Destino
Il castello era completamente in subbuglio, tutti i grandi Lord stavano marciando per incontrarsi in quel luogo. La nobiltà del castello era estasiata. Chi piangeva era la servitù. Una mole così immensa di illustri personaggi, seguita da parte del proprio esercito, sarebbe giunta aumentando il carico di lavoro di tutta la popolazione circostante ad Harrenhal. Il cuoco aveva iniziato a preparare i vari banchetti con una settimana d’anticipo, dividendo in porzioni l’enorme carico di cibo che Lord Whent aveva commissionato. I costruttori, invece, non staccavano un secondo dalle impalcature che avrebbero supportato il deretano di nobili, Lord, principi, principesse e persino di Re Aerys Targaryen.
La situazione politica precaria aveva messo sottopressione il Lord di Harrenhal, che, a sua volta, aveva sfogato la sua tensione sulla servitù.
Trevor era un costruttore, un figlio di nessuno, nato da una prostituta e da un soldato qualunque, poi morto per una rissa da locanda. Cresciuto nella polvere e nello squallore. La sua infanzia si divideva tra l’osservare svariati uomini andare con sua madre per pochi spiccioli e lavorare il campo di qualche piccolo Lord, giusto per aver un pezzo di pane ogni sera. Amici o quantomeno conoscenti, non ne aveva. La sua vita balzava dal lavoro stremante sotto il sole al riposo notturno.
Harrenhal, per lui, fu una maledizione. La quantità di lavoro aumentò, ma la paga rimase la medesima. Giorno e notte subiva gli insulti del capo costruttore, non perché avesse fatto qualcosa di sbagliato o perché fosse lento. Semplicemente perché quello squallido marrano doveva trovare un modo per non annoiarsi e cosa c’è di meglio se non insultare il figlio di una prostituta?
Le cose non migliorarono affatto quando le carovane giunsero alla meta.
Ogni uomo ricevette un accampamento nel quale lavorare. Il compito principale era evitare che mancasse il vino ai soldati.
La dignità di Trevor cadde, istante dopo istante. A lui toccarono i rozzi, ingrati e arroganti uomini di ferro.
“ Ehi tu! Moscerino, vien qua che ho la coppa vuota. “
E, con la testa bassa e la coda tra le gambe, il poveruomo ubbidì alle centinaia di voci che lo invitavano a versare del vino. Ed ogni volta, Trevor si chiedeva dove fosse la giustizia. Molti degli uomini che era costretto ad accontentare erano completi inetti, incapaci sia con la spada che con qualsiasi altro tipo di arma. Eppure lui era costretto a versare il vino...
Le cose cambiarono lievemente nei giorni successivi, quando ottenne il permesso di lavorare dentro le mura del castello. Ebbe così l’opportunità di osservare da vicino i grandi Lord e i Reali.
Nel suo pensiero, sputò migliaia e migliaia di volte. Il ribrezzo che provava per certe persone non era comparabile.
Aerys e Rhaella in primis. Come potevano essere quei due i sovrani sul Trono di Spade? La follia del primo era sempre più evidente. Aveva arrestato un guardiano della notte, così, come se niente fosse e senza una valida accusa. La regina poi... Il suo Narcisismo era esploso già in principio, bandendo una gara in suo onore.
Quella stessa gara, rivelò agli occhi del povero Trevor, la falsità e l’ipocrisia che, al pari di Aerys, regnava nei sette regni.
Lord si piegarono a mera retorica o a banali versi per entrare nelle grazie della regina. L’unico sorriso comparso sul volto di Trevor, quel giorno, fu provocato dalle parole di Rhaegar Targaryen, principe erede al trono. Disse quello che tutti pensavano... Parlò di falsità e di banalità... Caratteristiche che sembravano essere condizione necessaria per possedere il titolo di Lord...
Il principe incuriosì Trevor, ma, nonostante ciò, il poveruomo non tardò ad assimilarlo agli altri. In fondo, erano tutti uguali, tutti avidi ed egoisti, pronti a sperperare quantità immense di denaro per futili tornei quando v’è chi muore di fame.
Tra rabbia e furore, quella sera non dormì, girandosi in quella sottospecie di branda che era il suo unico bene materiale oltre ad una molto plebea spada di legno.
L’indomani non ebbe neanche modo di assistere alla competizione. Era troppo impegnato a spalare gli escrementi che i cavalli dei Lord disperdevano per la stalla di Harrenhal.
“ Perché non sono nato ricco? Oh Dei, cosa ho fatto di male. “ disse alzando gli occhi al cielo.
“ Chiediti piuttosto cosa hai fatto per cambiare la tua condizione... “ rispose una voce alle sue spalle.
Quella voce che mai avrebbe dimenticato... Rhaegar Targaryen.
“ Mio principe! “ esclamò inginocchiandosi, ma il giovane drago aveva legato il cavallo e se n’era già andato.
Altri insulti fluirono nella mente di Trevor... Chi era quello sbruffone per giudicarlo o per guadarlo con aria di superiorità. Lui era l’erede al trono... La sua più grande preoccupazione consisteva nello scegliere quale costoso vestito indossare per il prossimo banchetto.
Trevor gioì nel vedere il principe sconfitto nelle prove dei giorni seguenti... Covava uno strano odio per quella figura così apparentemente perfetta...
Ammirava, invece, i dorniani... In particolare Oberyn e Lewyn Martell... Viaggiando nei meandri di Harrenhal gli aveva incontrati più volte, origliando i lori discorsi. La vipera rossa brillava per umorismo e sarcasmo, pur mantenendo una razionalità e un’intelligenza notevoli, mentre Lewyn mostrava un’umanità e una moralità fuori dal comune... Non come quell’arrogante dai capelli grigi...
Un’altra volta, il pover’uomo incontrò il principe... Era diretto alla sala dei cento focolari, aveva ancora i capelli bagnati, eppure possedeva un’eleganza sensazionale, tutto in lui era perfetto. E per questo lo odiava. Trevor non aveva nulla, non era particolarmente bello, non era bravo con la spada, né con le parole. Non avrebbe mai ereditato un regno...
Rhaegar sorrise e gli rivolse un saluto che venne ricambiato solo per opportunismo da Trevor. Non poteva mancare di rispetto al principe.
Il torneo si concluse e, finalmente, Trevor fu in grado di riposare. L’indomani, in occasione della partenza dei Lord, avrebbe avuto il giorno libero, su gentile concessione di Lord Whent.
Si distese a letto, con l’intenzione di dormire per un giorno intero. Ma le grida lo svegliarono nel pieno della notte. Imprecò e uscì dal suo modico alloggio nei pressi dell’accampamento Greyjoy: Lady Alannys era stata stuprata.
Il giorno dopo... Trevor c’era. Assisteva al processo quando Lord Arryn accusò pubblicamente il re di stupro, ribellandosi. Trevor Sorrise. E sorrise dopo il grido disperato di Rhaegar. Finalmente quel principe la pagava...
“ Ma per cosa? “ si chiese dopo il pover’uomo. In fondo Rhaegar non si era macchiato di nessuna colpa...
Il suo flusso di coscienza fu interrotto dalle fiamme. Il fuoco divampò e le persone di dispersero in fretta e furia, dirette verso le proprie fortezze... Gli dei erano dalla parte dei Draghi...
Un servo più anziano ordinò a Trevor di correre dai cavalli, per salvarli. Erano troppi e troppo preziosi per essere lasciati alle fiamme. Così, Trevor corse.
Rischiò più volte di essere travolto da una trave infuocata, ma andò fino in fondo, pronto a svolgere il suo lavoro...
” In fondo non aveva nulla da perdere... “ si disse ad alta voce, schivando l’ennesimo pezzo di legno.
“ Finché sei in grado di dirlo, hai sempre qualcosa da perdere. “ disse Rhaegar spuntando dalle fiamme in groppa al suo destriero.
Era sempre là... Ogni volta che parlava ad alta voce dietro compariva il principe.
“ Salta su! “ ordinò.
Trevor ubbidì e venne scortato lontano dalle fiamme.
Il principe fece per congedarsi, ma Trevor gli chiese di venire con lui.
“ Sai combattere? “ chiese Rhaegar.
“ No. “ rispose triste.
“ Poco male, avrai tempo per imparare. “ concluse e, insieme, si avviarono verso quel covo di pulci che era Approdo del Re.
Trevor, per la prima volta in vita sua, aveva in mano il suo destino, e proprio grazie ad una persona che a pelle detestava.
Qualche settimana dopo, Trevor e Rhaegar erano di nuovo nei pressi di Harrenhal, spade sguainate e pronti alla carica...
“ Buffo il destino, vero Sire? “. Disse il pover’uomo, poi seguì il suo Re in battaglia.
Mace Tyrell, Lord di Highgarden e protettore del Sud
Fui Lord Rickard Stark, protettore del Nord e, per qualche tempo, Primo Cavaliere del Re.
Fui Rhaegar Targaryen, l'ultimo drago, Re d'Argento.