Oggi tutto gira a straordinari livelli amarcord: fisso lo sguardo su qualcosa che mi ricorda il passato e ricordo gusti, odori, atmosfere, suoni di immagini passate. Siamo così talmente abituati a riprendere in mano oggetti del passato, magari perchè ci servono ancora o desideriamo rivederli, anche per caso, che non vediamo più in essi tutta la magia che esercitavano su di noi: ci passano sotto il naso, li tocchiamo, ricordiamo al volo e li riponiamo. Ci esce un
"Mi ricordo, sì...", ma poi si accantonano velocemente: inutile rimescolare, inutile rivangare, inutile ricordare sempre la stessa salsa, lo stesso gusto, magari abbondantemente assaporato. Tutto appare scontato, talmente scontato che quasi non se ne parla, non pensando che sarà forse "obsoleto" per noi, corroso dal tempo, magari figlio di un'altra epoca che non ritornerà, ma certamente non per altri che ancora desiderano sognare: quelli che non ci sono riusciti, quelli che non conoscono, quelli che sono anche nostri figli.
Ed è così che prendo una cassetta arrugginita, dall'etichetta scolorita, che ho accantonato più volte dicendo a me stesso
"Ah sì..questa..."; adesso c'ho il CD, l'mp3, magari anche un LP che non tiro più fuori da una vita: le canzoni sono tutte là, le ho...Eppure capisco perchè quell'inutile cassetta non l'ho mai buttata via: basta prenderla in mano per sentirla vibrare; mi racconta delle storie, quelle di "The boxer", di "The sound of silence", ascoltate su un piccolo monoregistratore in cucina, di notte, il volume soffuso, sotto una piccola lampada che metteva in risalto lo scorrere del nastro. E la musica usciva da quel trabiccolo e le quattro pareti della stanza erano il mio habitat naturale. Poi spensi la luce e sigillai la realtà con "Bridge over troubled water".