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[fanfiction e originali] Tarocchi Narranti

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2020 17:47
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Giudice*****
14/05/2020 15:20
 
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10° CLASSIFICATO - THE DEAD DON’T TALK, THEY LISTEN di DakotaDeveraux


Titolo: 3.5/5
All’inizio non capivo per quale motivo la storia si chiamasse così, e mi è piaciuto particolarmente proprio perché si deve arrivare alla fine della storia per capirlo appieno. Credo sia anche un chiaro riferimento a ciò che avviene nell’ultimo paragrafo, quasi un monito che si ripropone dopo tanti anni e che non riguarda più semplicemente la madre, ma proprio lo stesso Dean. Mi è piaciuto, preciso per questa storia.

Grammatica, stile e sintassi: 8.5/10
Vi sono dei piccoli errori di distrazione e di battitura, niente che renda la lettura sgradevole, ma ritengo comunque opportuno segnarteli.
“[…] la mancanza che gli riempe lo stomaco.” Gli riempie, errore di battitura che i ripete anche in: “[…] gli riempe la cassa toracica all’idea di alzarsi […]”.
“[…] in quel momento nel volto di suo fratello.” Sul volto, sarebbe più appropriato, ma credo sia stato un errore di distrazione perché in altri casi l’hai usato correttamente. Lo ripeti anche in: “[…] scherno né gioco nel suo volto.”
“[…] rischi di di diventare come quello stupido gatto […]” Il di è ripetuto due volte, errore di distrazione.
“[…] mentre stanno cercando papà […]” Di norma la parola papà è di carattere colloquiale, e viene impiegata generalmente solo in contesti dialogativi. Per cui sarebbe più adatto dire padre, ma ho notato che nel resto della storia utilizzi proprio quest’ultimo vocabolo, tranne quando scrivi: “[…] mattina quando litigava con papà […]”.
“[…] glie lo racconta […]” Glielo è tutto attaccato.
“[…] se l’era prese di santa ragione da suo fratello […]” Premetto, è una forma corretta e non ha costituito alcuna penalità, ma ci tenevo a darti il mio consiglio. Se l’era prese va bene, ma all’orecchio sarebbe più fluido scrivere la aveva prese, perché risulta poi spontaneo domandarsi “da chi?”, introducendo quello che poi costituisce il complemento d’agente. Ripeto, non ha costituito sottrazione di punteggio.
“[…] impattando con l’asfalto […]” Impattare può essere utilizzato con le preposizioni su e contro. Per cui, impattando contro l’asfalto, oppure – sarebbe meglio – impattando sull’asfalto.
“[…] riflette sulla lieve imposizione nascosta, sulla lieve punta di egoismo […]” Sulla lieve viene ripetuto due volte, senza che vi sia un inciso per il quale si possa giustificare una effettiva ridondanza. Per esempio, nel caso di: “[…] si siedono ad uno squallido tavolino di uno squallido locale dell’Arkansas […]” la ridondanza non viene penalizzata perché viene impiegata come figura retorica, quindi per rafforzare il significato che il locale fosse particolarmente squallido.
Un altro piccolo appunto riguarda i dialoghi. Sono trattati benissimo, tuttavia in alcuni dialoghi a fine periodo mancano i punti fermi. Esempio: “Però seriamente, Sammy: questa storia deve finire. Sta diventando estenuante prendere a pugni ogni persona che dice che sei strano” In questo caso ci vuole sempre il punto fermo a fine frase, anche se è costituita da una sequenza dialogata.
Per quanto riguarda lo stile mi è piaciuto molto, tranne qualche volta in cui ho fatto fatica a leggere dei periodi intervallati da incisi troppo lunghi, che a volte rendono faticoso riprendere il filo del discorso principale. In alcuni punti ho dovuto rileggere più di una volta per comprendere il significato, ma nel complesso la storia si fa leggere ed è piacevole, specie negli ultimi due paragrafi. Brava.

Caratterizzazione dei personaggi: 9.5/10
Nel suo complesso vi è un’ottima caratterizzazione dei personaggi, sebbene il punto di vista meglio analizzato sia quello di Dean: Sam all’inizio è il “mocciosetto”, che lo stesso Dean non riesce a fare a meno di viziare, sebbene questa parola non sia del tutto corretta, perché in realtà non fa altro che metterlo al primo posto nell’ottica di ciò che considera una necessità. Si preoccupa costantemente per lui, lo difende in situazioni scomode, salvo poi fargli la paternale sull’essere più sicuro di sé. Se la si guarda in quest’ottica d’idee, Dean è stato – oltre che un fratello maggiore – una vera e propria figura di stampo paterno, sostituendosi in toto al genitore sempre assente a causa della caccia.
I punti di vista di Sam sono ben precisi, intervallati dalle parentesi nelle quali il più piccolo ripensa a quanto accaduto col fratello, e hai sottolineato perfettamente il rapporto tra i due come un qualcosa che va ben oltre la semplice fratellanza. Dean non riesce neanche a pensare ad una vita senza Sam, lo si lascia intendere soprattutto quando continua a ripetergli che non se ne andrà. Questo rapporto, che di base appare sempre positivo e vede Dean come una sorta di sempiterno protettore, diviene quasi morboso e ossessivo, lasciando intuire che, nonostante l’amore che li leghi, vi sia anche un conflitto in corso, che probabilmente c’è sempre stato.
Sam, se dapprima l’osserviamo come un bambino ingenuo e incapace di contestualizzare le scelte del fratello – esempio lampante quando gli chiede se ha mangiato e si beve la bugia del fratello –, con la crescita questa sua personalità diviene più vispa e attenta, tanto quasi da contrastare la figura di Dean, invece che assecondarla.
“Sam non può fare a meno di trattenere il sorriso che gli affiora sulle labbra questa volta, perché certe cose non cambiano proprio mai e, dannazione, ovviamente prende nota di ricordargli quell’episodio, la prossima volta che si vanta di essere bravo con i bambini.” Questa frase mi è piaciuta particolarmente, sia per il momento in cui l’hai introdotta, sia perché sintetizza molto bene il legame affettuoso e tuttavia votato spesso agli screzi e alle prese in giro. Si assiste ad un capovolgimento delle due figure, con Sam che sembra “crescere” molto più del fratello dal punto di vista emotivo, divenendo in grado d’essere lui quello che fa la paternale.
Dean, al contrario, appare quasi che non cresca mai all’interno della storia. Ci si chiede perché, salvo poi rendersene conto alla fine: Dean non ha bisogno di crescere, perché era già grande fin da piccolo. Ha dovuto sopperire alle mancanze di una madre morta e di un padre sempre assente, ha badato lui a Sam, indi per cui fin da piccolo ha mostrato d’esser già un adulto – sebbene la sua personalità sia canzonatoria e decisamente immatura. La riprova della sua crescita si cela proprio nel senso di colpa di Sam, ch’è consapevole del fatto che il fratello si sia sempre sacrificato, fino alla fine, solamente per lui.
Davvero un buon lavoro, brava.

Originalità: 8/10
Dean e Sam sono le prime persone a cui si pensa quando si parla di Supernatural, il fandom pullula di storie su loro due e spesso si ha davvero molta difficoltà ad inquadrare una storia che sia davvero super originale. Questo racconto sicuramente da questo punto di vista presenta qualche elemento già visto, ma a dirla tutta credo che non sia poi un grande problema: sono contraria a chi dice che una storia che magari presenta delle cose già viste, allora non è una buona storia. Questa ne è la prova lampante, perché è davvero una fanfiction ben scritta e pensata in un certo modo, lo si denota in ogni singolo paragrafo: l’infanzia dei protagonisti, la loro adolescenza, il loro passaggio all’età adulta, i cambiamenti che lo scorrere del tempo porta, le riflessioni dei due sull’altro. Sì, sono cose che sono già state scritte, ma questo non significa che perdano di valore solamente perché le si analizza in un’ottica differente.
A maggior ragione se si pensa che hai scelto dei momenti molto particolari per narrare tutto questo, perché ognuno esprime e analizza in maniera certosina e puntigliosa quello che è un rapporto che ormai si dà quasi per scontato, per cui anche qui ritengo che tu sia stata particolarmente brava.
Sono rimasta molto colpita – su tutto il resto – dalla scena finale. ““Le tombe servono a chi resta, Sammy” aveva affermato il maggiore, scetticismo misto a dolore a impregnargli la voce. “I morti non parlano. E se parlano, fratellino, è solo un problema da risolvere” è una frase che lascia davvero l’amaro in bocca, così come la risposta di Sam che appare quasi come un monito al lettore, più che al fratello maggiore, il quale ha la stessa reazione che avrebbe chiunque.
Far finire la storia con Dean che si ammutolisce l’ho trovata davvero una bella idea, che si ricollega in maniera perfetta anche al titolo: è come se Sam avesse detto al fratello di prendere esempio dai morti e di smetterla di aggiungere cose che non vale la pena dire.
Quindi, nonostante la trama non spicchi per originalità, io l’ho trovata comunque una storia molto degna di nota.

Utilizzo del pacchetto: Prompt 5/5 + Frase 4/5
Mi è piaciuto sia l’utilizzo del prompt che della citazione. Ritengo che la parola sacrificio sia alla base di tutta la storia, poiché è proprio sulla base dei sacrifici che Dean fa per Sam che s’incentra la trama. Mi sarebbe piaciuto che tu lo impiegassi anche per spiegare cosa ne pensi effettivamente Dean di questo suo continuo sacrificarsi – se la veda anche lui in quest’ottica d’idee o meno –, tuttavia sono davvero soddisfatta del suo utilizzo.
L’uso della citazione mi è piaciuto, ma l’ho trovato un po’ approssimativo: la frase viene detta in un contesto molto ben delineato e mostra anche il suo effetto, perché descrive il paradosso di ciò che si cela spietato nella mente di Sam, che guarda ciò che possiede e si chiede se davvero sia quello il ricavato di tutti quegli anni di rinunce, sforzi e fatica. Di per sé è un buon utilizzo della frase, tuttavia mi sarebbe piaciuto che fosse un po’ più analizzato il suo significato, perché appare più come un breve attimo di logicità nella testa di Sam, e passa quasi inosservata se non si pone abbastanza l’attenzione. Nonostante questo, tuttavia, anche di questo utilizzo non sono affatto dispiaciuta.

Gradimento personale: 4/5
È una bella storia, che analizza con precisione il rapporto affettuoso e a tratti conflittuale dei fratelli Winchester. La parte che ho adorato di più – neanche a dirlo – è la scena finale, quando Sam pensa alla reazione che potrebbe avere Dean se osasse rovinare la sua preziosissima Impala. Mi piacciono molto i finali misti, quelli scritti con un po’ di nostalgica malinconia e che ti fanno pensare alle sensazioni e alle emozioni celate nei personaggi – sì, sono una melodrammatica nata. Per cui la tua storia, seppure non originalissima, mi è comunque piaciuta molto proprio per questa tua squisita capacità di poter delineare con accuratezza e delicatezza i tratti dei due protagonisti, nei quali è facile identificarsi e per cui è facile provare una forte empatia.
Brava davvero.

Totale: 42.5/50
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