri umani.

Ciao[SM=x662906]
giordaloco
00domenica 29 maggio 2005 10:09
Il Tarpon della Laguna
Ecco un nuovo reporter domenicale, infatti parla di una domenica cubana.

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Domenica, la sera prima avevo tirato tardi alla disco e per questo stavo poltrendo a
letto : le dieci, un’ora per me inconcepibile, di solito alle sei e mezzo sette ero già in
circolazione con grande disperazione della padrona di casa che avrebbe volentieri
preparato la colazione con più comodo.

Guardando il profilo della novia che sicuramente ronferà sino a mezzogiorno sto
meditando sulla giornata buttata : mica posso andare a pesca a quest’ora, ora che mi
preparo, organizzo, riempio la barriga e arrivo sul posto il sole sarà già a picco e mi
toccherebbe aspettare la sera per vedere qualche colpo.

Due toccate alla porta mi fanno sobbalzare : “policia !!!” , sto ancora cercando di
capire cosa significhi che la novia è già partita a razzo verso il bagno e l’uscita di
sicurezza che la porterà al piano di sopra dove risulta “regolarmente” residente.

Se la beccassero qui da me le appiopperebbero la prima carta di invitacion
(avvertencia), si ma non quella buona per l’espatrio, quella buona per una futura
visita al gabbio e alla duena salterebbe la licenza della casa più una multa da levare
la pelle.

Al di là della porta si sente lo sghignazzo di Delmo il mio amico cubano, contento
come una pasqua per il trambusto creato; sento uno scroscio d’acqua e un “cogno”
lanciato verso il cielo; la giustizia divina ,leggi novia, ha colpito; apro la porta e mi
godo lo spettacolo di un Delmo smoccolante e fradicio; fra di loro esiste da sempre
uno stato di tregua guerregiata, penso siano gelosi uno dell’altro sia per il tempo che
dedico a ognuno e forse anche per il foraggio che si dividono.

Desayunando vedo di calmare gli animi : i descarado et similia si sprecano;
raggiunta una tregua affronto il problema di cosa fare per il resto della giornata; la
chica , che domani lavora, deve fare il bucato e per questo è fuori gioco, meglio
così: avrei rischiato qualche giro in macchina fra parenti con birre e rum di
contorno.

Delmo mi comunica che il suo schiavetto raccatta esche gli ha procurato una
ventina di rane e che lui ha assolutamente bisogno di comida per los puercos; non
c’è più niente da decidere, si va per gatos; devo confessare che un bel pesciotto
fresco lessato con maionese per la sera mi tenta.

Resta solo da decidere dove; di domenica il problema non è di facile risoluzione : i
cubani, festaioli convinti, si riversano su tutti i corsi d’acqua del circondario con
tutti i componenti della famiglia, bambini e nonno in carrozzina, attrezzature di
pesca reti comprese, costumi da bagno, rum, birre e accendono fuochi per il pesce;
insomma una bolgia infernale.

La scelta deve essere oculata dunque : la Laguna della Leche e i suoi canali sono
troppo vicini ; Cicola è troppo lontana, poi arrivano i vandali aspiratutto da un
paese vicino con sparviero e una rete circolare spaventosa : quello che non prendono
scappa ; la laguna della Redonda , ex paradiso di Bass è accessibile solo in barca e
buttare 45 pezzi per tre ore, solo per nutrire un paio di porci mi sembra troppo ; mi
rimane solo il canale che dalla strada principale porta alla Redonda, è abbastanza
lontano e non dovrebbero esserci molti guastafeste.

Mai previsione meno azzeccata, quando arriviamo c’è già una sfilata di biciclette
abbandonate ; un sei o sette “casi desnudos” hanno le lenze in acqua e dalla palude
di mangrovie arrivano sciacquii strani, sicuramente dovuti a “buceador con
scopeta”; uno di questi è in acqua, appostato all’uscita del tubo di cemento che fa
da ponte ; insomma proprio la situazione ottimale per una pescata in tranquillità.

All’immancabile domanda “Pican ?” una dozzina di pareri discordi, l’unica è
guardare i sacchi che mi sembrano abbastanza pieni; quindi ci apprestiamo a
preparare le canne e come al solito arrivano un paio di pescatori con la pregunta
standard : “Tienes anzuelos” , quelli locali sono di fil di ferro che si aprono solo a
guardarli, accontentato i postulanti sono in pesca.

Le abboccate si alternano a periodi di morta ma tutto sommato il sacco si sta
riempiendo di pesciotti fra i due e i sette chili ; senza farmi vedere mollo, e
costringo Delmo a fare altrettanto, tutto quello di taglia inferiore; non ne è convinto
ma si adegua.

Per un problema idraulico urgente mi allontano verso una polla di acqua limpida
non più profonda di un metro che va a perdersi tra le mangrovie; stento a credere ai
miei occhi, un tarpon exstra sta maestosamente pellustrando la pozza in cerca di
tilapie ; lo sapevo che nella laguna c’èrano tarpon rimasti lì dopo la chiusura degli
argini ma erano tutti non oltre i 15 chili e ormai pensavo fossero estinti o pescati.

Questo aveva una stazza tra i 40 e i 50 chili, una meraviglia ; senza darne notizia
ritorno sul canale e chiedo una tilapia a uno dei benificitari degli ami che le sta
usando come esca; mi spiega che sono meglio le rane che sto usando ma io insisto;
pur perblesso, ma felice di rendersi utile mi consegna il pescetto.

Non fanno caso a quel loco di yuma che sbatte una tilapia intiera in un luogo dove il
gato più grande non arriva a mezzo chilo o al massimo mi degnano di uno sguardo
di compatimento.

Il tarpon intanto è sparito ma io non demordo e aspetto; lo so che è una pazzia, che
in poco più di sei metri di pozza farò in tempo solo a sentirlo e che poi si infilerà nel
mangle e addio, ma io aspetto.

Ed eccolo che arriva, calmo, maestoso, indolente; muovo il cadavere sul fondo ,
sembra voglia andarsene, no !!! attacca!!!!!! Ferro e con un boato è fuori dall’acqua,
poi ripiomba con un tonfo spruzzandomi d’acqua, la boccaccia fa impressione.

Pochi secondi ed è già finita, altro salto e si infila tra le magrovie saltando ancora
tra le radici avvolgendomi il filo in ogni dove spezzandolo.

Il trambusto ha richiamato spettatori che si agitano come pazzi, gridando, additando
e dando voce agli apneisti con fucile che si rotolano nel fango della palude; in poco
è tutto un lavorio : chi lega un vecchio coltello arruginito a un palo, chi fa la punta a
un altro palo, chi lega un rampino a una cima, poi quasi tutti estraggono
l’immancabile machete e si buttano senza organizzazione e senza logica in mezzo
alle piante.

Mi accendo una sigaretta e mi siedo vicino a un vecchio che non si è nemmeno
scomposto e che succhiando un sigaro spento continua la sua pesca bonfonchiando
:”Locos, guajiro, el savalo ya esta en la laguna”; vista la velocità con la quale se l’è
filata penso anch’io che la bestia sia ormai a qualche chilometro di distanza.

Ma i prodi guerrieri contadini sono di altro avviso e continuano a frascare e
sciangottare nel fango chiamandosi a gran voce; a poco a poco, stanchi , sporchi e
puzzolenti riguadagnano la riva; guardandoli fanno pena ; i poveri cristi pensavano
di fare il ritorno trionfale tra le strade di Moron col pesce sulla bici e di ingolfarsi
poi con le ottime polpette di Tarpon; invece dovranno sorbirsi le lamentele delle
consorti per il bucato supplementare.

Ormai il sole sta calando e se non voglio essere salassato dai mosquitos è meglio
ritornare; nostante le proteste di Delmo che comunica a gran voce che sto
affamando i suoi maiali lascio due gatos a un mio allievo bonsaista (sto tenendo dei
corsi bonsai alla casa della cultura).

Alla casa le solite lotte; la novia non vuole saperne di pulirmi il pesce, già tanto che
mi ha aspettato, la duena quel coso nero con i baffi non vuole nemmeno vederlo, il
figlio della padrona , cucinero al Cajo e mia ultima speranza mi dribla con la scusa
del lavoro, ho capito, se voglio mangiare pesce, come al solito devo pulirmelo e
cucinarmelo; va bene, faccio io, ma il primo che si avvicina ai miei manicaretti lo
forchetto.
Furetta!!
00giovedì 2 giugno 2005 09:32
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Yughy
00venerdì 3 giugno 2005 09:35
i pescatori possono essere mooolto pericolosi!
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giordaloco
00venerdì 3 giugno 2005 11:37
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Yughy
00venerdì 3 giugno 2005 11:46
nel senso dell'orgoglio....tokkatemi tutto ma nn il mio pessssssss
Furetta!!
00venerdì 3 giugno 2005 12:11
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