Nick Drake: un piccolo grande inglese

pholas
00mercoledì 23 febbraio 2005 14:29
Due parole per segnalare questo autentico monumento inglese la cui parabola artistica è durata lo spazio di tre album ( ma tra i più intensi e appaganti che possiate mai ascoltare ) prima di scomparire, prematuramente, dalla vita terrena: suicidio a base di antidepressivi per un personaggio tanto fragile di carattere quanto robusto nella sua vena artistica.
Inizia la sua carriera nel '69 dando alle stampe "Five Leaves Left" ed inizia alla grande. Canzoni agrodolci , corredate da testi stupendi e da musiche che ricordano la brughiera inglese ( se mai una musica possa essere ricondotta ad un luogo). Un esordio che lascia con il fiato in gola la critica, ma che ha un successo di pubblico scarsissimo. Lo stesso Nick non fa molto per promuoversi avendo letteralmente la fobia dei concerti dal vivo e temendo, in maniera autolesionista per un artista, le reazioni del pubblico. Nel 1970 il capolavoro! "Bryter Layter" I testi rimangono superlativi, ma questa volta, aiutato nelle musiche dai Fairpoth Convention al loro massimo apice creativo, il lavoro diventa ad ampio respiro: una gemma che risplende in mezzo alla moltitudine di dischi albionici dell'epoca. Eppure, grazie sempre al suo carattere schivo, ancora non trova alcun successo di pubblico; solo lo zoccolo duro di seguaci lo esalta come migliore prodotto dell'Inghilterra post Beatles e questo fatto sembra più dargli fastidio che renderlo orgoglioso. Il suo autolesionismo lo porta a suonare solo nei pub in cui non possono fisicamente star dentro più di una cinquantina di persone e durante i concerti gli riesce persino difficile guardare il pubblico; resta seduto su uno sgabello ad ammirarsi la punta dei piedi con la sua chitarra in mano e tanta poesia nell'animo.
Il terzo disco "Pink Moon" è minimalista e malinconico: Il suo testamento spirituale, voce chitarra e piano. La sua mente contorta e il carattere asociale lo spingono sempre più verso l'abisso senza ritorno, ma la sua vena poetica rimane grandissima, allo stato puro.
Nel 1974 la sua scomparsa, in silenzio, nell'indifferenza generale come era stata la sua vita pubblica. Vent'anni dopo Nick sarebbe diventato "oggetto" di culto addirittura maniacale.
Un aneddoto che dovrebbe far riflettere:
il patron della "Island" vendendo la sua casa discografica ha imposto una sola clausola contrattuale ai compratori: i lavori di Nick Drake non potranno mai finire fuori catalogo.
Se qualcuno tra voi volesse scoprirlo consiglio di optare per il suo secondo album, mentre, per tutti quelli che si fidono sulla parola, di accaparrarsi l'intera discografia.
Con incredibile stima e affetto per questo schivo, artisticamente immenso ragazzo inglese.
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