Chiesa valdese-Gli 850 anni del movimento valdese

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Amalia 52
00mercoledì 10 gennaio 2024 14:06


«Una delle ragioni dell’attenzione da parte dell’opinione pubblica italiana nei confronti della Chiesa valdese (basti pensare alle scelte dei contribuenti per l’8permille, ndr) è la costanza nel ricordarsi gli ideali delle origini, punto di riferimento per oggi e per il futuro. Origini di un tempo lontano, quello del XII secolo, evocate a partire dal nome che la contraddistingue, “valdese” appunto, che richiede d’esser spesso spiegato e raccontato», dice a Riforma il pastore Eugenio Bernardini che coordina la Commissione incaricata di occuparsi di coordinare e promuovere gli eventi che caratterizzeranno il 2024, scelto per commemorare gli 850 anni del movimento valdese.

«Valdo, mercante vissuto a Lione verso la fine del 1100 (antesignano di Francesco d’Assisi, decise di spogliarsi dei suoi beni per vivere in povertà come Gesù, ndr), ancora oggi ispira ideali attuali anche per i cittadini italiani nonostante il disinteresse crescente per il fatto religioso. Il primo “ideale” – prosegue Bernardini – risiede nel fatto che il cristianesimo è tale nella misura in cui si fonda sull’insegnamento biblico, sul messaggio di Gesù, sul suo esempio e a partire dalla sulla sua vita. Dunque, non solo sulla tradizione della chiesa. Il secondo “ideale” risiede nella libertà, ossia nel fatto che ogni credente ha il dovere, in libertà, di testimoniare e predicare l’Evangelo: la chiesa non è una questione meramente ecclesiastica, ma è una questione laica, che riguarda tutte e tutti. Un terzo “ideale”, che spesso colpisce l’opinione pubblica è quello che ci è stato tramandato proprio da Valdo e dal suo movimento e che oggi ancora ci appartiene: il fatto che già allora come oggi la chiesa dovesse esser povera e che dovesse fondare la sua forza non nel bene materiale ma in quello supremo contenuto nel messaggio evangelico, definendo così una netta separazione tra il potere politico e quello spirituale della fede. Un anniversario per una chiesa cristiana non è l’occasione per autocelebrarsi, ma è l’occasione per riflettere e progettare il futuro con rinnovata fedeltà al messaggio evangelico. Come diceva il filosofo Mario Miegge, l’interesse per la storia non è tanto per la storia in sé, ma per la coscienza che ne deriva».

Fra il 1173 e il 1174 Valdo, leggendo approfonditamente la Bibbia, prese una decisione che cambiò non solo la sua esistenza ma quella di tanti altri che decisero di seguire il suo esempio. Fu l’inizio del movimento valdese. Con l’adesione alla Riforma nel 1532 nascerà poi quella che ancora oggi conosciamo come la Chiesa valdese, che, dopo il Patto d’integrazione del 1975, divenne Unione delle chiese metodiste e valdesi.

«La decisione di Valdo di Lione, quella di vivere in povertà e di predicare l’evangelo, fu un momento storico di grande portata e capace di dar vita a un movimento che attraverso i secoli è riuscito, trasformandosi e “riformandosi” a lasciare tracce anche nell’Europa che oggi conosciamo», ricorda la pastora valdese Erika Tomassone, vicemoderatora della Tavola valdese, l’organo esecutivo delle chiese metodiste e valdesi.

«In diversi luoghi del mondo (Francia, America Latina, Germania, Svizzera) si stanno preparando per il 2024 diversi momenti celebrativi – prosegue –. Eventi non preconfezionati: tutte, tutti, infatti, possono prendere in piena autonomia, la decisione di organizzare eventi legati al proprio territorio per celebrare l’anno commemorativo di un movimento che nel nostro territorio ha avuto impatti diversi: pensiamo alla Calabria, che ha visto sorgere le sue prime comunità valdesi nel tardo medioevo o alle persecuzioni subite nel tempo; insomma, si tratta di raccontare la geografia delle migrazioni di allora, guardare la geografia di oggi, passare tra i sentieri di montagna di allora sino alle autostrade di oggi. Un viaggio che ci ricorda i colportori» – quei valdesi che a fine 800 distribuivano le Bibbie utilizzando carretti di legno.

«Il tema di fondo – riprende Tomassone – credo possa essere proprio la libertà, o meglio la declinazione di libertà di cui ci siamo sempre fatti portatori. “Valdesi in movimento” non è un mero slogan. La nostra è una storia fatta di tanti spostamenti, volontari, forzati, in cui abbiamo sempre portato, custodito e difeso la nostra fede. Le storie e i racconti famigliari, quelli del passato, le migrazioni stesse ci aiutano ancora oggi a leggere la storia, a definire una geografia diversa, e a comprendere il passato per definire il nostro presente. A custodire consapevolmente la memoria. In tempi moderni siamo stati percepiti come un movimento anticlericale, oggi come chiesa sociale e culturale, qualcuno in passato ci ha cercati poi allontanati e poi di nuovo avvicinati, alcuni grazie alla lettura della Bibbia come nella traduzione di Diodati».

Ma di certo, ricorda infine Tomassone, «oggi la nostra è una chiesa intergenerazionale che riunisce persone diverse tra loro per passato ed esperienze, e oggi, più ancora che nel passato, siamo una chiesa fatta da persone ancor più diverse da quel che ci si poteva immaginare anche solo quarant’anni fa. In quest’avventura di condivisione della fede, oggi si associano persone che giungono da altri continenti, anche non valdesi provenienti da famiglie di chiese mondiali riformate. Questo modo di “essere chiesa insieme” è legato a mio avviso a una parola chiave: inclusione. Molte anime si sono avvicinate al movimento valdese nel tempo e sappiamo bene, come ricorda anche la Bibbia, che unire non è mai cosa facile. È questa è la sfida di oggi: essere chiesa insieme malgrado le diverse teologie e malgrado i diversi modi di pregare e di intendere la società. I valdesi sono in un certo senso un buon esempio di teologia pratica dell’inclusione».

La Chiesa valdese e la Fondazione Centro culturale valdese (Ccv) hanno dunque in cantiere diversi progetti (il 18 gennaio quelli del Ccv saranno presentati in conferenza stampa a Torino); un convegno promosso dalla Fondazione si terrà il 3 febbraio alla Casa valdese a Torre Pellice su «Eresie di ieri, eresie di oggi». Ma tutti gli appuntamenti degli “850 anni”, in continuo aggiornamento, sono consultabili sul sito www.valdo850.org .

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Amalia 52
00mercoledì 10 gennaio 2024 14:12
Un po' di storia sui valdesi!


I valdesi: dall’eresia al protestantesimo

Correva l’anno 1545. Il luogo era la bella regione del Lubéron, in Provenza, nella Francia meridionale. Era stato radunato un esercito per compiere una terribile missione ispirata dall’intolleranza religiosa. Ne seguì una settimana di spargimenti di sangue.

I VILLAGGI furono rasi al suolo e gli abitanti messi in prigione o uccisi. Soldati brutali perpetrarono un massacro di inaudita ferocia che fece rabbrividire l’Europa. Circa 2.700 uomini morirono e 600 furono mandati alle galee, per non parlare delle sofferenze patite da donne e bambini. Il comandante dell’esercito che condusse questa sanguinosa campagna fu elogiato dal re francese e dal papa.

La Riforma aveva già dilaniato la Germania quando il re cattolico Francesco I di Francia, preoccupato per la diffusione del protestantesimo, fece delle indagini sui cosiddetti eretici del suo regno. Invece di trovare pochi casi isolati di eresia, le autorità della Provenza scoprirono interi villaggi di dissidenti religiosi. Per cancellare questa eresia fu emanato un editto che portò infine al massacro del 1545.

Chi erano questi eretici? E perché furono oggetto di violenta intolleranza religiosa?

Dalla ricchezza alla povertà

Quelli che furono uccisi nel massacro facevano parte di un movimento religioso che risaliva al XII secolo e che era presente in una vasta zona dell’Europa. Il modo in cui si diffuse e sopravvisse per parecchi secoli lo rende unico negli annali della dissidenza religiosa. La maggioranza degli storici è d’accordo che questo movimento ebbe inizio verso il 1170. Nella città francese di Lione un ricco mercante di nome Valdo desiderava vivamente sapere come ottenere l’approvazione di Dio. Spinto a quanto pare dall’esortazione che Gesù Cristo diede a un certo ricco di vendere i suoi averi e darli ai poveri, dopo avere assicurato la tranquillità economica alla famiglia, Valdo rinunciò alle proprie ricchezze per predicare il Vangelo. (Matteo 19:16-22) Ebbe subito dei seguaci che in seguito vennero chiamati valdesi. *

La povertà, la predicazione e la Bibbia erano le cose che stavano a cuore a Valdo. Le proteste contro lo sfarzo del clero non erano nuove. Da qualche tempo alcuni ecclesiastici dissidenti denunciavano le pratiche corrotte e gli abusi della chiesa. Ma Valdo era un laico, come la maggioranza dei suoi seguaci. Ciò spiega senz’altro perché ritenne necessario avere la Bibbia nella lingua volgare, la lingua del popolo. Dato che la versione latina della Bibbia era accessibile solo al clero, Valdo commissionò una traduzione dei Vangeli e di altri libri biblici in francoprovenzale, la lingua compresa dalla gente comune della Francia centro-orientale. * Ubbidendo al comando di Gesù di predicare, i “poveri di Lione” scesero a predicare il loro messaggio nelle strade. (Matteo 28:19, 20) Lo storico Gabriel Audisio spiega che il motivo principale dell’atteggiamento che la chiesa assunse verso i valdesi fu che si ostinavano a predicare in pubblico.

Da cattolici a eretici

In quei giorni la predicazione era prerogativa del clero e la chiesa si arrogava il diritto di concedere l’autorità di predicare. Il clero considerava i valdesi ignoranti e analfabeti, ma nel 1179 Valdo chiese a papa Alessandro III l’autorizzazione ufficiale per predicare. Il permesso fu accordato, ma a condizione che anche i sacerdoti locali approvassero. Lo storico Malcolm Lambert osserva che questo “equivaleva quasi a un rifiuto totale”. In effetti, Giovanni de Bellesmains, arcivescovo di Lione, vietò formalmente ai laici di predicare. Valdo rispose citando Atti 5:29: “Dobbiamo ubbidire a Dio come governante anziché agli uomini”. Non attenendosi al divieto, nel 1184 Valdo fu scomunicato dalla chiesa.

I valdesi furono banditi dalla diocesi di Lione e cacciati dalla città, ma pare che la condanna iniziale fosse in un certo senso teorica. Molte persone comuni ammiravano i valdesi per la loro sincerità e il loro modo di vivere, e anche i vescovi continuavano a parlare con loro.

Secondo lo storico Euan Cameron, pare che i predicatori valdesi non “fossero contrari alla Chiesa di Roma come tale”. Semplicemente “desideravano predicare e insegnare”. Gli storici dicono che il movimento divenne eretico in seguito a una serie di decreti che in modo progressivo e permanente lo emarginarono. Le condanne della chiesa culminarono nell’anatema lanciato dal IV Concilio Lateranense contro i valdesi nel 1215. Come influì questo sulla loro predicazione?

Cominciano a operare di nascosto

Valdo morì nel 1217 e la persecuzione disperse i suoi seguaci nelle valli alpine della Francia, in Germania, nell’Italia settentrionale e nell’Europa centrale e orientale. Fu sempre a causa della persecuzione che i valdesi si stabilirono in zone rurali, cosa che ne limitò le attività di predicazione in molti luoghi.

Nel 1229 la Chiesa Cattolica concluse la sua crociata contro i catari, o albigesi, nel sud della Francia. * Rivolse quindi la sua attenzione ai valdesi. Ben presto l’Inquisizione si sarebbe scagliata senza pietà contro tutti gli avversari della chiesa. Per paura i valdesi cominciarono a operare di nascosto. Nel 1230 non predicavano più in pubblico. Audisio spiega: “Anziché andare a cercare nuove pecore . . . si prendevano cura dei convertiti, operando per mantenerli forti nella fede davanti alle pressioni esterne e alla persecuzione”. Aggiunge poi che “la predicazione era sempre essenziale ma in pratica era completamente cambiata”.

Le credenze e le pratiche

Nel XIV secolo i valdesi facevano ormai una distinzione fra predicatori e credenti e le attività di predicazione non erano più svolte sia da uomini che da donne. A questo punto solo uomini ben addestrati compivano l’opera pastorale. Questi ministri itineranti vennero in seguito chiamati “barba” (zii).

I barba, che visitavano le famiglie valdesi nelle loro case, si impegnavano a tener vivo il movimento anziché a divulgarlo. Tutti i barba sapevano leggere e scrivere e il loro addestramento, che richiedeva fino a sei anni, era imperniato sulla Bibbia. Poiché usavano la Bibbia in volgare, era più facile spiegarla al gregge. Perfino gli avversari ammettevano che i valdesi, inclusi i figli, avevano una forte cultura biblica ed erano in grado di citare lunghi brani delle Scritture.

I primi valdesi ripudiavano fra l’altro menzogna, purgatorio, messe per i morti, indulgenze papali e culto di Maria e dei “santi”. Inoltre celebravano annualmente il Pasto Serale del Signore o Ultima Cena. Secondo Lambert, la loro forma di adorazione “era, in effetti, la religione del laico comune”.

“Una doppia vita”

Le comunità valdesi erano molto unite. I membri si sposavano fra di loro e col passare dei secoli alcuni cognomi divennero tipicamente valdesi. Nella loro lotta per sopravvivere, comunque, i valdesi cercarono di nascondere le loro opinioni. L’aria di mistero che circondava le loro credenze e pratiche religiose dava agli avversari l’opportunità di muovere contro di loro accuse oltraggiose, come ad esempio che praticavano il culto del Diavolo.

Un modo in cui i valdesi controbattevano queste accuse era quello di scendere a compromessi e, per usare le parole dello storico Cameron, di ‘conformarsi meno che potevano’ al culto cattolico. Molti valdesi andavano dai sacerdoti cattolici a confessarsi, assistevano alla messa, usavano l’acqua santa e si recavano perfino in pellegrinaggio. Lambert osserva: “Sotto molti aspetti si comportavano come i loro vicini cattolici”. Audisio dice senza mezzi termini che col tempo i valdesi finirono per “vivere una doppia vita”. E aggiunge: “In apparenza si comportavano come i cattolici per salvaguardare la loro relativa tranquillità; ma fra loro osservavano un certo numero di riti e di abitudini che permettevano alla comunità di continuare a esistere”.

Dall’eresia al protestantesimo

Nel XVI secolo la Riforma trasformò radicalmente la scena religiosa europea. Le vittime dell’intolleranza potevano chiedere di essere riconosciute dalla legge nel proprio paese o emigrare in cerca di condizioni più favorevoli. E dato che tante persone avevano cominciato a contestare l’ortodossia religiosa, anche il concetto di eresia divenne meno scottante.

Il famoso riformatore Martin Lutero aveva menzionato i valdesi già nel 1523. Nel 1526 un barba valdese portò sulle Alpi la notizia degli ultimi sviluppi religiosi in Europa. Seguì un periodo di scambi di idee fra le comunità protestanti e i valdesi. I protestanti incoraggiarono i valdesi a finanziare la prima traduzione della Bibbia in francese dalle lingue originali. Stampata nel 1535, fu in seguito chiamata Bibbia Olivétan. Per colmo dell’ironia, però, la maggioranza dei valdesi non capiva il francese.

Poiché la Chiesa Cattolica continuava a perseguitare i valdesi, molti di loro si stabilirono in Provenza, una regione della Francia meridionale più sicura, come facevano gli immigrati protestanti. Non passò molto che le autorità seppero di questa immigrazione. Nonostante i molti commenti positivi sul loro modo di vivere e sulla loro moralità, alcuni ne misero in dubbio la fedeltà e li accusarono di turbare la quiete pubblica. Fu emanato l’editto di Mérindol, che causò l’orribile spargimento di sangue menzionato all’inizio di questo articolo.

I rapporti fra cattolici e valdesi continuarono a deteriorarsi. Per difendersi dagli attacchi di cui erano oggetto, i valdesi ricorsero perfino alle armi. Questo conflitto li spinse nell’ovile protestante. Così si allearono con la corrente principale del protestantesimo.

Nel corso dei secoli sono state stabilite chiese valdesi in paesi molto lontani dalla Francia, come ad esempio l’Uruguay e gli Stati Uniti. Tuttavia la maggioranza degli storici è d’accordo con Audisio, il quale dice che “il valdismo finì al tempo della Riforma”, quando fu “assimilato” dal protestantesimo. In effetti il movimento valdese aveva già perso secoli prima molto del suo zelo iniziale. Ciò avvenne quando, per paura, i suoi seguaci cessarono di predicare e insegnare la Bibbia.

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Amalia 52
00mercoledì 10 gennaio 2024 14:18

LA RICERCA DELLA VERITÀ DELLA BIBBIA

Che Valdo sia stato o meno il vero fondatore dei valdesi, a lui va il merito di avere preso l’iniziativa di far tradurre la Bibbia dal latino nelle lingue volgari parlate dalla gente comune a cui egli e i suoi compagni predicavano. E questo avveniva circa 200 anni prima che Wycliffe traducesse la Bibbia per i dissidenti di lingua inglese.

Il principio fondamentale dei primi valdesi era che la Bibbia è la sola fonte di verità religiosa. In un mondo che stava appena uscendo da quello che è stato definito “Alto Medioevo”, essi brancolavano alla ricerca della verità cristiana. Evidentemente utilizzarono nel miglior modo possibile i pochi libri delle Scritture Ebraiche e Greche che possedevano nella lingua che sapevano leggere e capire. Da certi documenti sembra di comprendere che non chiarirono dottrine come la trinità, l’immortalità dell’anima e l’inferno di fuoco.

Nondimeno questi primi valdesi capirono abbastanza bene la Bibbia da respingere il culto delle immagini, la transustanziazione, il battesimo dei bambini, il purgatorio, l’adorazione di Maria, le preghiere ai santi, la venerazione della croce e delle reliquie, il pentimento in punto di morte, la confessione ai sacerdoti, le messe per i morti, le indulgenze papali, il celibato sacerdotale e l’uso delle armi. Erano anche contrari all’uso di chiese imponenti e ornate e pensavano che “Babilonia la Grande, la madre delle meretrici”, fosse la Chiesa di Roma, da cui invitavano i loro ascoltatori a fuggire. (Riv. 17:5; 18:4) Tutto questo alla fine del XII e al principio del XIII secolo!

Nel corso della loro opera di predicazione i primi valdesi insegnarono la Bibbia, dando molta importanza al Sermone del Monte e alla preghiera modello, poiché in entrambi il regno di Dio è additato come la cosa per cui pregare e da cercare per prima. (Matt. 6:10, 33) Sostenevano che qualsiasi cristiano, uomo o donna, che aveva sufficiente conoscenza della Bibbia era autorizzato a predicare la “buona notizia”. Inoltre, credevano che Gesù è il solo intermediario fra Dio e l’uomo. Dal momento che Gesù era morto una volta per sempre, essi sostenevano che il suo sacrificio non poteva essere rinnovato da un sacerdote che celebrava la messa. I primi valdesi celebravano la Commemorazione della morte di Cristo una volta all’anno, usando il pane e il vino come simboli.

PERSEGUITATI A CAUSA DELLA PREDICAZIONE

I primi valdesi affermavano che per adorare Dio non occorre andare in un edificio religioso. Tenevano adunanze clandestine in granai, case private od ovunque potessero riunirsi. Studiavano la Bibbia e addestravano nuovi predicatori, i quali venivano mandati insieme a quelli più esperti. Andavano a due a due di podere in podere e, nelle città e nei villaggi, di casa in casa. Un dizionario autorevole (Dictionnaire de Théologie Catholique, Vol. 15, colonna 2591), in un articolo piuttosto sfavorevole ai valdesi, dice comunque di loro: “Sin dalla più tenera età i loro bambini imparavano i Vangeli e le Epistole. La predicazione dei diaconi, dei sacerdoti e dei vescovi consisteva essenzialmente di citazioni bibliche”.

Altre opere ci informano che i valdesi avevano un’ottima reputazione per la loro operosità, la loro elevata moralità e l’onestà nel pagare le tasse. Disassociavano i peccatori impenitenti. Inoltre sono stati chiamati “la più aderente al Vangelo e la più antica delle sette medievali”.

Ecco cos’erano queste persone timorate di Dio perseguitate dai loro nemici religiosi, molte delle quali furono messe al rogo. Un gran numero di loro furono vittime della terribile crociata che papa Innocenzo III indisse nel 1209 contro i catari e gli albigesi nel sud della Francia. Altri furono torturati e uccisi dalla spaventosa Inquisizione che si scatenò nella Francia meridionale nel 1229. Alcuni valdesi riuscirono a fuggire in altri paesi, e parecchi altri ripararono nelle alte valli delle Alpi italiane e francesi, dove comunità valdesi sopravvissero per secoli.

Ad ogni modo, col passar del tempo, molte dottrine bibliche che Valdo e altri avevano scoperto leggendo la Bibbia furono abbandonate. Al principio del XVI secolo i valdesi furono assorbiti dalla Riforma protestante. Verso la fine del XVII secolo impugnarono anche le armi.

Ma i primi valdesi, benché accusati d’essere “eretici”, erano in effetti sinceri ricercatori della verità e pionieri nella traduzione della Bibbia, nell’insegnamento biblico e nel semplice modo di vivere cristiano. È certo che non si separarono da tutte le false dottrine della falsa religione babilonica. Ma è evidente che misero in pratica nella loro vita la conoscenza che avevano della Parola di Dio. Risulta che molti furono disposti a morire piuttosto che rinnegare la propria fede. Naturalmente, solo “Geova conosce quelli che gli appartengono”. Perciò, possiamo fiduciosamente lasciare nelle sue mani l’eventuale ricompensa di una vita futura. — II Tim. 2:19


Fonte
Claudia Claudia
00mercoledì 10 gennaio 2024 14:55
Anche a BResciA ce un antica chiesa valdese di piu di 150 anni
Giandujotta.50
00mercoledì 10 gennaio 2024 16:25
Questi erano sulla buona strada: studio della bibbia e predicazione del vangelo..
anche loro perseguitati proprio a causa di questo..
poi si sono 'appisolati' adeguandosi al sistema che li circonda..
restano comunque un buon esempio per le altre chiese: discreta conoscenza delle S.Scritture
Claudia Claudia
00mercoledì 10 gennaio 2024 22:18
Sono trinitari ?
Amalia 52
00giovedì 11 gennaio 2024 14:26
Re:
Claudia Claudia (1lT5230325), 10.01.2024 22:18:

Sono trinitari ?



In che cosa crede la Chiesa valdese?
In sostanza, è l'Evangelo, cioè la “buona notizia” del fatto che l'unico vero Dio, Creatore e Signore del cielo e della terra, si è rivelato in Gesù Cristo e che per mezzo di lui ha operato ed opera per la redenzione e la salvezza eterna di tutta l'umanità e di tutto il creato.
Claudia Claudia
00giovedì 11 gennaio 2024 14:42
Allora GEova,li disapprova
Amalia 52
00giovedì 11 gennaio 2024 15:16
Re:
Claudia Claudia (1lT5230325), 11.01.2024 14:42:

Allora GEova,li disapprova



Perchè dici cosi'?????
(SimonLeBon)
00giovedì 11 gennaio 2024 21:47
Re:
Amalia 52, 10.01.2024 14:06:



«Una delle ragioni dell’attenzione da parte dell’opinione pubblica italiana nei confronti della Chiesa valdese (basti pensare alle scelte dei contribuenti per l’8permille, ndr) è la costanza nel ricordarsi gli ideali delle origini, punto di riferimento per oggi e per il futuro. Origini di un tempo lontano, quello del XII secolo, evocate a partire dal nome che la contraddistingue, “valdese” appunto, che richiede d’esser spesso spiegato e raccontato», dice a Riforma il pastore Eugenio Bernardini che coordina la Commissione incaricata di occuparsi di coordinare e promuovere gli eventi che caratterizzeranno il 2024, scelto per commemorare gli 850 anni del movimento valdese. ...



Secondo me compiono un'opera eccellente, sono una chiesa con una grande storia e sono impegnati socialmente.
Purtroppo hanno anche loro le loro belle difficoltà a conciliare le nuove tendenze e innovazioni con la volontà della loro base che è molto tradizionalista.

Simon
(SimonLeBon)
00giovedì 11 gennaio 2024 21:48
Re:
Claudia Claudia (1lT5230325), 10.01.2024 22:18:

Sono trinitari ?



Si, certamente, e sono stati perseguitati come pochi altri dalla chiesa cattolica.

Simon
Claudia Claudia
00giovedì 11 gennaio 2024 22:48
Come chiesa si
Amalia 52
00venerdì 12 gennaio 2024 10:15
Re:
Claudia Claudia (1lT5230325), 11.01.2024 14:42:

Allora GEova,li disapprova



I primi valdesi, benché accusati d’essere “eretici”, erano in effetti sinceri ricercatori della verità e pionieri nella traduzione della Bibbia, nell’insegnamento biblico e nel semplice modo di vivere cristiano. È certo che non si separarono da tutte le false dottrine della falsa religione babilonica. Ma è evidente che misero in pratica nella loro vita la conoscenza che avevano della Parola di Dio. Risulta che molti furono disposti a morire piuttosto che rinnegare la propria fede. Naturalmente, solo “Geova conosce quelli che gli appartengono”. Perciò, possiamo fiduciosamente lasciare nelle sue mani l’eventuale ricompensa di una vita futura. — II Tim. 2:19.
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