MAGISTRATO MILITARE DENUNCIA: NON LAVORO ABBASTANZA. STIPENDIO RUBATO
Giovedì, 8 Febbraio 2007
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ROMA- Singolare autodenuncia di un giudice militare in servizio a Padova, Benedetto Manlio Roberti.
Quattro giorni di lavoro al mese, un lauto stipendio per non fare nulla, tutto per mancanza di "materia prima": il numero delle caserme si è drasticamente ridotto e dal gennaio 2005 è stato abolito l'esercito di leva.
"In gennaio ho fatto due sentenze, due udienze preliminari, un decreto di sequestro e nient' altro - dice -. Devo riconoscerlo: rubo legalmente lo stipendio all’ amministrazione. E' ora di finirla con questa farsa. Qui non si lavora più ".
Negli anni d' oro della giustizia militare Roberti smaltiva cinque fascicoli al giorno, quando era gup a Torino, nel 1997, in otto mesi ha esaurito 3.250 procedimenti. "Di contro - osserva Roberti - il numero di magistrati e di personale militare e civile è aumentato. I togati sono passati da 75 del 1988 ai 103 attuali. Gli addetti erano 180 e oggi sono 590.
Lo Stato paga 300 telefonini e 160 auto blu che un tempo non c' erano. Nel 1988 il costo di gestione della giustizia militare era stato stimato in 16,2 miliardi di lire, cioé 8,5 milioni di euro circa. Oggi è più del doppio.
Eppure restano in piedi, oltre ai nove tribunali, le tre corti d'appello a Roma, Napoli e Verona, una Procura generale presso la Cassazione e pure un Tribunale di sorveglianza dove lavorano 35 persone che dovrebbero decidere le sorti di detenuti che non ci sono. Perché l' unico carcere militare d' Italia, quello di Santa Maria Capua Vetere, non ospita neppure un detenuto per reati militari. Gli ultimi sono usciti con l'indulto".
Congedati Folgore